La prima attestazione nota di metamorfosi di uomini in animali della Livonia deriva dalla Cosmographia di Sebastian Münster nel 1550. Cinque anni dopo, il vescovo svedese Olao Magno, pubblica a Roma estende il rapporto con una variopinta descrizione dei lupi mannari del Baltico, riscuotendo grande successo. Nel 1553, e poi nel 1560 in edizione ampliata, Caspar Peucer, studioso tedesco di origine lusaziana, nel suo Commentarius de praecipuis generibus divinationum menziona il racconto dell’incontro tra un uomo e un lupo mannaro avvenuto in quegli stessi anni in Livonia, il referente era Hermann Witekind attivo allora come docente a Riga, e successivamente professore all’Università di Heidelberg; Witekind stesso nel 1585 pubblica sotto pseudonimo un trattato sulla magia in cui è presentato un caso di licantropia. Nel 1924 Hermann von Bruiningk pubblica la relazione sui lupi mannari in Livonia, esposta alla Società per la Storia e l’Antichità di Riga, inserendo in appendice gli atti del processo per eresia a Thiess di Kaltenbrun, avvenuto a Jürgensburg nel 1692, nel racconto Thiess, ultraottantenne, non accetta il pentimento ribellandosi agli inquisitori e venendo perciò condannato a dieci colpi di frusta. Carlo Ginzburg riprende e analizza il caso di Thiess nella sua Storia Notturna del 1989 annoverandolo tra gli episodi di viaggi estatici per favorire il raccolto. Fino agli anni ’60 a Chianale, in Val Varaita, al confine tra Italia e Francia, il lupo era il protagonista della tradizione carnevalesca, la tradizione è stata ripresa con continuità dal 1999. Il carnevale, simbolo della rivolta popolare alle consuetudini sociali, ai rapporti di classe, spesso osteggiato dalle istituzioni ufficiali, è tuttora caratterizzato da elementi culturali arcaici. Scopo della relazione è di evidenziare la lunga durata delle forme di rivolta popolare ripercorrendo le tracce del lupo nelle tradizioni europee e mediterranee attraverso fonti scritte, linguistiche, visive.
Lupi ribelli. Fra licantropi livoni e lupo di Chianale: la lunga durata della rivolta popolare
Olcese, Gianluca
2021-01-01
Abstract
La prima attestazione nota di metamorfosi di uomini in animali della Livonia deriva dalla Cosmographia di Sebastian Münster nel 1550. Cinque anni dopo, il vescovo svedese Olao Magno, pubblica a Roma estende il rapporto con una variopinta descrizione dei lupi mannari del Baltico, riscuotendo grande successo. Nel 1553, e poi nel 1560 in edizione ampliata, Caspar Peucer, studioso tedesco di origine lusaziana, nel suo Commentarius de praecipuis generibus divinationum menziona il racconto dell’incontro tra un uomo e un lupo mannaro avvenuto in quegli stessi anni in Livonia, il referente era Hermann Witekind attivo allora come docente a Riga, e successivamente professore all’Università di Heidelberg; Witekind stesso nel 1585 pubblica sotto pseudonimo un trattato sulla magia in cui è presentato un caso di licantropia. Nel 1924 Hermann von Bruiningk pubblica la relazione sui lupi mannari in Livonia, esposta alla Società per la Storia e l’Antichità di Riga, inserendo in appendice gli atti del processo per eresia a Thiess di Kaltenbrun, avvenuto a Jürgensburg nel 1692, nel racconto Thiess, ultraottantenne, non accetta il pentimento ribellandosi agli inquisitori e venendo perciò condannato a dieci colpi di frusta. Carlo Ginzburg riprende e analizza il caso di Thiess nella sua Storia Notturna del 1989 annoverandolo tra gli episodi di viaggi estatici per favorire il raccolto. Fino agli anni ’60 a Chianale, in Val Varaita, al confine tra Italia e Francia, il lupo era il protagonista della tradizione carnevalesca, la tradizione è stata ripresa con continuità dal 1999. Il carnevale, simbolo della rivolta popolare alle consuetudini sociali, ai rapporti di classe, spesso osteggiato dalle istituzioni ufficiali, è tuttora caratterizzato da elementi culturali arcaici. Scopo della relazione è di evidenziare la lunga durata delle forme di rivolta popolare ripercorrendo le tracce del lupo nelle tradizioni europee e mediterranee attraverso fonti scritte, linguistiche, visive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.