La realtà del mondo militare d’età moderna è strutturalmente multietnica e multilinguistica. La dimensione dell’esercito nazionale compare non prima del tardo Settecento e si afferma nell’Ottocento; si tratta di una dimensione strettamente connessa allo sviluppo della Stato-nazione, del tutto avulsa alle realtà statuali di Antico Regime, i sui strumenti militari hanno al loro interno componenti «nazionali», ma non solo. La realtà militare della Repubblica di Genova non fa eccezione. L’esercito genovese, modesto per dimensioni ma poliedrico quanto a configurazione, è stato caratterizzato, nella sua trisecolare esistenza, da una molteplicità di attori professionali, sia nei quadri di comando che nella truppa. I liguri, i «paeselli», sudditi del Dominio di Terraferma della Repubblica; i «còrsi», sudditi della Repubblica ma «nazione» a parte nell’organica dell’esercito, reclutata in terra tradizionalmente esportatrice di soldati; gli «italiani», reclutati nelle Penisola fuori dai confini genovesi; infine gli «oltramontani», soldati di lingua tedesca reclutati principalmente in Svizzera (con anche, da XVIII secolo, i «grigioni», reclutati in quei cantoni romanci che fino al primo Ottocento non faranno parte della Confederazione). Questo quadro schematico non da però conto della complessità dei canali di reclutamento. Si tratta di una problematica che emerge guardando alle fonti sull’organica dei reparti, perché accanto a compagnie e battaglioni che mantengono la loro connotazione «nazionale» – ed è il caso principalmente degli «oltramontani» e dei «grigioni» – compaiono reparti misti, con francesi, spagnoli, irlandesi, italiani e altri ancora, senza alcuna collegamento tra la truppa inquadrata nel reparto e quella che avrebbe dovuto essere la sua connotazione «nazionale», di reclutamento.
Svizzeri e non solo. I soldati stranieri nell’esercito della Repubblica di Genova (1528-1797)
Emiliano Beri
2023-01-01
Abstract
La realtà del mondo militare d’età moderna è strutturalmente multietnica e multilinguistica. La dimensione dell’esercito nazionale compare non prima del tardo Settecento e si afferma nell’Ottocento; si tratta di una dimensione strettamente connessa allo sviluppo della Stato-nazione, del tutto avulsa alle realtà statuali di Antico Regime, i sui strumenti militari hanno al loro interno componenti «nazionali», ma non solo. La realtà militare della Repubblica di Genova non fa eccezione. L’esercito genovese, modesto per dimensioni ma poliedrico quanto a configurazione, è stato caratterizzato, nella sua trisecolare esistenza, da una molteplicità di attori professionali, sia nei quadri di comando che nella truppa. I liguri, i «paeselli», sudditi del Dominio di Terraferma della Repubblica; i «còrsi», sudditi della Repubblica ma «nazione» a parte nell’organica dell’esercito, reclutata in terra tradizionalmente esportatrice di soldati; gli «italiani», reclutati nelle Penisola fuori dai confini genovesi; infine gli «oltramontani», soldati di lingua tedesca reclutati principalmente in Svizzera (con anche, da XVIII secolo, i «grigioni», reclutati in quei cantoni romanci che fino al primo Ottocento non faranno parte della Confederazione). Questo quadro schematico non da però conto della complessità dei canali di reclutamento. Si tratta di una problematica che emerge guardando alle fonti sull’organica dei reparti, perché accanto a compagnie e battaglioni che mantengono la loro connotazione «nazionale» – ed è il caso principalmente degli «oltramontani» e dei «grigioni» – compaiono reparti misti, con francesi, spagnoli, irlandesi, italiani e altri ancora, senza alcuna collegamento tra la truppa inquadrata nel reparto e quella che avrebbe dovuto essere la sua connotazione «nazionale», di reclutamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.