L’interpretazione che qui si propone, e che si è venuta consolidando negli ultimi anni, vuole mettere in luce la ricchezza e la complessità dell’homo oeconomicus di Smith, il cui agire sociale ha, tra le sue motivazioni profonde, la sympathy, così come appare da una lettura contestuale delle sue opere, in particolare la Theory of Moral Sentiments (d’ora innanzi TMS), che l’autore considerava il suo testo più importante e su cui continuò a lavorare nell’arco di trent’anni (la prima edizione della Theory of Moral Sentiments è infatti del 1759; la sesta ed ultima è del 1790), e la Wealth of Nations (d’ora innanzi WN); lettura contestuale che potrebbe dirsi suggerita dallo stesso autore, il quale, nei corsi di Glasgow, intrecciava strettamente religione, morale, giustizia ed economia. Anche la metafora della invisible hand, ad un più attento esame, si presta ad interpretazioni meno forti di quelle spesso proposte. Ritengo che queste note possano costituire un contributo di qualche interesse al dibattito sull’attività economica no profit dal versante della storia del pensiero economico. Il fatto che uno dei padri fondatori della teoria economica contemporanea avesse in mente una motivazione all’agire umano assai più complessa ed articolata del mero self interest, in cui la sympathy ha un ruolo fondamentale, suggerisce l’opportunità, se non la necessità, di considerare le imprese non aventi scopo di lucro quali una componente essenziale, non già un caso particolare (talora guardato come anomalia e fonte di inefficienza allocativa), dell’organizzazione del sistema economico.

E' L'INTERESSE INDIVIDUALE L'UNICO MOVENTE ALL'AZIONE ECONOMICA? NOTE A MARGINE DI UNA RILETTURA DI ADAM SMITH

SOLIANI, RICCARDO
2002-01-01

Abstract

L’interpretazione che qui si propone, e che si è venuta consolidando negli ultimi anni, vuole mettere in luce la ricchezza e la complessità dell’homo oeconomicus di Smith, il cui agire sociale ha, tra le sue motivazioni profonde, la sympathy, così come appare da una lettura contestuale delle sue opere, in particolare la Theory of Moral Sentiments (d’ora innanzi TMS), che l’autore considerava il suo testo più importante e su cui continuò a lavorare nell’arco di trent’anni (la prima edizione della Theory of Moral Sentiments è infatti del 1759; la sesta ed ultima è del 1790), e la Wealth of Nations (d’ora innanzi WN); lettura contestuale che potrebbe dirsi suggerita dallo stesso autore, il quale, nei corsi di Glasgow, intrecciava strettamente religione, morale, giustizia ed economia. Anche la metafora della invisible hand, ad un più attento esame, si presta ad interpretazioni meno forti di quelle spesso proposte. Ritengo che queste note possano costituire un contributo di qualche interesse al dibattito sull’attività economica no profit dal versante della storia del pensiero economico. Il fatto che uno dei padri fondatori della teoria economica contemporanea avesse in mente una motivazione all’agire umano assai più complessa ed articolata del mero self interest, in cui la sympathy ha un ruolo fondamentale, suggerisce l’opportunità, se non la necessità, di considerare le imprese non aventi scopo di lucro quali una componente essenziale, non già un caso particolare (talora guardato come anomalia e fonte di inefficienza allocativa), dell’organizzazione del sistema economico.
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