Un paesaggio, per essere definito tale, deve essere percepito. Costituendo un legame inscindibile tra ambiente circostante ed esperienza estetica, il paesaggio si rivela quindi essere una categoria mutevole rispetto ai tempi, alla cultura di riferimento, e, in ultima analisi, alla sensibilità personale. L’esperienza del paesaggio ha ispirato lo sviluppo delle scienze naturali, soprattutto a partire dal XIX secolo. Tuttavia, il pensiero scientifico ha spesso cercato di oggettivare il paesaggio, almeno fino a quando non si è sviluppata una visione di carattere relazionale ed ecologico della natura, capace cioè di integrare anche l’esperienza umana e degli animali non umani nell’orizzonte dell’impresa scientifica. A centocinquant’anni dalla nascita del termine, l’ecologia ha acquistato via via sempre maggior importanza, al punto da allargare la sua sfera d’influenza ben oltre le scienze naturali, fino a costituire un paradigma di riferimento per le discipline del progetto, in particolare per la sua capacità di rispondere alle necessità di confrontarsi con le leggi della vita e con le relazioni all’interno di sistemi complessi. La storia della relazione mai interrotta tra paesaggio ed ecologia è raccontata nel libro attraverso le esperienze di una serie di figure rappresentative, in grado di restituire un’immagine variegata ed eterogenea che spazia dalle descrizioni letterarie, all’estetica, alla filosofia della natura, alle trattazioni di esploratori-botanici, all’opera di attori che hanno trasformato intensamente tanto l’aspetto fisico, quanto la percezione del paesaggio. Il potere, nelle sue varie forme, ha cercato, infatti, di trasformare il paesaggio attraverso un’azione imponente, salvo poi dover ammettere che tali trasformazioni – così come la messa a punto delle condizioni per una fruizione di massa del paesaggio, insieme risposta ad un’istanza democratica e strumento di potere – avevano snaturato quegli stessi beni a cui si voleva attribuire valore. Un’azione più sottile, ma non meno profonda, si è compiuta attraverso una trasformazione culturale ed estetica. Nella memoria collettiva permangono, infatti, le tracce di figure e narrazioni che hanno saputo raccontare il rapporto tra uomo e natura attraverso il paesaggio e che hanno contribuito a determinarne l’attuale concezione culturale, a ribadire che il paesaggio non è mai un oggetto soltanto fisico, ma implica la nostra capacità di saperlo vedere e conoscere criticamente.

Paesaggio come esperienza: Evoluzione di un’idea tra storia, natura ed ecologia

SABBION, PAOLA
2016-01-01

Abstract

Un paesaggio, per essere definito tale, deve essere percepito. Costituendo un legame inscindibile tra ambiente circostante ed esperienza estetica, il paesaggio si rivela quindi essere una categoria mutevole rispetto ai tempi, alla cultura di riferimento, e, in ultima analisi, alla sensibilità personale. L’esperienza del paesaggio ha ispirato lo sviluppo delle scienze naturali, soprattutto a partire dal XIX secolo. Tuttavia, il pensiero scientifico ha spesso cercato di oggettivare il paesaggio, almeno fino a quando non si è sviluppata una visione di carattere relazionale ed ecologico della natura, capace cioè di integrare anche l’esperienza umana e degli animali non umani nell’orizzonte dell’impresa scientifica. A centocinquant’anni dalla nascita del termine, l’ecologia ha acquistato via via sempre maggior importanza, al punto da allargare la sua sfera d’influenza ben oltre le scienze naturali, fino a costituire un paradigma di riferimento per le discipline del progetto, in particolare per la sua capacità di rispondere alle necessità di confrontarsi con le leggi della vita e con le relazioni all’interno di sistemi complessi. La storia della relazione mai interrotta tra paesaggio ed ecologia è raccontata nel libro attraverso le esperienze di una serie di figure rappresentative, in grado di restituire un’immagine variegata ed eterogenea che spazia dalle descrizioni letterarie, all’estetica, alla filosofia della natura, alle trattazioni di esploratori-botanici, all’opera di attori che hanno trasformato intensamente tanto l’aspetto fisico, quanto la percezione del paesaggio. Il potere, nelle sue varie forme, ha cercato, infatti, di trasformare il paesaggio attraverso un’azione imponente, salvo poi dover ammettere che tali trasformazioni – così come la messa a punto delle condizioni per una fruizione di massa del paesaggio, insieme risposta ad un’istanza democratica e strumento di potere – avevano snaturato quegli stessi beni a cui si voleva attribuire valore. Un’azione più sottile, ma non meno profonda, si è compiuta attraverso una trasformazione culturale ed estetica. Nella memoria collettiva permangono, infatti, le tracce di figure e narrazioni che hanno saputo raccontare il rapporto tra uomo e natura attraverso il paesaggio e che hanno contribuito a determinarne l’attuale concezione culturale, a ribadire che il paesaggio non è mai un oggetto soltanto fisico, ma implica la nostra capacità di saperlo vedere e conoscere criticamente.
2016
9788891745538
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1191915
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact