Nel corso degli ultimi decenni, il dibattito sulla sostenibilità del modello di sviluppo economico che ha caratterizzato l’ultimo secolo, ha visto emergere nuovi e differenti contributi, che hanno messo in luce le crescenti criticità e le principali contraddizioni caratterizzanti il modello stesso. I termini spesso usati per definire la contrapposizione e le differenze tra questi modelli, fanno riferimento al sistema di economia lineare, da un lato, e quello di economia circolare, dall’altro . Se lo sviluppo e la crescita del secolo scorso hanno inciso sul miglioramento delle condizioni di vita di ampie porzioni della popolazione mondiale (in particolare quella dei paesi più sviluppati, ma non solo), è oltremodo vero come negli ultimi decenni sia diventato sempre più evidente che tale crescita (in particolare quella economica) interessa porzioni sempre più ristrette di popolazione (incidendo drammaticamente sulla forbice della diseguaglianza), e che i costi ambientali sono andando ad intaccare “le scorte” del nostro pianeta, raggiungendo in alcuni casi (per esempio, le emissioni di Co2) una soglia vicina ad un punto di non ritorno. Se consideriamo poi la velocità, o meglio l’accelerazione con cui questi eventi si sono determinati, e la difficolta delle reti di protezione sociale nel sostenere chi non riesce a reggere tale velocità del cambiamento, diventano evidenti gli elementi di criticità [Migliavacca 2019; 2021]. La pandemia da Covid 19 non ha fatto poi che agire da amplificatore, segnando in maniera profonda questo tempo. Negli ultimi decenni gli investimenti nei settori che mirano a premiare la sostenibilità, e la riduzione di quelli che possiamo definire come spillover negativi del capitalismo , sono stati minimi, rispetto a investimenti che possiamo definire «classici», come quelli che privilegiano investimenti in capitale economico (infrastrutture) e capitale umano (ad esempio, occupazione), con l’obiettivo di incidere sulla crescita del principale (seppur criticato) indice di crescita e sviluppo, ovvero Prodotto interno lordo (Pil). Nonostante questo squilibrio, con l’avvento del nuovo millennio, differenti azioni di policy stanno provando ad orientare pratiche e dinamiche di cambiamento su scale territoriali differenti. Si pensi ad esempio all’Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile promossa dall’ONU , che ha funzionato come generatore di altre azioni tra cui il «Green Deal Europeo» , e da ultimo, in senso cronologico e sul piano nazionale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) , che fa leva sul programma europeo Next Generation EU (Ngeu) . L’Agenda 2030 può essere definita come la radice da cui si sono sviluppati i moderni programmi di policy a livello internazionale e nazionale. Nel suo complesso essa identifica diciassette priorità di azione che ruotano attorno a una cinque temi chiave: dalla riduzione della povertà in tutte le forme, sostenendo e garantendo dignità e uguaglianza alla promozione di una società in armonia con la natura, pacifica e inclusiva. A cui si aggiungono la disponibilità e l’attenzione alla creazione di solide partnership attraverso le quali implementare la stessa Agenda e l’attenzione alla cura e alla protezione delle risorse naturali e climatiche. Molte sono le questioni in campo e molte di queste rappresentano sfide e opportunità per le nuove generazioni [Rosina 2020]. Anche per questa ragione diventa fondamentale per il Rapporto Giovani fare luce su questi temi, indagando prima di tutto la posizione dei giovani rispetto a questi temi, e provando a far comprendere in quale modo le politiche di incentivo e supporto alla sostenibilità e all’economia circolare coinvolgano le giovani generazioni. Nel paragrafo successivo viene delineato il contesto entro il quale si colloca il dibattito sullo sviluppo sostenibile e presenta le coordinate concettuali dell’analisi svolta. Si passa poi, attraverso i dati di un’indagine ad hoc svolta tra maggio e giugno 2021, a fornire un ritratto empirico del rapporto degli under 35 italiani con l’ambiente e la sostenibilità, in relazione agli orientamenti di valore, agli stili di vita, ma anche alle opportunità lavorative fornite dai green jobs. Il capitolo si chiude con alcune considerazioni finali su un tema in forte divenire.
