Nel corso degli ultimi decenni, i mutamenti che hanno interessato gli assetti socioeconomici delle principali economie sviluppate, hanno influito in maniera significativa sulle biografie di vita di uomini e donne, e sulle principali dinamiche di regolazione sociale. La progressiva accelerazione dello sviluppo tecnologico ha amplificato in molti casi queste dinamiche, aumentando la distanza tra chi ha avuto capacità e risorse per reagire ai cambiamenti e chi invece è rimasto intrappolato non riuscendo a reagire al cambiamento, anche perché il sistema di protezione sociale (quando presente), non è riuscito ad intercettare questi bisogni o era così indebolito da rendere la rete di protezione eccessivamente permeabile. La globalizzazione dei mercati e la progressiva finanziarizzazione dell’economia, unite a questioni chiave come il conflitto generazionale e la progressiva polarizzazione delle opportunità lavorative (che incide sul crescente impoverimento di ampie quote di popolazione), rappresentano solo alcuni dei concetti chiave, attorno a cui ruotano questi cambiamenti. La ridefinizione delle dinamiche di diseguaglianza ha colpito in maniera forte anche il nostro paese, erodendo più o meno ampie aree di benessere e di sicurezza, già provate da un contesto macroeconomico debole e territorialmente frammentato, a causa del perdurare degli esiti della crisi economico finanziaria. A rendere ancora più complesso questo quadro, si aggiungono l’articolato quadro politico nazionale degli ultimi decenni e le problematicità di uno scenario demografico complesso, dove il crescente invecchiamento della popolazione e i bassissimi indici di natalità rappresentano due delle principali questioni. La disuguaglianza nazionale interna è aumentata, e la distribuzione della ricchezza nazionale evidenzia come il dato italiano, nel quale la distanza tra ricchi e poveri risulta aumentata soprattutto a causa del calo quantitativo dei redditi più bassi, sia pressoché in linea con la tendenza internazionale . Differenti studi evidenziano come il dato relativo al reddito pro-capite italiano sia tornato essenzialmente ai valori che registrati nel 2000. Questo ha ovviamente inciso sulla crescita della povertà e sulla riduzione di opportunità. Se quello appena delineato, rappresenta lo scenario “macro”, con il quale tutte le principali economie sviluppate hanno dovuto confrontarsi, esiste un piano “micro”, che ha visto uomini e donne di tutte le età, fronteggiare in maniera differente queste questioni. In questo senso è possibile evidenziare alcuni temi che più di altri sono al centro di questi processi. Il primo tema è legato alla persistente centralità del lavoro come strumento chiave per incidere su crescita e sviluppo, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto il profilo della definizione dei percorsi di costruzione dell’identità sociale. Il secondo tema è connesso al fatto che i processi appena descritti hanno coinvolto, e stanno coinvolgendo, principalmente, per quanto non solo, le nuove generazioni, che si trovano a sperimentare la complessità di questi cambiamenti in un momento di transizione fondamentale per la definizione dei loro progetti di vita e di lavoro. Vi è poi un terzo tema che più di altri vede l’intrecciarsi tra dimensioni macro (quelle economiche) e dimensioni micro (quelle connesse alle biografie personali e alle scelte di vita e progettuali di uomini e donne) ed è quello connesso alle dinamiche che regolano i processi tra famiglia e lavoro. I cambiamenti di cui abbiamo parlato infatti, hanno coinvolto, in alcuni casi modificandole profondamente, relazioni di genere e dinamiche familiari, ridefinendo in molti casi la relazione famiglia e lavoro. Nello specifico alcuni fenomeni come la crescente flessibilizzazione dei rapporti di lavoro, l’aumentata partecipazione femminile al mercato del lavoro, in combinazione con una maggiore aspettativa di vita e un costante calo dei tassi di natalità, unita all'emergere di una pluralità di forme e modelli di vita familiare, hanno trasformato e in alcuni casi completamente rovesciato posizioni di genere di lunga data . All’interno di uno scenario complesso e in forte mutamento, l’avvento della pandemia da COVID 19 ha generato, sia a livello macro che a livello micro, una serie di eventi che hanno reso il quadro ancora più incerto e per