Il «nuovo» concetto di azione esterna comprende l’insieme delle politiche e delle azioni svolte dall’Unione in ambito internazionale. L’unificazione in un unico paradigma dei rapporti tra UE e resto del mondo non equivale tuttavia a trasformare l’Unione in un’entità federale, né a modificare gli assetti e i principi fondanti quest’ultima, tra cui quello delle competenze attribuite. L’azione esterna continua quindi a essere divisa, in sintesi, tra PESC (e PSCD), da un lato, e politiche «materiali» dell’Unione aventi rilevanza internazionale, in primis, ma non solo, la politica commerciale comune. Anche sul piano delle fonti e degli atti di diritto derivato permangono significative differenze, comprensive anche del diverso ruolo svolto dalle istituzioni dell’Unione a seconda degli ambiti su cui si svolge l’azione esterna. Questa sostanziale «dicotomia» si riflette poi sia sull’esatta delimitazione dell’ambito di operatività delle diverse politiche componenti l’azione esterna, sia sul riparto di competenze tra Unione e Stati membri al riguardo esistenti. Ciò posto, il quadro unificante che nondimeno si è cercato di realizzare col trattato di Lisbona appare apprezzabile ed è suscettibile di consentire all’Unione di rafforzare la propria posizione sulla scena internazionale, tanto più se le innegabili difficoltà ermeneutiche e talora sistematiche presenti nei testi dei trattati verranno affrontate e risolte con pragmatismo e conformemente all’effetto utile del diritto dell’Unione europea.

Azione esterna

MUNARI, FRANCESCO
2014-01-01

Abstract

Il «nuovo» concetto di azione esterna comprende l’insieme delle politiche e delle azioni svolte dall’Unione in ambito internazionale. L’unificazione in un unico paradigma dei rapporti tra UE e resto del mondo non equivale tuttavia a trasformare l’Unione in un’entità federale, né a modificare gli assetti e i principi fondanti quest’ultima, tra cui quello delle competenze attribuite. L’azione esterna continua quindi a essere divisa, in sintesi, tra PESC (e PSCD), da un lato, e politiche «materiali» dell’Unione aventi rilevanza internazionale, in primis, ma non solo, la politica commerciale comune. Anche sul piano delle fonti e degli atti di diritto derivato permangono significative differenze, comprensive anche del diverso ruolo svolto dalle istituzioni dell’Unione a seconda degli ambiti su cui si svolge l’azione esterna. Questa sostanziale «dicotomia» si riflette poi sia sull’esatta delimitazione dell’ambito di operatività delle diverse politiche componenti l’azione esterna, sia sul riparto di competenze tra Unione e Stati membri al riguardo esistenti. Ciò posto, il quadro unificante che nondimeno si è cercato di realizzare col trattato di Lisbona appare apprezzabile ed è suscettibile di consentire all’Unione di rafforzare la propria posizione sulla scena internazionale, tanto più se le innegabili difficoltà ermeneutiche e talora sistematiche presenti nei testi dei trattati verranno affrontate e risolte con pragmatismo e conformemente all’effetto utile del diritto dell’Unione europea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/765191
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