Lo spazio che separa la montagna dalla città è tutt'altro che vuoto: vi è un’innumerevole costellazione di centri urbani, più o meno popolosi, che afferisce alla media valle e che raccoglie per prima i prodotti della montagna. Questi centri di media valle hanno accolto i "primi migranti [che] erano i montanari" scesi dalle terre alte alla ricerca di migliori condizioni di vita e hanno dato sollievo alle fatiche di una economia di alta valle, profondamente legata all'ecologia del territorio e pertanto segnata da discontinuità produttivo-alimentare e itineranza. Si tratta di un esodo, quello dei montanari, registrato da innumerevoli voci (Ponzo 1982), che ha lasciato alle spalle un abbandono del territorio, un paesaggio fragile (Tarpino 2016). I segnali di controtendenza registrati dall'ISTAT sono da attribuirsi ad una nuova migrazione verso le montagne ad opera di migranti per scelta, per forza e per necessità (Membretti, Koefler, Viazzo 2017) che ha consentito di riattivare il circuito virtuoso dell'interazione tra l'alta e la mediabassa valle, dove i centri urbani trovano la propria ubicazione. L'intervento mette in luce il legame tra il ripopolamento delle montagne da parte dei nuovi montanari che si definiscono "i talebani del cibo" e l'accessibilità al cibo di qualità dei centri urbani di media valle. A partire dall'analisi di dati etnografici sulle interazioni alimentari che intercorrono all'interno dell'eterogenea composizione degli abitanti dell'alta Valle Maira e del principale centro urbano della stessa, Dronero, l'intervento presenta un quadro dei fattori che rendono possibile la (dis)continuità della memoria dei sapori e l'itineranza dei prodotti. Quest'ultimi vengono filtrati dai centri di media valle, perché in parte assorbiti dalle tavole della cittadinanza e in parte da un'offerta turistica eno-gastronomica che poggia sulla promozione dell'"autentico" reperibile solo localmente, con il risultato di un minor mercato di prodotti rivolto alle grandi città di pianura. Nel ripensare criticamente al rapporto tra la montagna e le grandi città di pianura da nutrire ci si interrogherà allora sul reticolo di relazioni decentrate, sul ruolo dei centri urbani di media valle e sul futuro urbano della civiltà montana (Dematteis 2016).
'Noi siamo i talebani del cibo’. Riabitare le montagne per nutrire i centri urbani
Gaia Cottino
2022-01-01
Abstract
Lo spazio che separa la montagna dalla città è tutt'altro che vuoto: vi è un’innumerevole costellazione di centri urbani, più o meno popolosi, che afferisce alla media valle e che raccoglie per prima i prodotti della montagna. Questi centri di media valle hanno accolto i "primi migranti [che] erano i montanari" scesi dalle terre alte alla ricerca di migliori condizioni di vita e hanno dato sollievo alle fatiche di una economia di alta valle, profondamente legata all'ecologia del territorio e pertanto segnata da discontinuità produttivo-alimentare e itineranza. Si tratta di un esodo, quello dei montanari, registrato da innumerevoli voci (Ponzo 1982), che ha lasciato alle spalle un abbandono del territorio, un paesaggio fragile (Tarpino 2016). I segnali di controtendenza registrati dall'ISTAT sono da attribuirsi ad una nuova migrazione verso le montagne ad opera di migranti per scelta, per forza e per necessità (Membretti, Koefler, Viazzo 2017) che ha consentito di riattivare il circuito virtuoso dell'interazione tra l'alta e la mediabassa valle, dove i centri urbani trovano la propria ubicazione. L'intervento mette in luce il legame tra il ripopolamento delle montagne da parte dei nuovi montanari che si definiscono "i talebani del cibo" e l'accessibilità al cibo di qualità dei centri urbani di media valle. A partire dall'analisi di dati etnografici sulle interazioni alimentari che intercorrono all'interno dell'eterogenea composizione degli abitanti dell'alta Valle Maira e del principale centro urbano della stessa, Dronero, l'intervento presenta un quadro dei fattori che rendono possibile la (dis)continuità della memoria dei sapori e l'itineranza dei prodotti. Quest'ultimi vengono filtrati dai centri di media valle, perché in parte assorbiti dalle tavole della cittadinanza e in parte da un'offerta turistica eno-gastronomica che poggia sulla promozione dell'"autentico" reperibile solo localmente, con il risultato di un minor mercato di prodotti rivolto alle grandi città di pianura. Nel ripensare criticamente al rapporto tra la montagna e le grandi città di pianura da nutrire ci si interrogherà allora sul reticolo di relazioni decentrate, sul ruolo dei centri urbani di media valle e sul futuro urbano della civiltà montana (Dematteis 2016).File | Dimensione | Formato | |
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