Farsi una faccia come tutte le altre: il caso dei memoji

Lo schermo dello smartphone raccoglie in sé la complessità degli attuali processi di inscrizione, racconto e condivisione del Sé: da un lato, una superficie riflettente, in cui ci specchiamo e fotografiamo, facendo del volto un “oggetto” privilegiato del nostro rapporto con le tecnologie e dell’orizzonte della comunicazione e della socialità digitali (il “genere” del selfie testimonia in effetti di una più ampia, radicale inflessione “self” della medialità); dall’altro lato, uno spazio d’azione e di scrittura, più artistico che fotografico, più simbolico che referenziale, in cui le nostre dita giocano a manipolare i dati visivi, e la digitalità svela di sé non tanto il suo carattere di trasparente, immediata, automatica cattura della realtà quanto, all’opposto, la sua natura metamorfica, instabile, effettistica. Su questo sfondo, il saggio indaga il caso dei memoji, ossia una particolare classe di avatar personali.