La dimensione rappresentativa dell’aristocrazia incarnata dai palazzi genovesi tra Cinque e Seicento è – ad oggi – un dato acquisito . Il sistema dei Palazzi dei Rolli, secondo l’iconica locuzione costruita da Ennio Poleggi, anche a livello storiografico, allo scopo di identificare quell’uso pubblico di spazi eminentemente privati, fotografa una finestra larga circa un secolo all’interno della quale i documenti di cui si è a conoscenza determinano l’ingresso e l’uscita dalle liste denominate Rolli degli alloggiamenti pubblici della Repubblica di Genova di 163 diversi siti ricompresi nella cerchia urbana delle mura . Un numero di dimore private a carattere monumentale fuori scala per una città che, come Genova, non vide un’accelerazione del costruito urbano pari ad altri centri europei, se non con il chiudersi del XIX secolo e il ribaltamento conseguente dell’espansione cittadina in nuove zone abitative all’esterno delle Fronti basse, il tratto di mura che chiudeva la città verso est. Se il siglo de los genoveses di braudeliana memoria e la Reggia Repubblicana vidimata dalla tutela UNESCO con il riconoscimento del 2006 rendono evidente la centralità rappresentata – nella storia genovese – da questo sistema, ben più complesso e ancora poco esplorato è il rapporto tra lo spazio architettonico del palazzo e l’apparato decorativo a livello di comunicazione politico culturale . La preminenza della decorazione pittorica ad affresco in ambito genovese è stata, naturalmente, censita e riconosciuta in molti studi e pubblicazioni , volti a segnalare lo sviluppo di uno stile proprio – innestato sul fortunato modello raffaellesco di Perin del Vaga grazie al ciclo pittorico eseguito per Andrea Doria negli anni Trenta del Cinquecento – e prevalentemente orientati a fornire un completo e aggiornato catalogo degli interventi più significativi.
Storie e miti della Repubblica: cultura, politica e glorie familiari negli affreschi genovesi dei Palazzi dei Rolli
giacomo montanari
2023-01-01
Abstract
La dimensione rappresentativa dell’aristocrazia incarnata dai palazzi genovesi tra Cinque e Seicento è – ad oggi – un dato acquisito . Il sistema dei Palazzi dei Rolli, secondo l’iconica locuzione costruita da Ennio Poleggi, anche a livello storiografico, allo scopo di identificare quell’uso pubblico di spazi eminentemente privati, fotografa una finestra larga circa un secolo all’interno della quale i documenti di cui si è a conoscenza determinano l’ingresso e l’uscita dalle liste denominate Rolli degli alloggiamenti pubblici della Repubblica di Genova di 163 diversi siti ricompresi nella cerchia urbana delle mura . Un numero di dimore private a carattere monumentale fuori scala per una città che, come Genova, non vide un’accelerazione del costruito urbano pari ad altri centri europei, se non con il chiudersi del XIX secolo e il ribaltamento conseguente dell’espansione cittadina in nuove zone abitative all’esterno delle Fronti basse, il tratto di mura che chiudeva la città verso est. Se il siglo de los genoveses di braudeliana memoria e la Reggia Repubblicana vidimata dalla tutela UNESCO con il riconoscimento del 2006 rendono evidente la centralità rappresentata – nella storia genovese – da questo sistema, ben più complesso e ancora poco esplorato è il rapporto tra lo spazio architettonico del palazzo e l’apparato decorativo a livello di comunicazione politico culturale . La preminenza della decorazione pittorica ad affresco in ambito genovese è stata, naturalmente, censita e riconosciuta in molti studi e pubblicazioni , volti a segnalare lo sviluppo di uno stile proprio – innestato sul fortunato modello raffaellesco di Perin del Vaga grazie al ciclo pittorico eseguito per Andrea Doria negli anni Trenta del Cinquecento – e prevalentemente orientati a fornire un completo e aggiornato catalogo degli interventi più significativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.