alcuni versi preoccupante. La pandemia ha messo a dura prova sia i sistemi politico istituzionali, che si sono trovati a gestire prima l’emergenza e poi il perdurare di una situazione che da più di un anno sta interessando tutti i paesi, sia i sistemi economici e produttivi, che hanno visto precipitare i principali indicatori dopo la lenta e faticosa ripresa che aveva caratterizzata gli anni successivi alla crisi economico finanziaria del 2008. Ma soprattutto la pandemia ha messo e mette a dura prova uomini e donne nello sperimentare le nuove difficoltà nella gestione quotidiana della propria vita e l’accresciuta incertezza del futuro. Se in prima istanza sembrava che il virus colpisse indiscriminatamente tutti, così non è. Chi è in situazione più vulnerabile (gli anziani, per quanto riguarda la salute ma non solo) rischia di pagare un prezzo decisamente alto. Si pensi poi quei lavoratori, uomini e donne, che hanno perso il lavoro o si trovano in uno stato di “sospensione”, a seguito delle dure, per quanto necessarie, limitazioni alla circolazione, e a quella parte non marginale di popolazione che, già si trovava in condizioni di povertà relativa e che rischia di precipitare in condizioni di povertà estrema a causa degli effetti determinati dalla pandemia. Quello che drammaticamente emerge è l’incidenza della crisi, già evidente sulla polarizzazione delle diseguaglianze, un ampliamento della distanza, già prima così problematica, tra la parte più ricca della popolazione e quella più povera . In un momento storico in cui il contrasto tra interesse per il benessere pubblico (la salute) e interesse privato, sta mettendo a dura prova le scelte della politica, che si trova a gestire questioni delicate come i limiti della privacy e della libertà personale (si pensi alla limitazione negli spostamenti o l’obbligo e le strategie connesse al piano vaccinale) occorre mantenere forte la convinzione che la risposta a questa situazione non può che passare attraverso processi mirati ad incentivare dinamiche di solidarietà e di coesione sociale, al fine di evitare progressive spinte di chiusura sociale e politica. Le differenti scelte che i governi hanno introdotto per contrastare gli effetti della pandemia hanno coinvolto e, in alcuni casi stravolto, non solo gli assetti socio economici a livello macro, ma anche e soprattutto le dinamiche micro che interessano la quotidianità della vita delle persone. È ancora presto per fare analisi puntuali su quanto sta accadendo, in quanto siamo ancora nel pieno della crisi e i dati a disposizione sono parziali. Ma ad un anno dall’inizio della pandemia è possibile cominciare a tracciare qualche “segno”, che servirà sicuramente nei prossimi anni per analizzare e comprendere e, al tempo stesso, programmare. In questa sede proveremo quindi a delineare alcune riflessioni che gravitano intorno ad alcuni nodi che interessano sia la dimensione macro, che quella micro. Il primo nodo fa riferimento alla questione lavorativa e ai profondi cambiamenti che, stanno sperimentando tutti i mercati del lavoro, stretti in una tensione tra rapidi cambiamenti (si pensi all’esplosione dell’uso dello smart working e la conseguente forzata digitalizzazione) e le continue chiusure imposte con l’obiettivo di limitare il contagio. Misure queste ultime che hanno messo in crisi interi settori produttivi (si pensi tra gli altri al turismo, alla ristorazione tra i principali) e inciso sulla perdita di migliaia di posti di lavoro. Il secondo e il terzo nodo sono legati al tema lavorativo e vedono nell’intreccio e nelle dinamiche che legano famiglia e lavoro uno degli assi portanti. In questo senso il secondo nodo fa riferimento agli esiti che la pandemia ha determinato sugli equilibri familiari e sui conseguenti effetti sulle disparità di genere, mentre il terzo fa riferimento alle questioni che gravitano attorno al tema della scuola e della formazione. Quello che si vuole proporre in questa sede non è un’analisi dettagliata sugli esiti della pandemia rispetto a questi temi, analisi per la quale serve tempo, ulteriori dati e riflessioni mirate e puntuali, ma una sorta di “bozzetto” su cui iniziare a lavorare, offrendo qualche dato e qualche interrogativo da cui partire.

L’INTRECCIO TRA LAVORO E FAMIGLIA ALLA PROVA DELLA PANDEMIA. LAVORO, GENERE E SCUOLA. QUALCHE TRACCIA PER RIFLETTERE.

