The contribution was born in the context of a wider study on the relationships between perception, wayfinding and representation of architecture. In this paper, we developed the comparison between two architectures that share the same function as university study locations. Qualitative and quanti¬tative methodologies have been tested to verify how visual perception allows to identify some ways of recognizing places and orientation within them. The first architecture, the palace of the University of Genoa built in the seventeenth-century, is studied through the analysis method of the spaces visible from an observation point (isovist), using an algorithm capable of identifying the planimetric imprint of these spaces (Grasshopper) and its transposition in three-dimensional form thanks to the comparison with nodal photography at 360°. The second example, the Faculty of Architecture of the University of Porto built around 1990, is composed by a complex of buildings, which immediately highlights the evolution of the relationship between the space of study and the users. What in the seventeenth-century palace was the manifestation of a monumental hierarchy that emphasized the representative functions and hid the private ones, composed in an original architectural formula, is transformed into a desire to identify the individual elements thanks to the search for geometric dif¬ferentiation within common categories.

Il contributo nasce nel contesto di un più ampio studio sui rapporti tra percezione, wayfinding e rappresentazione dell’architettura. In questo articolo abbiamo sviluppato il confronto tra due ar¬chitetture accomunate dalla stessa funzione come sedi di studio universitario. Si sono sperimentate metodologie qualitative e quantitative per verificare come la percezione visiva permetta di indivi¬duare alcune modalità di riconoscimento dei luoghi e di orientamento all’interno di essi. La prima architettura, il palazzo dell’Università di Genova di origini secentesche, è studiata attraverso il metodo di analisi degli spazi visibili da un punto di osservazione (isovista) con l’ausilio di un algoritmo (Gras¬shopper) capace di individuare l’impronta planimetrica di tali spazi e della loro trasposizione in forma tridimensionale grazie al confronto con la fotografia nodale a 360°. Il secondo esempio, la Facoltà di Architettura dell’Università di Porto costruita tra il 1985 e il 1996, è composto da un complesso di edifici che evidenzia immediatamente l’evoluzione del rapporto tra spazio di studio e fruitori. Quella che nel palazzo secentesco era la manifestazione di una gerarchia monumentale che enfatizzava le funzioni rappresentative e celava quelle private, peraltro composte in una originale formula architet¬tonica, si trasforma, infatti, in una volontà di individuazione dei singoli elementi, grazie alla ricerca di una caratterizzazione geometrica all’interno di categorie comuni.

Rappresentazione, percezione e wayfinding. L’architettura per l’università del passato e del presente / Representation, Perception and Wayfinding. University Architecture of the Past and Present

Candito Cristina;Meloni Alessandro;
2020-01-01

Abstract

The contribution was born in the context of a wider study on the relationships between perception, wayfinding and representation of architecture. In this paper, we developed the comparison between two architectures that share the same function as university study locations. Qualitative and quanti¬tative methodologies have been tested to verify how visual perception allows to identify some ways of recognizing places and orientation within them. The first architecture, the palace of the University of Genoa built in the seventeenth-century, is studied through the analysis method of the spaces visible from an observation point (isovist), using an algorithm capable of identifying the planimetric imprint of these spaces (Grasshopper) and its transposition in three-dimensional form thanks to the comparison with nodal photography at 360°. The second example, the Faculty of Architecture of the University of Porto built around 1990, is composed by a complex of buildings, which immediately highlights the evolution of the relationship between the space of study and the users. What in the seventeenth-century palace was the manifestation of a monumental hierarchy that emphasized the representative functions and hid the private ones, composed in an original architectural formula, is transformed into a desire to identify the individual elements thanks to the search for geometric dif¬ferentiation within common categories.
2020
Il contributo nasce nel contesto di un più ampio studio sui rapporti tra percezione, wayfinding e rappresentazione dell’architettura. In questo articolo abbiamo sviluppato il confronto tra due ar¬chitetture accomunate dalla stessa funzione come sedi di studio universitario. Si sono sperimentate metodologie qualitative e quantitative per verificare come la percezione visiva permetta di indivi¬duare alcune modalità di riconoscimento dei luoghi e di orientamento all’interno di essi. La prima architettura, il palazzo dell’Università di Genova di origini secentesche, è studiata attraverso il metodo di analisi degli spazi visibili da un punto di osservazione (isovista) con l’ausilio di un algoritmo (Gras¬shopper) capace di individuare l’impronta planimetrica di tali spazi e della loro trasposizione in forma tridimensionale grazie al confronto con la fotografia nodale a 360°. Il secondo esempio, la Facoltà di Architettura dell’Università di Porto costruita tra il 1985 e il 1996, è composto da un complesso di edifici che evidenzia immediatamente l’evoluzione del rapporto tra spazio di studio e fruitori. Quella che nel palazzo secentesco era la manifestazione di una gerarchia monumentale che enfatizzava le funzioni rappresentative e celava quelle private, peraltro composte in una originale formula architet¬tonica, si trasforma, infatti, in una volontà di individuazione dei singoli elementi, grazie alla ricerca di una caratterizzazione geometrica all’interno di categorie comuni.
9788835104490
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