L’interpretazione letterale costituisce la prima ineludibile fase di ogni attività ermeneutica esercitata sui testi giuridici; essa presuppone, da parte dell’interprete, buona conoscenza del sistema linguistico e delle sue regole. Il percorso di ricerca, incentrato in questa fase sulla rilevanza del genere e del numero grammaticale, muove dalle testimonianze pervenute sulle relative nozioni nell’ambito della riflessione linguistica greca e romana per considerare successivamente i frammenti giurisprudenziali nei quali tali nozioni sono assunte a presupposto dell’esegesi di testi normativi e, soprattutto, negoziali. Per quanto concerne il genere, ne derivano segnatamente alcune riflessioni sulla ricorrente rilevanza dell’uso epiceno di qualche sostantivo, nonché sull’affermata relazione fra esigenze di tipo giuridico e impiego della desinenza ‘–abus’ nel dativo e ablativo plurale di taluni nomi femminili. La teoria del numero grammaticale assume invece importanza per i giureconsulti soprattutto sotto il profilo del ‘singolare collettivo’, della definizione delle ‘res quae numero constant’ e di qualche persistente retaggio del duale nella cultura grammaticale romana. Il complesso di tali considerazioni giova anche a meglio delineare la personalità intellettuale di giuristi quali Labeone e Cascellio.

"Scire leges est verba tenere". Ricerche sulle competenze grammaticali dei giuristi romani

PAVESE, MARCO PIETRO
2013-01-01

Abstract

L’interpretazione letterale costituisce la prima ineludibile fase di ogni attività ermeneutica esercitata sui testi giuridici; essa presuppone, da parte dell’interprete, buona conoscenza del sistema linguistico e delle sue regole. Il percorso di ricerca, incentrato in questa fase sulla rilevanza del genere e del numero grammaticale, muove dalle testimonianze pervenute sulle relative nozioni nell’ambito della riflessione linguistica greca e romana per considerare successivamente i frammenti giurisprudenziali nei quali tali nozioni sono assunte a presupposto dell’esegesi di testi normativi e, soprattutto, negoziali. Per quanto concerne il genere, ne derivano segnatamente alcune riflessioni sulla ricorrente rilevanza dell’uso epiceno di qualche sostantivo, nonché sull’affermata relazione fra esigenze di tipo giuridico e impiego della desinenza ‘–abus’ nel dativo e ablativo plurale di taluni nomi femminili. La teoria del numero grammaticale assume invece importanza per i giureconsulti soprattutto sotto il profilo del ‘singolare collettivo’, della definizione delle ‘res quae numero constant’ e di qualche persistente retaggio del duale nella cultura grammaticale romana. Il complesso di tali considerazioni giova anche a meglio delineare la personalità intellettuale di giuristi quali Labeone e Cascellio.
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