Il presente contributo risale alla CIPG di Hamburg 2013; ulteriori studi e importanti risultati sull’argomento sono pubblicati in P. Carolla, Quando le filigrane diventano indispensabili per il filologo. La necessità di un nuovo stemma per i cosiddetti Excerpta Constantiniana de Legationibus Gentium (ELG), in: F. P. Barone, C. Macé, P. A. Ubierna (eds.), Philologie, herméneutique et histoire des textes entre Orient et Occident. Mélanges en hommage à Sever J. Voicu, (Instrumenta Patristica et Mediaevalia 73) Turnhout Brepols, pp. 23-38. Il contributo di Hamburg 2013 si occupa della tradizione del testo degli Excerpta de Legationibus (EL), una sezione dei cosiddetti Excerpta historica Constantiniana, raccolti per volontà di Costantino VII Porfirogenito a metà del X secolo. Gli EL si suddividono in due parti: Excerpta de Legationibus Gentium (ELG) ed Excerpta de Legationibus Romanorum (ELR). Raccolgono in tutto 590 brani da 22 storici, da Polibio a Giorgio Monaco e sono stati editi criticamente da Carl de Boor nel 1903. In preparazione di una nuova edizione critica degli ELR per Teubner-de Gruyter è doveroso occuparsi dei collaboratori di Andrea Darmario, poiché tutte le copie conservate derivano da uno Scorialense perduto (B.I.4) e sono state confezionate in Spagna dall'Epidauriota e dai suoi scribi tra il 1574 e il 1579 circa. Tra i collaboratori spicca il ruolo di Sofianos Melissenos, a cui si deve il 25% circa delle copie degli EL. Da lui sono realizzati i mss destinati a importanti committenti (Antonio Agustín-Fulvio Orsini) e copie che dovevano dare un'efficace "immagine del prodotto", come il ms. C (Cambridge, Trinity College, O.3.23). Seguendo le tracce della provenienza di C, posseduto da Jacques-Auguste de Thou e poi prestato a Casaubon, su base paleografica si identifica qui la mano di Sofianos Melissenos in una ventina di codici della BnF, appartenuti a de Thou: essi contengono testi patristici, per la maggior parte presentano le stesse caratteristiche paleografiche e codicologiche dell'uno o dell'altro manoscritto degli EL e trovano spesso paralleli stringenti nelle copie sottoscritte da Darmario, cosicché è assai probabile che siano stati vergati in Spagna negli stessi anni (1574-1579 circa). Per quanto riguarda la recensio degli EL, almeno in un caso si lascia dimostrare senza difficoltà che esiste un secondo stemma degli ELG, per così dire parziale, cioè relativo ad un solo fascicolo del ms. N (Napoli, BN, III.B.15). Ciò viene sinteticamente dimostrato, distinguendo le varianti poligenetiche da quelle significative ed indicandone la rilevanza quantitativa: otto volte di più, rispetto ai fascicoli seguenti. Una tale frequenza esclude che si tratti di pura casualità o di sviste dovute solo alla produzione di copie "in serie". Comunque, si evidenzia che è possibile dimostrare entrambi gli stemmi, sia quello "generale", sia quello del fascicolo singolo: nonostante i dubbi di alcuni studiosi, lo consentono sia la qualità sia la quantità delle varianti. C'è dunque una sinergia tra paleografia, codicologia e filologia, in questo caso: la paleografia consente di distinguere la mano di Darmario da quella dei collaboratori, così come di valutare la rilevanza di alcune varianti; la codicologia chiarisce genesi e struttura delle copie conservate; d'altra parte la stemmatica permette di dimostrare scientificamente uno scambio di fascicoli di un antigrafo, gettando nuova luce sulle tipologie di collaborazione in ambito darmariano.

