Dante e il Ratto delle Sabine. “Eccovi alfine, o belle de’ vostri vincitori vincitrici adorate”

In Mercury’s sky, Dante meets the emperor Justinian and to his words that occupy an entire ‘canto’ of the Comedy, the sixth of Paradise, the Supreme Poet entrusts the task of narrating the history of Rome, to whose formation contribute Pallante (son of Evandro), the Albani, the Sabine women and finally the nearby people, as if to underline that multiethnic reality already inherent in the origins of the city. Within Dante’s narrative, the heinous acts that will lead Rome to become that sacrosanctum Romanorum imperium, whose providence no one can doubt, are not silent. The Rape of the Sabine women was the gesture of terrible atrocity, organized by Romulus, the first king of Rome, to obtain women with whom to procreate and populate the new city.

Nel cielo di Mercurio, Dante incontra l’imperatore Giustiniano e alle sue parole che occupano un intero canto della Commedia, il sesto del Paradiso, il Sommo Poeta affida il compito di narrare la storia di Roma, alla cui formazione contribuiscono Pallante (figlio di Evandro), gli Albani, le Sabine e infine le genti vicine, quasi a sottolineare quella realtà multietnica già insita nelle origini della città. All’interno della narrazione dantesca, non sono taciuti gli atti efferati che porteranno Roma a diventare quel sacrosanctum Romanorum imperium, della cui provvidenzialità nessuno può dubitare. Gesto di un’atrocità inaudita è il Ratto delle Sabine, organizzato da Romolo, il primo re di Roma, per ottenere delle donne con cui procreare e popolare la nuova città.