Parlare di infrastrutture oggi è roba da far tremare i polsi. Siano esse grigie come il Viadotto Polcevera, crollato a seguito di un collasso strutturale nel 2018, oppure blu, per le quali ogni anno in Italia si registrano dai 150 ai 200 eventi alluvionali, o a anche verdi, investite questo anno -basti citare- dal triplo degli incendi boschivi. Eppure, il nome stesso evoca quanto di più positivo si possa pensare e concepire per una comunità di uomini, animali e vegetali: l’infra-struttura non è qualcosa di sovrapposto e nemmeno di invadente, ma anzi deve la sua natura all’essere complementare di qualcosa. Anche se necessaria, è sempre di servizio; anche se indispensabile, è teatro di altro. È sempre relazione fra parti, fino quasi a confondersi con esse. Ed esse stesse si confondono, nelle loro tre tipologie: nelle alzate padane, dove inizia la strada e finisce il fiume? Salendo lungo il Passo Sella, dove finisce la via e comincia la natura? Nel parco del Sesia, dove si immerge il salice ed emerge la palude? A volte, il tracciato di qualcuna si interrompe bruscamente; un pezzo di puzzle impazzito e monocolore sembra frammentare la continuità delle altre. Oppure sta solo recitando il suo ruolo di “pezzo” nel “puzzle”? Il presente contributo inizia qui. Dal caso serio posto dalla convivenza, coesistenza e coabitazione di tre gradazioni di colore che sembrano a volte farsi guerra le une contro le altre. Esso nasce dalla volontà di approfondire il significato di ciascuna, ma anche di investigare il rapporto fra le tre, come concedendoci, nell’esaminarle, una pausa di riflessione.

Blu. Verdi. Grigie. Tre infrastrutture o gradazioni di colore?

Ilaria Delponte
2021-01-01

Abstract

Parlare di infrastrutture oggi è roba da far tremare i polsi. Siano esse grigie come il Viadotto Polcevera, crollato a seguito di un collasso strutturale nel 2018, oppure blu, per le quali ogni anno in Italia si registrano dai 150 ai 200 eventi alluvionali, o a anche verdi, investite questo anno -basti citare- dal triplo degli incendi boschivi. Eppure, il nome stesso evoca quanto di più positivo si possa pensare e concepire per una comunità di uomini, animali e vegetali: l’infra-struttura non è qualcosa di sovrapposto e nemmeno di invadente, ma anzi deve la sua natura all’essere complementare di qualcosa. Anche se necessaria, è sempre di servizio; anche se indispensabile, è teatro di altro. È sempre relazione fra parti, fino quasi a confondersi con esse. Ed esse stesse si confondono, nelle loro tre tipologie: nelle alzate padane, dove inizia la strada e finisce il fiume? Salendo lungo il Passo Sella, dove finisce la via e comincia la natura? Nel parco del Sesia, dove si immerge il salice ed emerge la palude? A volte, il tracciato di qualcuna si interrompe bruscamente; un pezzo di puzzle impazzito e monocolore sembra frammentare la continuità delle altre. Oppure sta solo recitando il suo ruolo di “pezzo” nel “puzzle”? Il presente contributo inizia qui. Dal caso serio posto dalla convivenza, coesistenza e coabitazione di tre gradazioni di colore che sembrano a volte farsi guerra le une contro le altre. Esso nasce dalla volontà di approfondire il significato di ciascuna, ma anche di investigare il rapporto fra le tre, come concedendoci, nell’esaminarle, una pausa di riflessione.
2021
978-88-351-1994-4
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