A proposito di stemmi multipli: Andrea Darmario e i suoi collaboratori. Con 22 nuovi manoscritti di Sofiano Melisseno tra Parigi e Lisbona

Pia Carolla
2020-01-01

Abstract

Il presente contributo risale alla CIPG di Hamburg 2013; ulteriori studi e importanti risultati sull’argomento sono pubblicati in P. Carolla, Quando le filigrane diventano indispensabili per il filologo. La necessità di un nuovo stemma per i cosiddetti Excerpta Constantiniana de Legationibus Gentium (ELG), in: F. P. Barone, C. Macé, P. A. Ubierna (eds.), Philologie, herméneutique et histoire des textes entre Orient et Occident. Mélanges en hommage à Sever J. Voicu, (Instrumenta Patristica et Mediaevalia 73) Turnhout Brepols, pp. 23-38. Il contributo di Hamburg 2013 si occupa della tradizione del testo degli Excerpta de Legationibus (EL), una sezione dei cosiddetti Excerpta historica Constantiniana, raccolti per volontà di Costantino VII Porfirogenito a metà del X secolo. Gli EL si suddividono in due parti: Excerpta de Legationibus Gentium (ELG) ed Excerpta de Legationibus Romanorum (ELR). Raccolgono in tutto 590 brani da 22 storici, da Polibio a Giorgio Monaco e sono stati editi criticamente da Carl de Boor nel 1903. In preparazione di una nuova edizione critica degli ELR per Teubner-de Gruyter è doveroso occuparsi dei collaboratori di Andrea Darmario, poiché tutte le copie conservate derivano da uno Scorialense perduto (B.I.4) e sono state confezionate in Spagna dall'Epidauriota e dai suoi scribi tra il 1574 e il 1579 circa. Tra i collaboratori spicca il ruolo di Sofianos Melissenos, a cui si deve il 25% circa delle copie degli EL. Da lui sono realizzati i mss destinati a importanti committenti (Antonio Agustín-Fulvio Orsini) e copie che dovevano dare un'efficace "immagine del prodotto", come il ms. C (Cambridge, Trinity College, O.3.23). Seguendo le tracce della provenienza di C, posseduto da Jacques-Auguste de Thou e poi prestato a Casaubon, su base paleografica si identifica qui la mano di Sofianos Melissenos in una ventina di codici della BnF, appartenuti a de Thou: essi contengono testi patristici, per la maggior parte presentano le stesse caratteristiche paleografiche e codicologiche dell'uno o dell'altro manoscritto degli EL e trovano spesso paralleli stringenti nelle copie sottoscritte da Darmario, cosicché è assai probabile che siano stati vergati in Spagna negli stessi anni (1574-1579 circa). Per quanto riguarda la recensio degli EL, almeno in un caso si lascia dimostrare senza difficoltà che esiste un secondo stemma degli ELG, per così dire parziale, cioè relativo ad un solo fascicolo del ms. N (Napoli, BN, III.B.15). Ciò viene sinteticamente dimostrato, distinguendo le varianti poligenetiche da quelle significative ed indicandone la rilevanza quantitativa: otto volte di più, rispetto ai fascicoli seguenti. Una tale frequenza esclude che si tratti di pura casualità o di sviste dovute solo alla produzione di copie "in serie". Comunque, si evidenzia che è possibile dimostrare entrambi gli stemmi, sia quello "generale", sia quello del fascicolo singolo: nonostante i dubbi di alcuni studiosi, lo consentono sia la qualità sia la quantità delle varianti. C'è dunque una sinergia tra paleografia, codicologia e filologia, in questo caso: la paleografia consente di distinguere la mano di Darmario da quella dei collaboratori, così come di valutare la rilevanza di alcune varianti; la codicologia chiarisce genesi e struttura delle copie conservate; d'altra parte la stemmatica permette di dimostrare scientificamente uno scambio di fascicoli di un antigrafo, gettando nuova luce sulle tipologie di collaborazione in ambito darmariano.
2020
978-3-11-036540-5
978-3-11-036635-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/940293
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