Mauro Migliavacca
2021-01-01

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni, i mutamenti che hanno interessato gli assetti socioeconomici delle principali economie sviluppate, hanno influito in maniera significativa sulle biografie di vita di uomini e donne, e sulle principali dinamiche di regolazione sociale. La progressiva accelerazione dello sviluppo tecnologico ha amplificato in molti casi queste dinamiche, aumentando la distanza tra chi ha avuto capacità e risorse per reagire ai cambiamenti e chi invece è rimasto intrappolato non riuscendo a reagire al cambiamento, anche perché il sistema di protezione sociale (quando presente), non è riuscito ad intercettare questi bisogni o era così indebolito da rendere la rete di protezione eccessivamente permeabile. La globalizzazione dei mercati e la progressiva finanziarizzazione dell’economia, unite a questioni chiave come il conflitto generazionale e la progressiva polarizzazione delle opportunità lavorative (che incide sul crescente impoverimento di ampie quote di popolazione), rappresentano solo alcuni dei concetti chiave, attorno a cui ruotano questi cambiamenti. La ridefinizione delle dinamiche di diseguaglianza ha colpito in maniera forte anche il nostro paese, erodendo più o meno ampie aree di benessere e di sicurezza, già provate da un contesto macroeconomico debole e territorialmente frammentato, a causa del perdurare degli esiti della crisi economico finanziaria. A rendere ancora più complesso questo quadro, si aggiungono l’articolato quadro politico nazionale degli ultimi decenni e le problematicità di uno scenario demografico complesso, dove il crescente invecchiamento della popolazione e i bassissimi indici di natalità rappresentano due delle principali questioni. La disuguaglianza nazionale interna è aumentata, e la distribuzione della ricchezza nazionale evidenzia come il dato italiano, nel quale la distanza tra ricchi e poveri risulta aumentata soprattutto a causa del calo quantitativo dei redditi più bassi, sia pressoché in linea con la tendenza internazionale . Differenti studi evidenziano come il dato relativo al reddito pro-capite italiano sia tornato essenzialmente ai valori che registrati nel 2000. Questo ha ovviamente inciso sulla crescita della povertà e sulla riduzione di opportunità. Se quello appena delineato, rappresenta lo scenario “macro”, con il quale tutte le principali economie sviluppate hanno dovuto confrontarsi, esiste un piano “micro”, che ha visto uomini e donne di tutte le età, fronteggiare in maniera differente queste questioni. In questo senso è possibile evidenziare alcuni temi che più di altri sono al centro di questi processi. Il primo tema è legato alla persistente centralità del lavoro come strumento chiave per incidere su crescita e sviluppo, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto il profilo della definizione dei percorsi di costruzione dell’identità sociale. Il secondo tema è connesso al fatto che i processi appena descritti hanno coinvolto, e stanno coinvolgendo, principalmente, per quanto non solo, le nuove generazioni, che si trovano a sperimentare la complessità di questi cambiamenti in un momento di transizione fondamentale per la definizione dei loro progetti di vita e di lavoro. Vi è poi un terzo tema che più di altri vede l’intrecciarsi tra dimensioni macro (quelle economiche) e dimensioni micro (quelle connesse alle biografie personali e alle scelte di vita e progettuali di uomini e donne) ed è quello connesso alle dinamiche che regolano i processi tra famiglia e lavoro. I cambiamenti di cui abbiamo parlato infatti, hanno coinvolto, in alcuni casi modificandole profondamente, relazioni di genere e dinamiche familiari, ridefinendo in molti casi la relazione famiglia e lavoro. Nello specifico alcuni fenomeni come la crescente flessibilizzazione dei rapporti di lavoro, l’aumentata partecipazione femminile al mercato del lavoro, in combinazione con una maggiore aspettativa di vita e un costante calo dei tassi di natalità, unita all'emergere di una pluralità di forme e modelli di vita familiare, hanno trasformato e in alcuni casi completamente rovesciato posizioni di genere di lunga data . All’interno di uno scenario complesso e in forte mutamento, l’avvento della pandemia da COVID 19 ha generato, sia a livello macro che a livello micro, una serie di eventi che hanno reso il