Fino alla metà del XX secolo, l’Italia è stata un paese con un’economia prevalentemente agricola le cui attività produttive hanno generato, nel corso dei secoli, un paesaggio agrario in cui componenti natu rali e manufatti rurali hanno spesso saputo co-esistere. Il paesaggio agrario costituisce infatti il risultato dell’azione dell’uomo il quale, attraverso le sue attività produttive, ha saputo creare “il più gigantesco e qualificante profilo e disegno italiano, quello dei campi e delle coltivazioni, degli scoli e delle case, degli spazi aperti e delle aree alberate” (Emiliani, 1981). Tra i manufatti rurali del paesaggio agrario, i mulini sono manufatti idraulici particolarmente diffusi sul territorio italiano. Essi sono interessanti non solo per le loro caratteristiche tecnologiche e architettoniche, ma anche per le pratiche produttive e i saperi legati al loro utilizzo. Tali pratiche e saperi, come la molitura di cereali e produzioni proto industriali come la follatura della lana, la produzione di olio ecc…, fanno parte della cultura materiale rurale e costituiscono valore intangibile a rischio di sparizione. Negli anni Cinquanta, l’industrializzazione delle aree rurali, il loro spopolamento e la conseguente progressiva dismissione di questi manufatti, hanno portato all’abbandono e alla decadenza di questo vasto patrimonio diffuso.Tuttavia, l’attuale tendenza a riabitare le aree rurali e a riattivare le produzioni tradizionali spesso legate al fenomeno del neoruralismo, sta facendo emergere nuovamente l’importanza che questi manufatti rurali hanno anche, e soprattutto, nell’ambito della valoriz zazione del territorio, spesso in relazione all’ implementazione di politiche di sostenibilità imprenditoriale locale. Ciononostante, la volontà di recupero non sempre corrisponde ad un’appropriata tutela e salva guardia dei caratteri storico-culturali, ambientali e sociali legati a questo particolare patrimonio. Infatti, anche quando il recupero risulta possibile, la maggior parte di questi beni non risulta né censita, né sot toposta a tutela preliminare, mancando inoltre un controllo istituzionale sulle ristrutturazioni e sullo stato di conservazione e/o abbandono del manufatto. Nell’ambito di una ricerca intrapresa su un’area limitata della Val Borbera compresa tra Piemonte e Liguria, la consultazione delle schede di catalogo ICCD e delle schede di “Beni Tutelati” del Ministero della Cultura ha rivelato come non esistano schedature apposite per questo tipo di manufatti, che tengano in considerazione le caratteristiche materiali e immateriali. La ricerca, a partire da un primo censimento dei mulini presenti sul territorio della Val Borbera, esamina e discute in modo critico le problematiche relative alla schedatura, alla conoscenza, al recupero e alla tutela di questo patrimonio diffuso. L’obiettivo preliminare è pertanto quello di proporre una riformulazione me todologica del processo di conoscenza che preveda, attraverso un modello di schedatura e mappatura sul territorio, l’inclusione di valori materiali e immateriali di questo patrimonio rurale diffuso.
I mulini della Val Borbera: un patrimonio rurale diffuso tra passato e presente
Valentina Cinieri;Marta Casanova;Federica Pompejano
2022-01-01
Abstract
Fino alla metà del XX secolo, l’Italia è stata un paese con un’economia prevalentemente agricola le cui attività produttive hanno generato, nel corso dei secoli, un paesaggio agrario in cui componenti natu rali e manufatti rurali hanno spesso saputo co-esistere. Il paesaggio agrario costituisce infatti il risultato dell’azione dell’uomo il quale, attraverso le sue attività produttive, ha saputo creare “il più gigantesco e qualificante profilo e disegno italiano, quello dei campi e delle coltivazioni, degli scoli e delle case, degli spazi aperti e delle aree alberate” (Emiliani, 1981). Tra i manufatti rurali del paesaggio agrario, i mulini sono manufatti idraulici particolarmente diffusi sul territorio italiano. Essi sono interessanti non solo per le loro caratteristiche tecnologiche e architettoniche, ma anche per le pratiche produttive e i saperi legati al loro utilizzo. Tali pratiche e saperi, come la molitura di cereali e produzioni proto industriali come la follatura della lana, la produzione di olio ecc…, fanno parte della cultura materiale rurale e costituiscono valore intangibile a rischio di sparizione. Negli anni Cinquanta, l’industrializzazione delle aree rurali, il loro spopolamento e la conseguente progressiva dismissione di questi manufatti, hanno portato all’abbandono e alla decadenza di questo vasto patrimonio diffuso.Tuttavia, l’attuale tendenza a riabitare le aree rurali e a riattivare le produzioni tradizionali spesso legate al fenomeno del neoruralismo, sta facendo emergere nuovamente l’importanza che questi manufatti rurali hanno anche, e soprattutto, nell’ambito della valoriz zazione del territorio, spesso in relazione all’ implementazione di politiche di sostenibilità imprenditoriale locale. Ciononostante, la volontà di recupero non sempre corrisponde ad un’appropriata tutela e salva guardia dei caratteri storico-culturali, ambientali e sociali legati a questo particolare patrimonio. Infatti, anche quando il recupero risulta possibile, la maggior parte di questi beni non risulta né censita, né sot toposta a tutela preliminare, mancando inoltre un controllo istituzionale sulle ristrutturazioni e sullo stato di conservazione e/o abbandono del manufatto. Nell’ambito di una ricerca intrapresa su un’area limitata della Val Borbera compresa tra Piemonte e Liguria, la consultazione delle schede di catalogo ICCD e delle schede di “Beni Tutelati” del Ministero della Cultura ha rivelato come non esistano schedature apposite per questo tipo di manufatti, che tengano in considerazione le caratteristiche materiali e immateriali. La ricerca, a partire da un primo censimento dei mulini presenti sul territorio della Val Borbera, esamina e discute in modo critico le problematiche relative alla schedatura, alla conoscenza, al recupero e alla tutela di questo patrimonio diffuso. L’obiettivo preliminare è pertanto quello di proporre una riformulazione me todologica del processo di conoscenza che preveda, attraverso un modello di schedatura e mappatura sul territorio, l’inclusione di valori materiali e immateriali di questo patrimonio rurale diffuso.File | Dimensione | Formato | |
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