This paper offers a (critical) reading of a recent ruling by the Supreme Court of Cassation on non-pecuniary damage resulting from injury to psycho-physical integrity (so-called biological damage). In particular, after a brief reconstruction of the concrete case and the facts of cause, we have focused on the problems generated by the modus procedendi of the Supreme Court (and, in particular, the III Civil Section): the misinterpretation of some normative data and the clear hostility towards previous case law pronounced at the highest level of legitimacy (United Sections of 2008) have led to unacceptable results, also because the product of a path without a common (and wider) moment of reflection. The self-referentially of the III Section of the Court of Cassation in conducting a battle aimed at demolishing the results achieved at the outcome of the last moment of true ‘nomofilachia’ shows all its limits in cases such as the one under consideration, as in clear contradiction even with some of the arguments that were placed at the base of the critiques made to the previous jurisprudence. The work concludes with the hope of a more peaceful debate and not characterized by aprioristic stances, in order to make really constructive re ection on the complex issue of non-pecuniary damage.

Il presente lavoro offre una lettura (critica) di una recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione sul danno non patrimoniale derivante da lesione all’integrità psico-fisica (c.d. danno biologico). In particolare, dopo una sommaria ricostruzione della vicenda concreta e dei fatti di causa, ci si è soffermati sulle problematicità generate dal modus procedendi della Suprema Corte (e, in particolare, della III Sezione civile): l’erronea interpretazione di alcuni dati normativi e la chiara ostilità nei confronti dei precedenti giurisprudenziali pronunciati al più alto livello di legittimità (Sezioni Unite del 2008) hanno condotto a risultati non condivisibili, anche perché frutto di un percorso privo di un comune (e più ampio) momento di riflessione. La auto-referenzialità della III Sezione della Corte di Cassazione nel condurre una battaglia volta a demolire i risultati raggiunti all’esito dell’ultimo momento di vera nomofilachia mostra tutti i suoi limiti in casi come quello in esame, in quanto in palese contraddizione addirittura con alcuni tra gli argomenti che erano stati posti a fondamento delle critiche mosse ai precedenti giurisprudenziali. Il lavoro si conclude con l’auspicio di un confronto più pacato e non caratterizzato da aprioristiche prese di posizione, al fine di rendere davvero costruttiva la riflessione sul complesso tema del danno non patrimoniale.

Anassagora entra in Cassazione e rende strabico il risarcimento del danno non patrimoniale: commento a Cass. 25164/2020

luca Oliveri
2021-01-01

Abstract

This paper offers a (critical) reading of a recent ruling by the Supreme Court of Cassation on non-pecuniary damage resulting from injury to psycho-physical integrity (so-called biological damage). In particular, after a brief reconstruction of the concrete case and the facts of cause, we have focused on the problems generated by the modus procedendi of the Supreme Court (and, in particular, the III Civil Section): the misinterpretation of some normative data and the clear hostility towards previous case law pronounced at the highest level of legitimacy (United Sections of 2008) have led to unacceptable results, also because the product of a path without a common (and wider) moment of reflection. The self-referentially of the III Section of the Court of Cassation in conducting a battle aimed at demolishing the results achieved at the outcome of the last moment of true ‘nomofilachia’ shows all its limits in cases such as the one under consideration, as in clear contradiction even with some of the arguments that were placed at the base of the critiques made to the previous jurisprudence. The work concludes with the hope of a more peaceful debate and not characterized by aprioristic stances, in order to make really constructive re ection on the complex issue of non-pecuniary damage.
2021
Il presente lavoro offre una lettura (critica) di una recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione sul danno non patrimoniale derivante da lesione all’integrità psico-fisica (c.d. danno biologico). In particolare, dopo una sommaria ricostruzione della vicenda concreta e dei fatti di causa, ci si è soffermati sulle problematicità generate dal modus procedendi della Suprema Corte (e, in particolare, della III Sezione civile): l’erronea interpretazione di alcuni dati normativi e la chiara ostilità nei confronti dei precedenti giurisprudenziali pronunciati al più alto livello di legittimità (Sezioni Unite del 2008) hanno condotto a risultati non condivisibili, anche perché frutto di un percorso privo di un comune (e più ampio) momento di riflessione. La auto-referenzialità della III Sezione della Corte di Cassazione nel condurre una battaglia volta a demolire i risultati raggiunti all’esito dell’ultimo momento di vera nomofilachia mostra tutti i suoi limiti in casi come quello in esame, in quanto in palese contraddizione addirittura con alcuni tra gli argomenti che erano stati posti a fondamento delle critiche mosse ai precedenti giurisprudenziali. Il lavoro si conclude con l’auspicio di un confronto più pacato e non caratterizzato da aprioristiche prese di posizione, al fine di rendere davvero costruttiva la riflessione sul complesso tema del danno non patrimoniale.
978-989-54869-8-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1055123
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