Le origini della geometria , secondo Erodoto, sono da ricercarsi nell’antico Egitto dove, a causa delle periodiche inondazioni del Nilo, gli abitanti erano costretti a ristabilire i confini delle loro proprietà . Ma a metà del secolo scorso nuove scoperte rivelano che un antico libro sacro caldeo conteneva “numeri pitagorici”; tali numeri, però, sono menzionati anche negli antichi manuali indiani per la costruzione di altari (sulvasutras): alcune terne come 8-15-17 soddisfano le proprietà basilari delle terne pitagoriche. Allo stato attuale delle scoperte,quindi, l’origine della geometria è da ricercare nei recinti dei santuari mesopotamici, dove fiorisce una classe altamente specializzata di sacerdoti-astronomi che, intorno al 3200 a. C., inventano la scrittura, , la notazione numerica (sia decimale sia sessagesimale) ed i rudimenti di una scienza esatta inerente l’osservazione dei cieli. Gli antichi studiosi della volta celeste notano la regolarità (matematicamente calcolabile) dei passaggi dei pianeti attraverso le costellazioni delle stelle fisse, da cui traggono, presumibilmente per la prima volta nella storia dell’umanità, l’idea grandiosa di un ordine cosmico (derivabile matematicamente), di cicli maggiori e minori, perpetuamente ricorrenti, di manifestazioni, eclissi e rinnovamenti dei corpi celesti con cui porsi in armonia. Nasce, in questo modo, lo stretto rapporto fra il calendario dei riti religiosi ed il calendario astronomico. Secondo gli antichi astronomi sumeri l’Universo non è piatto, né sferico, bensì ha la forma di una grande montagna che si innalza a gradini da un mare infinito: è la gloriosa Montagna del Mondo, i cui gradini corrispondono alle orbite celesti, che le imponenti torri dei templi dovevano riprodurre su scala umana e ben visibile. Malgrado l’isolamento geografico di culture lontane, appare evidente un disegno ed un significato umano unitario nell’erezione di cattedrali, moschee e templi come, ad esempio, Kandariya Mahadeo a Khajuraho in India; Borobudur nell’isola di Java; Angkor Vat in Cambogia; Chartres in Francia; Cordoba nella Spagna islamica e Chichén Itzà nello Yucatàn. La visione del mondo, che questi edifici hanno in comune, è che ciascun uomo è un’unità cosmica e che la società in cui vive è il riflesso di una delle mappe del cosmo.

L'origine della geometria tra magia, religione e miti

BOFFITO, MAURA
2008-01-01

Abstract

Le origini della geometria , secondo Erodoto, sono da ricercarsi nell’antico Egitto dove, a causa delle periodiche inondazioni del Nilo, gli abitanti erano costretti a ristabilire i confini delle loro proprietà . Ma a metà del secolo scorso nuove scoperte rivelano che un antico libro sacro caldeo conteneva “numeri pitagorici”; tali numeri, però, sono menzionati anche negli antichi manuali indiani per la costruzione di altari (sulvasutras): alcune terne come 8-15-17 soddisfano le proprietà basilari delle terne pitagoriche. Allo stato attuale delle scoperte,quindi, l’origine della geometria è da ricercare nei recinti dei santuari mesopotamici, dove fiorisce una classe altamente specializzata di sacerdoti-astronomi che, intorno al 3200 a. C., inventano la scrittura, , la notazione numerica (sia decimale sia sessagesimale) ed i rudimenti di una scienza esatta inerente l’osservazione dei cieli. Gli antichi studiosi della volta celeste notano la regolarità (matematicamente calcolabile) dei passaggi dei pianeti attraverso le costellazioni delle stelle fisse, da cui traggono, presumibilmente per la prima volta nella storia dell’umanità, l’idea grandiosa di un ordine cosmico (derivabile matematicamente), di cicli maggiori e minori, perpetuamente ricorrenti, di manifestazioni, eclissi e rinnovamenti dei corpi celesti con cui porsi in armonia. Nasce, in questo modo, lo stretto rapporto fra il calendario dei riti religiosi ed il calendario astronomico. Secondo gli antichi astronomi sumeri l’Universo non è piatto, né sferico, bensì ha la forma di una grande montagna che si innalza a gradini da un mare infinito: è la gloriosa Montagna del Mondo, i cui gradini corrispondono alle orbite celesti, che le imponenti torri dei templi dovevano riprodurre su scala umana e ben visibile. Malgrado l’isolamento geografico di culture lontane, appare evidente un disegno ed un significato umano unitario nell’erezione di cattedrali, moschee e templi come, ad esempio, Kandariya Mahadeo a Khajuraho in India; Borobudur nell’isola di Java; Angkor Vat in Cambogia; Chartres in Francia; Cordoba nella Spagna islamica e Chichén Itzà nello Yucatàn. La visione del mondo, che questi edifici hanno in comune, è che ciascun uomo è un’unità cosmica e che la società in cui vive è il riflesso di una delle mappe del cosmo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/298550
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