Green Economy e sviluppo Sostenibile
Mauro Migliavacca;
2022-01-01
Abstract
Nel corso degli ultimi decenni, il dibattito sulla sostenibilità del modello di sviluppo economico che ha caratterizzato l’ultimo secolo, ha visto emergere nuovi e differenti contributi, che hanno messo in luce le crescenti criticità e le principali contraddizioni caratterizzanti il modello stesso. I termini spesso usati per definire la contrapposizione e le differenze tra questi modelli, fanno riferimento al sistema di economia lineare, da un lato, e quello di economia circolare, dall’altro . Se lo sviluppo e la crescita del secolo scorso hanno inciso sul miglioramento delle condizioni di vita di ampie porzioni della popolazione mondiale (in particolare quella dei paesi più sviluppati, ma non solo), è oltremodo vero come negli ultimi decenni sia diventato sempre più evidente che tale crescita (in particolare quella economica) interessa porzioni sempre più ristrette di popolazione (incidendo drammaticamente sulla forbice della diseguaglianza), e che i costi ambientali sono andando ad intaccare “le scorte” del nostro pianeta, raggiungendo in alcuni casi (per esempio, le emissioni di Co2) una soglia vicina ad un punto di non ritorno. Se consideriamo poi la velocità, o meglio l’accelerazione con cui questi eventi si sono determinati, e la difficolta delle reti di protezione sociale nel sostenere chi non riesce a reggere tale velocità del cambiamento, diventano evidenti gli elementi di criticità [Migliavacca 2019; 2021]. La pandemia da Covid 19 non ha fatto poi che agire da amplificatore, segnando in maniera profonda questo tempo. Negli ultimi decenni gli investimenti nei settori che mirano a premiare la sostenibilità, e la riduzione di quelli che possiamo definire come spillover negativi del capitalismo , sono stati minimi, rispetto a investimenti che possiamo definire «classici», come quelli che privilegiano investimenti in capitale economico (infrastrutture) e capitale umano (ad esempio, occupazione), con l’obiettivo di incidere sulla crescita del principale (seppur criticato) indice di crescita e sviluppo, ovvero Prodotto interno lordo (Pil). Nonostante questo squilibrio, con l’avvento del nuovo millennio, differenti azioni di policy stanno provando ad orientare pratiche e dinamiche di cambiamento su scale territoriali differenti. Si pensi ad esempio all’Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile promossa dall’ONU , che ha funzionato come generatore di altre azioni tra cui il «Green Deal Europeo» , e da ultimo, in senso cronologico e sul piano nazionale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) , che fa leva sul programma europeo Next Generation EU (Ngeu) . L’Agenda 2030 può essere definita come la radice da cui si sono sviluppati i moderni programmi di policy a livello internazionale e nazionale. Nel suo complesso essa identifica diciassette priorità di azione che ruotano attorno a una cinque temi chiave: dalla riduzione della povertà in tutte le forme, sostenendo e garantendo dignità e uguaglianza alla promozione di una società in armonia con la natura, pacifica e inclusiva. A cui si aggiungono la disponibilità e l’attenzione alla creazione di solide partnership attraverso le quali implementare la stessa Agenda e l’attenzione alla cura e alla protezione delle risorse naturali e climatiche. Molte sono le questioni in campo e molte di queste rappresentano sfide e opportunità per le nuove generazioni [Rosina 2020]. Anche per questa ragione diventa fondamentale per il Rapporto Giovani fare luce su questi temi, indagando prima di tutto la posizione dei giovani rispetto a questi temi, e provando a far comprendere in quale modo le politiche di incentivo e supporto alla sostenibilità e all’economia circolare coinvolgano le giovani generazioni. Nel paragrafo successivo viene delineato il contesto entro il quale si colloca il dibattito sullo sviluppo sostenibile e presenta le coordinate concettuali dell’analisi svolta. Si passa poi, attraverso i dati di un’indagine ad hoc svolta tra maggio e giugno 2021, a fornire un ritratto empirico del rapporto degli under 35 italiani con l’ambiente e la sostenibilità, in relazione agli orientamenti di valore, agli stili di vita, ma anche alle opportunità lavorative fornite dai green jobs. Il capitolo si chiude con alcune considerazioni finali su un tema in forte divenire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.