Il lavoro ricostruisce le tappe essenziali del processo di approvazione della carta dei diritti e libertà del Canada del 1982. In particolare, viene analizzato l’attività di reference della Corte suprema chiamata a pronunciarsi sulla procedura unilaterale iniziata dal Premier Trudeau che presentò un testo al Parlamento di Westminster a Londra. Sullo sfondo viene richiamato il rapporto conflittuale fra Federazione e Province, che, in un primo momento si oppongono all’introduzione di un catalogo dei diritti efficace su tutto il territorio nazionale. Le ragioni della loro opposizione erano da rinvenire nel timore di vedersi compresse le loro competenze. D’altro canto, il Premier voleva al contrario con la Carta dei diritti costruire un tessuto connettivo che potesse aiutare a integrare le varie componenti del pluralismo territoriale e sociale del paese. Tuttavia, uno degli elementi ostativi al processo di patriation canadese era costituito dal rapporto fra legislativo e giudiziario. In altri termini, l’introduzione di un catalogo dei diritti rigido provocava molto perplessità in un ordinamento di common law in cui da sempre la supremacy of Parliament costituisce un elemento indefettibile. Infatti, il dibattito costituente si incentrò molto sulla salvaguardia della forma di Stato democratico che sarebbe stata messa in pericolo qualora il corpo giudiziario avesse potuto dichiarare l’annullamento di disposizioni adottate dall’organo rappresentativo. La mancanza di legittimazione democratica dei giudici costituisce ancora oggi un profilo di grande dibattito nella dottrina canadese. Infine, l’esame si conclude verificando le influenze delle fonti dell’ordinamento internazionale e della Madrepatria britannica sul testo definitivo della Carta.

Il processo di adozione della Carta dei diritti e delle libertà: un processo costitutente a tappe

CECCHERINI, ELEONORA
2008-01-01

Abstract

Il lavoro ricostruisce le tappe essenziali del processo di approvazione della carta dei diritti e libertà del Canada del 1982. In particolare, viene analizzato l’attività di reference della Corte suprema chiamata a pronunciarsi sulla procedura unilaterale iniziata dal Premier Trudeau che presentò un testo al Parlamento di Westminster a Londra. Sullo sfondo viene richiamato il rapporto conflittuale fra Federazione e Province, che, in un primo momento si oppongono all’introduzione di un catalogo dei diritti efficace su tutto il territorio nazionale. Le ragioni della loro opposizione erano da rinvenire nel timore di vedersi compresse le loro competenze. D’altro canto, il Premier voleva al contrario con la Carta dei diritti costruire un tessuto connettivo che potesse aiutare a integrare le varie componenti del pluralismo territoriale e sociale del paese. Tuttavia, uno degli elementi ostativi al processo di patriation canadese era costituito dal rapporto fra legislativo e giudiziario. In altri termini, l’introduzione di un catalogo dei diritti rigido provocava molto perplessità in un ordinamento di common law in cui da sempre la supremacy of Parliament costituisce un elemento indefettibile. Infatti, il dibattito costituente si incentrò molto sulla salvaguardia della forma di Stato democratico che sarebbe stata messa in pericolo qualora il corpo giudiziario avesse potuto dichiarare l’annullamento di disposizioni adottate dall’organo rappresentativo. La mancanza di legittimazione democratica dei giudici costituisce ancora oggi un profilo di grande dibattito nella dottrina canadese. Infine, l’esame si conclude verificando le influenze delle fonti dell’ordinamento internazionale e della Madrepatria britannica sul testo definitivo della Carta.
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