Introduzione. Nell’ambito della teoria dell’attaccamento, diversi autori hanno individuato l’adozione di bambini in età prescolare e scolare come un «esperimento naturale» più significativo rispetto ad altri interventi di recupero sociale (Van IJzendoorn e Juffer, 2006). I bambini late-adopted hanno sperimentato di frequente alle esperienze relazionali altamente problematiche con le figure di attaccamento originarie che li hanno portati a sviluppare modelli operativi interni (MOI) prevalentemente insicuri o disorganizzati. L’adozione, comportando l’inserimento continuativo in un contesto di “nuove” relazioni, sembra consentire una potenziale revisione dei modelli negativi dei bambini tardivamente adottati, in grado di rompere la trasmissione intergenerazionale del “ciclo dell’abuso” (Steele et al., 2007; Steele et al., 2008). Alcune ricerche (Steele et al., 2003; Verissimo e Salvaterra, 2006), inoltre, hanno evidenziato che lo stato della mente del nuovo caregiver adottivo, in particolare delle madri, svolga un ruolo centrale rispetto alla costruzione del nuovo legame di attaccamento con i bambini adottati. Su queste premesse, la prima ipotesi del presente contributo è verificare se nei bambini late-adopted si possa osservare una revisione dei pattern comportamentali dell’attaccamento durante i primi 7/8 mesi di adozione; la seconda è verificare se tale viraggio si rilevi prevalentemente nei bambini collocati presso madri adottive sicure rispetto all’attaccamento; infine, a fini esplorativi, si intende valutare se sia possibile cogliere segni precoci dell’influenza esercitata dallo stato della mente delle madri adottive anche sui MOI narrativi dei bambini. Metodo. Al fine di perseguire gli scopi sopradescritti, è stato predisposto un disegno di ricerca longitudinale-breve che ha comportato due rilevazioni con madre-bambino in tempi successivi: la prima (T1) entro due mesi dal collocamento del minore, la seconda (T2) dopo sei mesi dalla prima, quindi, a circa 7-8 mesi dall’inizio dell’adozione. Il campione è composto da 48 individui, 28 bambini di età compresa tra 4-7 anni recentemente adottati e le loro 20 madri adottive. Ai bambini sono stati somministrati i seguenti strumenti: la Procedura di Separazione-Riunione (PSR, Main e Cassidy, 1988) volta a valutare il comportamento di attaccamento dei bambini in T1 e T2; il Manchester Child Attachment Story Task (MCAST, Green, Stanley, Smith, Goldwyn, 2000), un completamento di storie finalizzato a catturare la rappresentazione verbale dell’attaccamento dei bambini; la Scala Leiter-R, un test di misurazione del QI non verbale (Roid e Miller, 1997, 2002); il Peabody Picture Vocabulary Test-Revised per la valutazione della comprensione della lingua italiana (Dunn e Dunn, 1981; Stella, Pizzoli, Tressoldi, 2000). Alle madri adottive, invece, sono stati proposti l’Adult Attachment Interview per la valutazione dello stato attuale della mente rispetto all’attaccamento (AAI, Main, Goldwyn, Hesse, 2003) nonché una Scheda di raccolta di informazioni sulla storia pregressa del bambino. Risultati. Rispetto alla prima ipotesi, emerge che dei 24 bambini classificati insicuri nella PSR-T1, 10 (42 %) hanno cambiato la loro categoria in sicura nella PSR-T2, mentre tutti i bambini sicuri nel primo step (n = 4), lo sono stati anche nel secondo. Tra i due step si è evidenziata, quindi, una discontinuità del 36% statisticamente significativa (Test di McNemar, p = .002) nella direzione di una revisione delle categorie d’attaccamento da insicure a sicure. Rispetto alla seconda ipotesi, dai risultati si rileva che le madri adottive sicure-autonome nell’AAI avevano con maggiore probabilità bambini che sono in grado di trasformare le proprie strategie comportamentali di attaccamento da insicure a sicure da T1 a T2 (“sicuri acquisiti”), rispetto alle madri classificate come insicure nell’AAI, i cui figli adottati sono tutti “rimasti insicuri” (Test Esatto di Fisher, p = .047). Rispetto alla terza ipotesi, infine, la corrispondenza tra le classificazioni delle AAI delle madri e le rappresentazioni di attaccamento dei bambini dei bambini - espresse a livello narrativo e valutate con il MCAST - è risultata del 55.6% relativamente alla distinzione sicuro/insicuro, senza raggiungere la significatività. Conclusioni. Questi risultati sembrano mettere in evidenza che sarebbe non solo l’adozione in sé, ma l’opportunità di essere adottati da madri con MOI sicuri a garantire ai bambini late-adopted la possibilità di potere revisionare i MOI insicuri. I genitori sicuri nell’AAI, che mettono in atto comportamenti di accudimento attenti, sensibili e responsivi, potrebbero riuscire a rispondere probabilmente in modo “contro-complementare” (Liebermann, 2003) ai comportamenti di rifiuto o di aggressività che i figli adottati possono agire, soprattutto nella fase iniziale dell’adozione, sfidando così le rappresentazioni insicure e conflittuali dei bambini.

