La tutela dei minori presenta un intreccio particolarmente complesso, denso di diversi importanti significati impliciti, che interseca le rappresentazioni socioculturali esistenti in merito alle responsabilità della famiglia, al benessere dei bambini e al ruolo dello Stato. In questo intreccio, il servizio sociale gioca un ruolo centrale e delicato. Come parte dell’ampia rete dei servizi, gli assistenti sociali contribuiscono ai compiti di promozione del benessere, valutazione, protezione e cura dei minori, assumendo importanti responsabilità professionali. Insieme ad altri, essi contribuiscono alla definizione della soglia che rende legittimo un intervento della sfera pubblica nella dimensione privata della famiglia. Tuttavia, l’eterogeneità e la frammentarietà del sistema di protezione minorile, caratterizzato da procedure e pratiche multiformi, fa sì che le responsabilità dei professionisti, in particolare degli assistenti sociali, impegnati in questo campo appaiano spesso confuse e contraddittorie. Anche per questa ragione, l’impegno degli assistenti sociali mostra diverse aree critiche. Lo si evince da eventi esterni, come le frequenti rimostranze e denunce da parte dei cittadini, le aggressioni agli operatori e le maldestre attenzioni mediatiche. Ma anche da aspetti interni, come la presenza di un elevato tasso di burn out e la richiesta di numerosi operatori di ritirarsi da questo settore d’intervento. Alla luce di questi elementi, nel 2017, l’Ordine Professionale degli Assistenti sociali ha evidenziato il bisogno della comunità professionale Ha quindi deciso di “avviare un confronto nazionale fra esperienze e buone prassi sul tema, con l'obiettivo ultimo di definire ‘standard operativi’ per alcuni aspetti dell'intervento professionale, attraverso protocolli/ disciplinari operativi o linee guida, così da consentire la costante verifica dell'appropriatezza dei percorsi attivati e delle prestazioni erogate”. La ricerca ha preso quindi avvio nel 2017, con la finalità di cogliere i principali snodi critici e le qualità del lavoro degli assistenti sociali, considerando diversi ambiti di osservazione e allo scopo di fornire all’Ordine Professionale la base empirica a supporto delle prese di posizione istituzionali dell’Ordine, in particolare nell’ambito delle politiche sociali e della giustizia minorile, nella comprensione delle strategie e strumenti più utili al miglioramento dell’azione professionale e nell’identificazione degli assetti organizzativi favorenti un’adeguata azione professionale. In particolare, si è deciso di considerare tre diverse accezioni di ruolo: il ruolo prescritto, che fornisce la cornice formale di riferimento e il mandato istituzionale e organizzativo, il ruolo percepito e auspicato, considerando i diversi soggetti con cui l’assistente sociale interagisce e il ruolo agito nella pratica (Piva, 2001).

Ruolo e qualità del Servizio Sociale nelle attività di tutela dei minorenni

Fargion S.;Guidi P.;
2021-01-01

Abstract

La tutela dei minori presenta un intreccio particolarmente complesso, denso di diversi importanti significati impliciti, che interseca le rappresentazioni socioculturali esistenti in merito alle responsabilità della famiglia, al benessere dei bambini e al ruolo dello Stato. In questo intreccio, il servizio sociale gioca un ruolo centrale e delicato. Come parte dell’ampia rete dei servizi, gli assistenti sociali contribuiscono ai compiti di promozione del benessere, valutazione, protezione e cura dei minori, assumendo importanti responsabilità professionali. Insieme ad altri, essi contribuiscono alla definizione della soglia che rende legittimo un intervento della sfera pubblica nella dimensione privata della famiglia. Tuttavia, l’eterogeneità e la frammentarietà del sistema di protezione minorile, caratterizzato da procedure e pratiche multiformi, fa sì che le responsabilità dei professionisti, in particolare degli assistenti sociali, impegnati in questo campo appaiano spesso confuse e contraddittorie. Anche per questa ragione, l’impegno degli assistenti sociali mostra diverse aree critiche. Lo si evince da eventi esterni, come le frequenti rimostranze e denunce da parte dei cittadini, le aggressioni agli operatori e le maldestre attenzioni mediatiche. Ma anche da aspetti interni, come la presenza di un elevato tasso di burn out e la richiesta di numerosi operatori di ritirarsi da questo settore d’intervento. Alla luce di questi elementi, nel 2017, l’Ordine Professionale degli Assistenti sociali ha evidenziato il bisogno della comunità professionale Ha quindi deciso di “avviare un confronto nazionale fra esperienze e buone prassi sul tema, con l'obiettivo ultimo di definire ‘standard operativi’ per alcuni aspetti dell'intervento professionale, attraverso protocolli/ disciplinari operativi o linee guida, così da consentire la costante verifica dell'appropriatezza dei percorsi attivati e delle prestazioni erogate”. La ricerca ha preso quindi avvio nel 2017, con la finalità di cogliere i principali snodi critici e le qualità del lavoro degli assistenti sociali, considerando diversi ambiti di osservazione e allo scopo di fornire all’Ordine Professionale la base empirica a supporto delle prese di posizione istituzionali dell’Ordine, in particolare nell’ambito delle politiche sociali e della giustizia minorile, nella comprensione delle strategie e strumenti più utili al miglioramento dell’azione professionale e nell’identificazione degli assetti organizzativi favorenti un’adeguata azione professionale. In particolare, si è deciso di considerare tre diverse accezioni di ruolo: il ruolo prescritto, che fornisce la cornice formale di riferimento e il mandato istituzionale e organizzativo, il ruolo percepito e auspicato, considerando i diversi soggetti con cui l’assistente sociale interagisce e il ruolo agito nella pratica (Piva, 2001).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1080037
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