The work starts from an analysis of European countries’ Constitutions, to identify rules against political parties and associations which are considered as threatening liberal-democratic institutions. Particular attention is paid on instruments similar to those German Fundamental Law provides for, establishing the intervention of the Constitutional Court (or other courts, in case the latter doesn’t exist) and the possible dissolution of political parties and movements, in reaction to their anti-democratic activity. Later on, the work ascertains the concrete use of such instruments and analyses several important examples of the jurisprudence on the matter, in order to: 1) identify the possible existence of a shared and common concept of “enemy of the democracy”, based, on one side, on constitutional and legislative norms and, on the other side, on the constitutional jurisprudence; 2) understand the “constitutional policies” the courts comply with, about the identification of the organizations under charge and about the concrete implementation of the available repressive means. It involves a comparative analysis of the existing judicial decisions, paying particular attention to German and Spanish jurisprudence but making reference to several other countries, too. According to the results of the previous analysis, the final part of the work focuses on some problematic aspects of the mechanisms for the repression of anti-democratic parties, especially: 1) the existence (or not) of a concept of “enemy of democracy”, shared by the stabilized democracies; 2) the usefulness (or the pointlessness) of the mentioned repressive instruments; 3) the risk that – in not stabilized democracies – they result in an authoritarian regression, especially when party unconstitutionality, as outlined by the Constitution, not only involves the aim of undermining the democratic order, but makes also reference to ideological orientations (e.g. religious parties) or socio-cultural identities (e.g. ethnic minorities organizations, regional parties, etc.).

Il lavoro parte da una ricognizione dei testi costituzionali dei paesi europei, volta ad identificare le disposizioni relative alla messa al bando di formazioni politiche ed associazioni definite come minacciose per le istituzioni liberal-democratiche. In particolare, si concentra l’attenzione sull’adozione di istituti analoghi a quelli previsti dalla Grundgesetz tedesca, che comportino l’intervento della Corte costituzionale (o della Corte Suprema, ove la precedente non esista) e la possibilità di sciogliere partiti e movimenti politici come contropartita della loro azione anti-democratica. Si passa quindi ad appurare l’effettivo utilizzo di simili istituti e, su tale base, ad analizzare campioni significativi della relativa giurisprudenza, al fine di: 1) identificare, se possibile, un concetto comune e condiviso di “nemico della democrazia”, basato sia sulle disposizioni costituzionali e normative, sia sull’inquadramento realizzato dalla giurisprudenza costituzionale; 2) comprendere le “politiche costituzionali” seguite dalla giurisprudenza nella valutazione delle caratteristiche delle organizzazioni oggetto di controllo e nel maggiore o minore ricorso all’applicazione degli strumenti repressivi a disposizione. Ciò comporta naturalmente una comparazione della giurisprudenza disponibile, con particolare attenzione a quella tedesca e spagnola, ma con riferimenti anche a quella di altri paesi. Sulla base dei risultati della precedente analisi, la parte conclusiva mira a focalizzare alcuni elementi problematici dei meccanismi di repressione dei partiti anti-democratici, in particolare: 1) l’identificabilità o meno di un profilo interpretativo dell’identità dei “nemici della democrazia”, comune alle democrazie consolidate; 2) l’utilità o meno degli istituti in esame; 3) il rischio che in democrazie non consolidate tali istituti possano invece costituire uno strumento di involuzione autoritaria, specie se tra gli elementi di incostituzionalità dei partiti non si faccia riferimento solo a finalità di sovvertimento dell’ordinamento democratico, bensì anche a componenti di orientamento ideologico (per es. i partiti di ispirazione religiosa) o di appartenenza socio-culturale (minoranze etniche, partiti regionali, ecc.).

I nemici della democrazia. Spunti di giurisprudenza costituzionale comparata in materia di scioglimento dei partiti politici

A. Canepa
2020-01-01

Abstract

The work starts from an analysis of European countries’ Constitutions, to identify rules against political parties and associations which are considered as threatening liberal-democratic institutions. Particular attention is paid on instruments similar to those German Fundamental Law provides for, establishing the intervention of the Constitutional Court (or other courts, in case the latter doesn’t exist) and the possible dissolution of political parties and movements, in reaction to their anti-democratic activity. Later on, the work ascertains the concrete use of such instruments and analyses several important examples of the jurisprudence on the matter, in order to: 1) identify the possible existence of a shared and common concept of “enemy of the democracy”, based, on one side, on constitutional and legislative norms and, on the other side, on the constitutional jurisprudence; 2) understand the “constitutional policies” the courts comply with, about the identification of the organizations under charge and about the concrete implementation of the available repressive means. It involves a comparative analysis of the existing judicial decisions, paying particular attention to German and Spanish jurisprudence but making reference to several other countries, too. According to the results of the previous analysis, the final part of the work focuses on some problematic aspects of the mechanisms for the repression of anti-democratic parties, especially: 1) the existence (or not) of a concept of “enemy of democracy”, shared by the stabilized democracies; 2) the usefulness (or the pointlessness) of the mentioned repressive instruments; 3) the risk that – in not stabilized democracies – they result in an authoritarian regression, especially when party unconstitutionality, as outlined by the Constitution, not only involves the aim of undermining the democratic order, but makes also reference to ideological orientations (e.g. religious parties) or socio-cultural identities (e.g. ethnic minorities organizations, regional parties, etc.).
2020
Il lavoro parte da una ricognizione dei testi costituzionali dei paesi europei, volta ad identificare le disposizioni relative alla messa al bando di formazioni politiche ed associazioni definite come minacciose per le istituzioni liberal-democratiche. In particolare, si concentra l’attenzione sull’adozione di istituti analoghi a quelli previsti dalla Grundgesetz tedesca, che comportino l’intervento della Corte costituzionale (o della Corte Suprema, ove la precedente non esista) e la possibilità di sciogliere partiti e movimenti politici come contropartita della loro azione anti-democratica. Si passa quindi ad appurare l’effettivo utilizzo di simili istituti e, su tale base, ad analizzare campioni significativi della relativa giurisprudenza, al fine di: 1) identificare, se possibile, un concetto comune e condiviso di “nemico della democrazia”, basato sia sulle disposizioni costituzionali e normative, sia sull’inquadramento realizzato dalla giurisprudenza costituzionale; 2) comprendere le “politiche costituzionali” seguite dalla giurisprudenza nella valutazione delle caratteristiche delle organizzazioni oggetto di controllo e nel maggiore o minore ricorso all’applicazione degli strumenti repressivi a disposizione. Ciò comporta naturalmente una comparazione della giurisprudenza disponibile, con particolare attenzione a quella tedesca e spagnola, ma con riferimenti anche a quella di altri paesi. Sulla base dei risultati della precedente analisi, la parte conclusiva mira a focalizzare alcuni elementi problematici dei meccanismi di repressione dei partiti anti-democratici, in particolare: 1) l’identificabilità o meno di un profilo interpretativo dell’identità dei “nemici della democrazia”, comune alle democrazie consolidate; 2) l’utilità o meno degli istituti in esame; 3) il rischio che in democrazie non consolidate tali istituti possano invece costituire uno strumento di involuzione autoritaria, specie se tra gli elementi di incostituzionalità dei partiti non si faccia riferimento solo a finalità di sovvertimento dell’ordinamento democratico, bensì anche a componenti di orientamento ideologico (per es. i partiti di ispirazione religiosa) o di appartenenza socio-culturale (minoranze etniche, partiti regionali, ecc.).
978-88-6184-668-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1031904
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