Il carteggio intercorso dall’aprile 1974 al marzo 1989 fra Giorgio Caproni e Luigi Surdich, vale a dire fra uno dei maggiori poeti del Novecento e uno dei suoi più fini e fedeli studiosi, è qui pubblicato per la prima volta nella sua interezza, introdotto e annotato. Non si tratta soltanto di uno scambio epistolare, ma anche di un confronto serrato in cui si rincorrono fasi di scrittura e chiavi di lettura, commenti e auto – commenti, interrogativi, informazioni e confidenze quasi esclusivamente letterarie. Al centro del carteggio stanno, infatti, le opere di uno e i saggi dell’altro, «questi tuoi miei studi», come li definisce il poeta sotto – lineando in corsivo la qualità dello scambio: il «“nostro” discorso per iscritto», secondo un’altra compartecipe definizione d’autore. Surdich si confronta con Caproni in una stagione in cui il poeta dà alle stampe Il muro della terra, Il franco cacciatore e Il conte di Kevenhüller, sale, gratificato da sillogi, traduzioni e premi, sulla ribalta europea e, senza sottrarsi, parla della propria opera in versi (e in prosa), riprendendo le raccolte precedenti e ritornando, pure di persona, nella Genova in cui è cresciuto e si è formato. La pubblicazione di questo carteggio aiuta dunque a “capire meglio” Caproni, poeta, narratore, critico, traduttore e uomo di lettere, grazie a Surdich, ai suoi studi, ai suoi stimoli: «sei tra i pochissimi critici», gli riconosce, «che mi hanno insegnato a capirmi meglio».
«Questi tuoi miei studi». Lo scambio epistolare di Giorgio Caproni e Luigi Surdich
Alessandro Ferraro
2023-01-01
Abstract
Il carteggio intercorso dall’aprile 1974 al marzo 1989 fra Giorgio Caproni e Luigi Surdich, vale a dire fra uno dei maggiori poeti del Novecento e uno dei suoi più fini e fedeli studiosi, è qui pubblicato per la prima volta nella sua interezza, introdotto e annotato. Non si tratta soltanto di uno scambio epistolare, ma anche di un confronto serrato in cui si rincorrono fasi di scrittura e chiavi di lettura, commenti e auto – commenti, interrogativi, informazioni e confidenze quasi esclusivamente letterarie. Al centro del carteggio stanno, infatti, le opere di uno e i saggi dell’altro, «questi tuoi miei studi», come li definisce il poeta sotto – lineando in corsivo la qualità dello scambio: il «“nostro” discorso per iscritto», secondo un’altra compartecipe definizione d’autore. Surdich si confronta con Caproni in una stagione in cui il poeta dà alle stampe Il muro della terra, Il franco cacciatore e Il conte di Kevenhüller, sale, gratificato da sillogi, traduzioni e premi, sulla ribalta europea e, senza sottrarsi, parla della propria opera in versi (e in prosa), riprendendo le raccolte precedenti e ritornando, pure di persona, nella Genova in cui è cresciuto e si è formato. La pubblicazione di questo carteggio aiuta dunque a “capire meglio” Caproni, poeta, narratore, critico, traduttore e uomo di lettere, grazie a Surdich, ai suoi studi, ai suoi stimoli: «sei tra i pochissimi critici», gli riconosce, «che mi hanno insegnato a capirmi meglio».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.