Questo volume vuole porre l’attenzione su quanto ciò che normalmente viene definito “ordinario” sia oggi - più che mai - un tema centrale in architettura. Attraverso una raccolta di testi che ne restituiscono le differenti accezioni, si vuole riflettere su come l’ordinarietà sia la base del quotidiano e come l’architettura, priva di velleità pubblicistiche, possa trovare i termini per dialogare con quel magma edilizio, apparentemente indistinto, che compone le nostre città. Le riviste di settore, i testi critici e i siti internet specializzati propongono architetture che sono argomento di discussione per pochi addetti ai lavori e rimangono lontane dall’immaginario collettivo. Nell’estetica comune c’è “un’altra architettura”, supportata dai media di massa e nel caso italiano anche dalla normativa: un edificio è percepito come bello quando si rifà ad un finto vernacolare o ad un freddo pseudominimalismo. Confrontarsi con questa immodificabile tendenza significa prendere coscienza progettuale dell’ordinario e della cultura materiale che ci circonda, dove casa ed accessori banali sono per l’uomo comune rappresentazione del conformismo estetico che assurge alla de nizione di una vita normale. Tuttavia, l’aspirazione per lo straordinario e per l’eccezionale, incalzata dai media, ha allontanato i progettisti dalla cura dello spazio ordinario, inteso tale per diffusione, funzione, comprensibilità e valore economico. Altre regole estranee all’architettura si sono impossessate di esso, spesso producendo all’estremo «junkspace»: uno spazio generico in quanto privo di identità, tanto adattabile quanto materialmente inconsistente, generatore di entropia. La sfida verso lo spazio ordinario significa anche riuscire a governare regole estranee all’architettura, nel tentativo di arginare episodi ordinari di cortocircuito. La ricerca in architettura si presta in tal senso: in chiave metodologica l’ordinario diventa uno dei più interessanti oggetti di ricerca, in quanto “più comune” e quindi statisticamente rilevante. L’ordinario con le sue differenti accezioni si offre come esegesi per comprendere l’ambiente in cui viviamo e strumento per operare su esso.
Architettura & Ordinarietà
Chiara Piccardo;Davide Servente
2015-01-01
Abstract
Questo volume vuole porre l’attenzione su quanto ciò che normalmente viene definito “ordinario” sia oggi - più che mai - un tema centrale in architettura. Attraverso una raccolta di testi che ne restituiscono le differenti accezioni, si vuole riflettere su come l’ordinarietà sia la base del quotidiano e come l’architettura, priva di velleità pubblicistiche, possa trovare i termini per dialogare con quel magma edilizio, apparentemente indistinto, che compone le nostre città. Le riviste di settore, i testi critici e i siti internet specializzati propongono architetture che sono argomento di discussione per pochi addetti ai lavori e rimangono lontane dall’immaginario collettivo. Nell’estetica comune c’è “un’altra architettura”, supportata dai media di massa e nel caso italiano anche dalla normativa: un edificio è percepito come bello quando si rifà ad un finto vernacolare o ad un freddo pseudominimalismo. Confrontarsi con questa immodificabile tendenza significa prendere coscienza progettuale dell’ordinario e della cultura materiale che ci circonda, dove casa ed accessori banali sono per l’uomo comune rappresentazione del conformismo estetico che assurge alla de nizione di una vita normale. Tuttavia, l’aspirazione per lo straordinario e per l’eccezionale, incalzata dai media, ha allontanato i progettisti dalla cura dello spazio ordinario, inteso tale per diffusione, funzione, comprensibilità e valore economico. Altre regole estranee all’architettura si sono impossessate di esso, spesso producendo all’estremo «junkspace»: uno spazio generico in quanto privo di identità, tanto adattabile quanto materialmente inconsistente, generatore di entropia. La sfida verso lo spazio ordinario significa anche riuscire a governare regole estranee all’architettura, nel tentativo di arginare episodi ordinari di cortocircuito. La ricerca in architettura si presta in tal senso: in chiave metodologica l’ordinario diventa uno dei più interessanti oggetti di ricerca, in quanto “più comune” e quindi statisticamente rilevante. L’ordinario con le sue differenti accezioni si offre come esegesi per comprendere l’ambiente in cui viviamo e strumento per operare su esso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.