Tra i poemi in volgare italiano del XVI secolo, i 24 libri del Girone il Cortese di Luigi Alamanni costituiscono un caso senz’altro rilevante e insieme inconsueto nella complessa storia della ricezione della materia arturiana in Italia. Diversamente dalle prove di Boiardo e Ariosto, che utilizzano i romanzi bretoni e carolingi come repertorio di episodi e come modello strutturale di narrazione a entrelacement, l’opera di Alamanni si propone infatti come una vera e propria riscrittura, in ottave e in traduzione italiana, del Guiron le Courtois, uno dei tre grandi corpora in prosa della tradizione arturiana insieme al Lancelot-Graal e al Tristan en prose. Individuando la fonte di Alamanni nell’edizione parigina di Antoine Vérard del 1501, il saggio analizza i punti di contatto, ma soprattutto gli scarti diegetici e ideologici, tra il poema di Alamanni e il suo modello, individuando uno dei tratti peculiari dell’opera nel superamento dell’etica cortese-cavalleresca a favore di una più moderna ideologia militare e cortigiana, memore degli insegnamenti machiavelliani del Principe e dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio.

Un episodio della fortuna del Guiron in Italia: Girone il Cortese (1548) di Luigi Alamanni

BELTRAMI, LUCA
2017-01-01

Abstract

Tra i poemi in volgare italiano del XVI secolo, i 24 libri del Girone il Cortese di Luigi Alamanni costituiscono un caso senz’altro rilevante e insieme inconsueto nella complessa storia della ricezione della materia arturiana in Italia. Diversamente dalle prove di Boiardo e Ariosto, che utilizzano i romanzi bretoni e carolingi come repertorio di episodi e come modello strutturale di narrazione a entrelacement, l’opera di Alamanni si propone infatti come una vera e propria riscrittura, in ottave e in traduzione italiana, del Guiron le Courtois, uno dei tre grandi corpora in prosa della tradizione arturiana insieme al Lancelot-Graal e al Tristan en prose. Individuando la fonte di Alamanni nell’edizione parigina di Antoine Vérard del 1501, il saggio analizza i punti di contatto, ma soprattutto gli scarti diegetici e ideologici, tra il poema di Alamanni e il suo modello, individuando uno dei tratti peculiari dell’opera nel superamento dell’etica cortese-cavalleresca a favore di una più moderna ideologia militare e cortigiana, memore degli insegnamenti machiavelliani del Principe e dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio.
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