La revisione dei pattern di attaccamento dei bambini late-adopted e il ruolo del modello di attaccamento delle madri adottive

Pace C. S.;
2010-01-01

Abstract

Introduzione. Nell’ambito della teoria dell’attaccamento, diversi autori hanno individuato l’adozione di bambini in età prescolare e scolare come un «esperimento naturale» più significativo rispetto ad altri interventi di recupero sociale (Van IJzendoorn e Juffer, 2006). I bambini late-adopted hanno sperimentato di frequente alle esperienze relazionali altamente problematiche con le figure di attaccamento originarie che li hanno portati a sviluppare modelli operativi interni (MOI) prevalentemente insicuri o disorganizzati. L’adozione, comportando l’inserimento continuativo in un contesto di “nuove” relazioni, sembra consentire una potenziale revisione dei modelli negativi dei bambini tardivamente adottati, in grado di rompere la trasmissione intergenerazionale del “ciclo dell’abuso” (Steele et al., 2007; Steele et al., 2008). Alcune ricerche (Steele et al., 2003; Verissimo e Salvaterra, 2006), inoltre, hanno evidenziato che lo stato della mente del nuovo caregiver adottivo, in particolare delle madri, svolga un ruolo centrale rispetto alla costruzione del nuovo legame di attaccamento con i bambini adottati. Su queste premesse, la prima ipotesi del presente contributo è verificare se nei bambini late-adopted si possa osservare una revisione dei pattern comportamentali dell’attaccamento durante i primi 7/8 mesi di adozione; la seconda è verificare se tale viraggio si rilevi prevalentemente nei bambini collocati presso madri adottive sicure rispetto all’attaccamento; infine, a fini esplorativi, si intende valutare se sia possibile cogliere segni precoci dell’influenza esercitata dallo stato della mente delle madri adottive anche sui MOI narrativi dei bambini. Metodo. Al fine di perseguire gli scopi sopradescritti, è stato predisposto un disegno di ricerca longitudinale-breve che ha comportato due rilevazioni con madre-bambino in tempi successivi: la prima (T1) entro due mesi dal collocamento del minore, la seconda (T2) dopo sei mesi dalla prima, quindi, a circa 7-8 mesi dall’inizio dell’adozione. Il campione è composto da 48 individui, 28 bambini di età compresa tra 4-7 anni recentemente adottati e le loro 20 madri adottive. Ai bambini sono stati somministrati i seguenti strumenti: la Procedura di Separazione-Riunione (PSR, Main e Cassidy, 1988) volta a valutare il comportamento di attaccamento dei bambini in T1 e T2; il Manchester Child Attachment Story Task (MCAST, Green, Stanley, Smith, Goldwyn, 2000), un completamento di storie finalizzato a catturare la rappresentazione verbale dell’attaccamento dei bambini; la Scala Leiter-R, un test di misurazione del QI non verbale (Roid e Miller, 1997, 2002); il Peabody Picture Vocabulary Test-Revised per la valutazione della comprensione della lingua italiana (Dunn e Dunn, 1981; Stella, Pizzoli, Tressoldi, 2000). Alle madri adottive, invece, sono stati proposti l’Adult Attachment Interview per la valutazione dello stato attuale della mente rispetto all’attaccamento (AAI, Main, Goldwyn, Hesse, 2003) nonché una Scheda di raccolta di informazioni sulla storia pregressa del bambino. Risultati. Rispetto alla prima ipotesi, emerge che dei 24 bambini classificati insicuri nella PSR-T1, 10 (42 %) hanno cambiato la loro categoria in sicura nella PSR-T2, mentre tutti i bambini sicuri nel primo step (n = 4), lo sono stati anche nel secondo. Tra i due step si è evidenziata, quindi, una discontinuità del 36% statisticamente significativa (Test di McNemar, p = .002) nella direzione di una revisione delle categorie d’attaccamento da insicure a sicure. Rispetto alla seconda ipotesi, dai risultati si rileva che le madri adottive sicure-autonome nell’AAI avevano con maggiore probabilità bambini che sono in grado di trasformare le proprie strategie comportamentali di attaccamento da insicure a sicure da T1 a T2 (“sicuri acquisiti”), rispetto alle madri classificate come insicure nell’AAI, i cui figli adottati sono tutti “rimasti insicuri” (Test Esatto di Fisher, p = .047). Rispetto alla terza ipotesi, infine, la corrispondenza tra le classificazioni delle AAI delle madri e le rappresentazioni di attaccamento dei bambini dei bambini - espresse a livello narrativo e valutate con il MCAST - è risultata del 55.6% relativamente alla distinzione sicuro/insicuro, senza raggiungere la significatività. Conclusioni. Questi risultati sembrano mettere in evidenza che sarebbe non solo l’adozione in sé, ma l’opportunità di essere adottati da madri con MOI sicuri a garantire ai bambini late-adopted la possibilità di potere revisionare i MOI insicuri. I genitori sicuri nell’AAI, che mettono in atto comportamenti di accudimento attenti, sensibili e responsivi, potrebbero riuscire a rispondere probabilmente in modo “contro-complementare” (Liebermann, 2003) ai comportamenti di rifiuto o di aggressività che i figli adottati possono agire, soprattutto nella fase iniziale dell’adozione, sfidando così le rappresentazioni insicure e conflittuali dei bambini.
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