L’affresco nella volta della Sala di Leda appartiene al ciclo pittorico di Palazzo Balbi Senarega a Genova (1655-1659) ed illustra il mito dell’incontro amoroso di Leda con Giove in forma di cigno. La raffigurazione si trova nell’occhio di una dorata volta ovale che reca altri sei fori circolari laterali alternati ad altrettante figure di solidi geometrici. Il raccordo con lo spazio reale avviene tramite un cornicione e la sua struttura di sostegno nella quale trovano spazio rilievi e dipinti, sempre appartenenti alla rappresentazione. La presenza nello spazio illusorio delle tre arti figurative (pittura, scultura e architettura) è allineata con la programmatica integrazione tardo barocca delle arti, a cui aderiscono il pittore Valerio Castello e il quadraturista Andrea Sighizzi in questa interpretazione della celebrazione della famiglia committente. L’individuazione della sala come stanza della padrona di casa Barbara Airolo permette di ipotizzare i significati dei soggetti mitologici e di alcuni elementi, quali i solidi geometrici raffigurati sulla volta. Le ricerche documentali, i rilievi e le ricostruzioni tridimensionali hanno permesso di identificare questi ultimi con uno dei due poliedri regolari individuati da Johannes Kepler nel 1619, che sarebbe rappresentato in forma pittorica per la prima volta proprio nella Sala di Leda.

Messaggi figurati di geometria, di architettura e di amore (o di possesso)

Candito Cristina
2022-01-01

Abstract

L’affresco nella volta della Sala di Leda appartiene al ciclo pittorico di Palazzo Balbi Senarega a Genova (1655-1659) ed illustra il mito dell’incontro amoroso di Leda con Giove in forma di cigno. La raffigurazione si trova nell’occhio di una dorata volta ovale che reca altri sei fori circolari laterali alternati ad altrettante figure di solidi geometrici. Il raccordo con lo spazio reale avviene tramite un cornicione e la sua struttura di sostegno nella quale trovano spazio rilievi e dipinti, sempre appartenenti alla rappresentazione. La presenza nello spazio illusorio delle tre arti figurative (pittura, scultura e architettura) è allineata con la programmatica integrazione tardo barocca delle arti, a cui aderiscono il pittore Valerio Castello e il quadraturista Andrea Sighizzi in questa interpretazione della celebrazione della famiglia committente. L’individuazione della sala come stanza della padrona di casa Barbara Airolo permette di ipotizzare i significati dei soggetti mitologici e di alcuni elementi, quali i solidi geometrici raffigurati sulla volta. Le ricerche documentali, i rilievi e le ricostruzioni tridimensionali hanno permesso di identificare questi ultimi con uno dei due poliedri regolari individuati da Johannes Kepler nel 1619, che sarebbe rappresentato in forma pittorica per la prima volta proprio nella Sala di Leda.
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