quadro ancora più incerto e per alcuni versi preoccupante. La pandemia ha messo a dura prova sia i sistemi politico istituzionali, che si sono trovati a gestire prima l’emergenza e poi il perdurare di una situazione che da più di un anno sta interessando tutti i paesi, sia i sistemi economici e produttivi, che hanno visto precipitare i principali indicatori dopo la lenta e faticosa ripresa che aveva caratterizzata gli anni successivi alla crisi economico finanziaria del 2008. Ma soprattutto la pandemia ha messo e mette a dura prova uomini e donne nello sperimentare le nuove difficoltà nella gestione quotidiana della propria vita e l’accresciuta incertezza del futuro. Se in prima istanza sembrava che il virus colpisse indiscriminatamente tutti, così non è. Chi è in situazione più vulnerabile (gli anziani, per quanto riguarda la salute ma non solo) rischia di pagare un prezzo decisamente alto. Si pensi poi quei lavoratori, uomini e donne, che hanno perso il lavoro o si trovano in uno stato di “sospensione”, a seguito delle dure, per quanto necessarie, limitazioni alla circolazione, e a quella parte non marginale di popolazione che, già si trovava in condizioni di povertà relativa e che rischia di precipitare in condizioni di povertà estrema a causa degli effetti determinati dalla pandemia. Quello che drammaticamente emerge è l’incidenza della crisi, già evidente sulla polarizzazione delle diseguaglianze, un ampliamento della distanza, già prima così problematica, tra la parte più ricca della popolazione e quella più povera . In un momento storico in cui il contrasto tra interesse per il benessere pubblico (la salute) e interesse privato, sta mettendo a dura prova le scelte della politica, che si trova a gestire questioni delicate come i limiti della privacy e della libertà personale (si pensi alla limitazione negli spostamenti o l’obbligo e le strategie connesse al piano vaccinale) occorre mantenere forte la convinzione che la risposta a questa situazione non può che passare attraverso processi mirati ad incentivare dinamiche di solidarietà e di coesione sociale, al fine di evitare progressive spinte di chiusura sociale e politica. Le differenti scelte che i governi hanno introdotto per contrastare gli effetti della pandemia hanno coinvolto e, in alcuni casi stravolto, non solo gli assetti socio economici a livello macro, ma anche e soprattutto le dinamiche micro che interessano la quotidianità della vita delle persone. È ancora presto per fare analisi puntuali su quanto sta accadendo, in quanto siamo ancora nel pieno della crisi e i dati a disposizione sono parziali. Ma ad un anno dall’inizio della pandemia è possibile cominciare a tracciare qualche “segno”, che servirà sicuramente nei prossimi anni per analizzare e comprendere e, al tempo stesso, programmare. In questa sede proveremo quindi a delineare alcune riflessioni che gravitano intorno ad alcuni nodi che interessano sia la dimensione macro, che quella micro. Il primo nodo fa riferimento alla questione lavorativa e ai profondi cambiamenti che, stanno sperimentando tutti i mercati del lavoro, stretti in una tensione tra rapidi cambiamenti (si pensi all’esplosione dell’uso dello smart working e la conseguente forzata digitalizzazione) e le continue chiusure imposte con l’obiettivo di limitare il contagio. Misure queste ultime che hanno messo in crisi interi settori produttivi (si pensi tra gli altri al turismo, alla ristorazione tra i principali) e inciso sulla perdita di migliaia di posti di lavoro. Il secondo e il terzo nodo sono legati al tema lavorativo e vedono nell’intreccio e nelle dinamiche che legano famiglia e lavoro uno degli assi portanti. In questo senso il secondo nodo fa riferimento agli esiti che la pandemia ha determinato sugli equilibri familiari e sui conseguenti effetti sulle disparità di genere, mentre il terzo fa riferimento alle questioni che gravitano attorno al tema della scuola e della formazione. Quello che si vuole proporre in questa sede non è un’analisi dettagliata sugli esiti della pandemia rispetto a questi temi, analisi per la quale serve tempo, ulteriori dati e riflessioni mirate e puntuali, ma una sorta di “bozzetto” su cui iniziare a lavorare, offrendo qualche dato e qualche interrogativo da cui partire.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1065740
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