Il territorio ligure è storicamente soggetto a frane rapide, tra i ‘Natural Hazards’ più ricorrenti e diffusi, innescate da precipitazioni prolungate o piogge intense di breve durata: gli eventi del 4 ottobre 2021 (valli Bormida e Stura), del 4 novembre 2011 (val Bisagno) e del 25 settembre 2011 (Cinque Terre e Val di Vara) hanno determinato nuovi record di pioggia a scala nazionale e internazionale. Frane rapide con elevato potere distruttivo si sono verificate su tutto il territorio. Tra quelli che hanno determinato più gravi effetti al suolo, tra cui perdita di vite umane, si ricordano quelli che hanno interessato: la Val di Vara e le Cinque Terre nel 2011, Gazzo di Leivi nel 2014, Lavina di Rezzo nel 2016, Madonna del Monte (Savona) e Cenova di Rezzo nel 2019 e l’alta Val Roja nel 2020. Elemento comune tra questi fenomeni è rappresentato dalla presenza di terrazzamenti con muri a secco, in larga parte e quasi sempre in stato di abbandono. Questa ricerca presenta le analisi preliminari sui processi di dissesto geo-idrologico occorsi nel bacino idrografico del Torrente Giara di Rezzo (Alta Valle Arroscia), sia in termini di profilo meteo-idrologico che di effetti al suolo. Si tratta di due frane a sviluppo rapido e significativa propagazione, innescate a seguito di precipitazioni prolungate avvenute nell’autunno del 2016 e del 2019. Gravi danni hanno interessato le frazioni di Borghetto di Lavina e di Cenova nel Comune di Rezzo. L’evento del 25 novembre 2016 è stato innescato da una precipitazione di oltre 600 mm occorsa tra il 21 e il 25 novembre (stazione di Pieve di Teco, rete Arpal), con intensità massime il 24 novembre: 33 mm/h, 82 mm/3h, 131 mm/6h, 184mm/12 h e 310 mm/24h. Gli effetti al suolo sono consistiti in uno scivolamento nella porzione sommitale del versante a 800 m slm in un piccolo bacino affluente in destra idrografica del T. Giara di Rezzo: a causa del particolare assetto geomorfologico il processo è evoluto rapidamente in una colata fangosa incanalata che ha distrutto alcuni edifici e la strada provinciale n. 17. L’impiego dei rilievi LiDAR ha permesso di stimare il volume mobilitato in oltre 100.000 m3, ma la porzione alta del piccolo bacino mostra una copertura potenzialmente mobilizzabile anche 5 volte superiore. L’evento del 2 dicembre 2019 è stato innescato da una precipitazione di oltre 350 mm occorsa tra il 22 novembre e il 2 dicembre (stazione di Pieve di Teco, rete Arpal), con tre picchi di pioggia il 23 novembre (73 mm/3h), il 27 novembre (24 mm/3h) e il 2 dicembre (22 mm/3h). Gli effetti al suolo sono consistiti in uno scivolamento nella porzione sommitale del versante a quota 750 m slm: a causa della marcata acclività il processo è evoluto in una colata fangosa rapida incanalata che ha distrutto diversi edifici della frazione di Cenova. L’impiego di rilievi LiDAR ha permesso di stimare il volume detritico mobilitato in circa 8.000 m3, ma la porzione alta del versante mostra una copertura potenzialmente mobilizzabile dell’ordine di 33.000 m3.

Eventi recenti di frane rapide pluvio-indotte nel bacino di Rezzo (Alta Valle Arroscia, Liguria)

F. Faccini;G. Boni;G. Paliaga;A. Parodi
2022-01-01

Abstract

Il territorio ligure è storicamente soggetto a frane rapide, tra i ‘Natural Hazards’ più ricorrenti e diffusi, innescate da precipitazioni prolungate o piogge intense di breve durata: gli eventi del 4 ottobre 2021 (valli Bormida e Stura), del 4 novembre 2011 (val Bisagno) e del 25 settembre 2011 (Cinque Terre e Val di Vara) hanno determinato nuovi record di pioggia a scala nazionale e internazionale. Frane rapide con elevato potere distruttivo si sono verificate su tutto il territorio. Tra quelli che hanno determinato più gravi effetti al suolo, tra cui perdita di vite umane, si ricordano quelli che hanno interessato: la Val di Vara e le Cinque Terre nel 2011, Gazzo di Leivi nel 2014, Lavina di Rezzo nel 2016, Madonna del Monte (Savona) e Cenova di Rezzo nel 2019 e l’alta Val Roja nel 2020. Elemento comune tra questi fenomeni è rappresentato dalla presenza di terrazzamenti con muri a secco, in larga parte e quasi sempre in stato di abbandono. Questa ricerca presenta le analisi preliminari sui processi di dissesto geo-idrologico occorsi nel bacino idrografico del Torrente Giara di Rezzo (Alta Valle Arroscia), sia in termini di profilo meteo-idrologico che di effetti al suolo. Si tratta di due frane a sviluppo rapido e significativa propagazione, innescate a seguito di precipitazioni prolungate avvenute nell’autunno del 2016 e del 2019. Gravi danni hanno interessato le frazioni di Borghetto di Lavina e di Cenova nel Comune di Rezzo. L’evento del 25 novembre 2016 è stato innescato da una precipitazione di oltre 600 mm occorsa tra il 21 e il 25 novembre (stazione di Pieve di Teco, rete Arpal), con intensità massime il 24 novembre: 33 mm/h, 82 mm/3h, 131 mm/6h, 184mm/12 h e 310 mm/24h. Gli effetti al suolo sono consistiti in uno scivolamento nella porzione sommitale del versante a 800 m slm in un piccolo bacino affluente in destra idrografica del T. Giara di Rezzo: a causa del particolare assetto geomorfologico il processo è evoluto rapidamente in una colata fangosa incanalata che ha distrutto alcuni edifici e la strada provinciale n. 17. L’impiego dei rilievi LiDAR ha permesso di stimare il volume mobilitato in oltre 100.000 m3, ma la porzione alta del piccolo bacino mostra una copertura potenzialmente mobilizzabile anche 5 volte superiore. L’evento del 2 dicembre 2019 è stato innescato da una precipitazione di oltre 350 mm occorsa tra il 22 novembre e il 2 dicembre (stazione di Pieve di Teco, rete Arpal), con tre picchi di pioggia il 23 novembre (73 mm/3h), il 27 novembre (24 mm/3h) e il 2 dicembre (22 mm/3h). Gli effetti al suolo sono consistiti in uno scivolamento nella porzione sommitale del versante a quota 750 m slm: a causa della marcata acclività il processo è evoluto in una colata fangosa rapida incanalata che ha distrutto diversi edifici della frazione di Cenova. L’impiego di rilievi LiDAR ha permesso di stimare il volume detritico mobilitato in circa 8.000 m3, ma la porzione alta del versante mostra una copertura potenzialmente mobilizzabile dell’ordine di 33.000 m3.
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