Le teorie dell’enunciazione sono interamente nate e sviluppate in ambito linguistico francese. Henri Weil nel trattato De l’ordres des mots dans les langues anciennes comparées aux langues modernes del 1844 esamina i ruoli di interpreti degli elementi linguistici in un gioco di rappresentazione sintattica dei processi e dei protagonisti di un enunciato, concepita come una rappresentazione teatrale su ciò che accade a una sostanza. Proseguono autori di lingua francese, quali C.Bally e É.Benveniste, autore della nota distinzione tra storia e discorso e del gioco di ruoli implicitato e guidato da particelle quali i pronomi e gli indici deittici in generale. O.Ducrot sviluppa la concezione polifonica e “polemica” del linguaggio, e l’analisi dei meccanismi dell’implicito discorsivo. La teoria dell’enunciazione deriva da una specifica questione interna alla storia dei dibattiti sulla lingua francese, tra cui ne sono indicati due principali. Il primo è il dibattito storico sulla perfezione razionale del francese, nato nel 1550 (L.Meigret, Tretté de la grammere françoeze) e proseguito in realtà fino a metà Novecento, insieme alla confutazione delle ipotesi gerarchico-razziali delle lingue diffuse nella cultura linguistica francese nell’Ottocento. L’analisi infatti delle forme di realizzazione degli enunciati come prodotto di una ripartizione di ruoli a elementi linguistici diversi, scissi da qualsiasi fondazione ontologica, chiude ogni possibilità di individuare lingue di struttura più o meno razionale o dotate di forme linguistiche superiori. Ogni forma linguistica realizza un ruolo logico universalmente presente nelle lingue. Il secondo è l’apertura della prospettiva d’analisi del processo di conversione della langue in parole, trascurato da Saussure, cioè del gioco della distribuzione dei ruoli logici tra gli elementi effettivamente presenti nella frase (Bally 1925, Le langage et la vie). La teoria dell’enunciazione risolve congiuntamente questi due dibattiti nella ipotesi di un processo di interpretazione e conformazione dei fatti e delle relazioni tra le persone assegnate e svolte dagli elementi della frase, in una sorta di allestimento drammaturgico dei fatti espresso, in forme teatrali differenti, nella frase e nel gioco di ruoli reciproci assegnati agli interlocutori.

"La teoria dell'enunciazione e la grammatica francese",

PELLEREY, ROBERTO
2005-01-01

Abstract

Le teorie dell’enunciazione sono interamente nate e sviluppate in ambito linguistico francese. Henri Weil nel trattato De l’ordres des mots dans les langues anciennes comparées aux langues modernes del 1844 esamina i ruoli di interpreti degli elementi linguistici in un gioco di rappresentazione sintattica dei processi e dei protagonisti di un enunciato, concepita come una rappresentazione teatrale su ciò che accade a una sostanza. Proseguono autori di lingua francese, quali C.Bally e É.Benveniste, autore della nota distinzione tra storia e discorso e del gioco di ruoli implicitato e guidato da particelle quali i pronomi e gli indici deittici in generale. O.Ducrot sviluppa la concezione polifonica e “polemica” del linguaggio, e l’analisi dei meccanismi dell’implicito discorsivo. La teoria dell’enunciazione deriva da una specifica questione interna alla storia dei dibattiti sulla lingua francese, tra cui ne sono indicati due principali. Il primo è il dibattito storico sulla perfezione razionale del francese, nato nel 1550 (L.Meigret, Tretté de la grammere françoeze) e proseguito in realtà fino a metà Novecento, insieme alla confutazione delle ipotesi gerarchico-razziali delle lingue diffuse nella cultura linguistica francese nell’Ottocento. L’analisi infatti delle forme di realizzazione degli enunciati come prodotto di una ripartizione di ruoli a elementi linguistici diversi, scissi da qualsiasi fondazione ontologica, chiude ogni possibilità di individuare lingue di struttura più o meno razionale o dotate di forme linguistiche superiori. Ogni forma linguistica realizza un ruolo logico universalmente presente nelle lingue. Il secondo è l’apertura della prospettiva d’analisi del processo di conversione della langue in parole, trascurato da Saussure, cioè del gioco della distribuzione dei ruoli logici tra gli elementi effettivamente presenti nella frase (Bally 1925, Le langage et la vie). La teoria dell’enunciazione risolve congiuntamente questi due dibattiti nella ipotesi di un processo di interpretazione e conformazione dei fatti e delle relazioni tra le persone assegnate e svolte dagli elementi della frase, in una sorta di allestimento drammaturgico dei fatti espresso, in forme teatrali differenti, nella frase e nel gioco di ruoli reciproci assegnati agli interlocutori.
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