Nel 1900 il Comune di Finalmarina (dal 1927 Finale Ligure) decise di promuovere lo sviluppo industriale del territorio, avviato nel 1906 grazie all’impianto di uno stabilimento per la costruzione di carri ferroviari, le “Offcine di Finalmarina”. Nel corso della Prima guerra mondiale la fabbrica fu rilevata dalla “Piaggio & Comp.” di Genova e destinata alla produzione aeronautica su licenza. A partire dagli anni Venti l’azienda iniziò a progettare in proprio aeroplani e motori e nel secondo dopoguerra, con la ripresa del mercato aeronautico, realizzò alcuni velivoli di successo internazionale: l’anfibio P. 136, il suo derivato terrestre P. 166 e gli addestratori P.148 e P. 149. La fabbrica finalese si affermò inoltre come qualificato polo motoristico per il montaggio e la revisione di propulsori a pistoni, turboelica e a reazione: tra questi ultimi i Rolls Royce “Viper” utilizzati dagli Aermacchi MB 339 delle Frecce Tricolori. I nuovi equilibri internazionali indotti dal crollo del sistema Comunista tra il 1989 e il 1991 e la contrazione del mercato aeronautico incisero negativamente sull’industria ligure, proprio nel periodo di sviluppo dell’innovativo velivolo executive P. 180, simbolo di eccellenza tecnologica, progettuale e produttiva. Dopo un lungo periodo caratterizzato da crisi industriali e occupazionali, ma anche da tentativi di rilancio, alla fine del 2014 lo stabilimento finalese è stato trasferito a Villanova d’Albenga. Per un secolo Finale Ligure è stata città del volo: la sua storia si intreccia alle vicende dei cantieri Piaggio, nello spazio aereo della memoria rappresentato dal grande hangar per idrovolanti costruito in riva al mare nel 1918 e da altri edifici industriali ormai abbandonati, destinati in gran parte alla demolizione. Un lavoro basato su un’ampia ricerca d’archivio che consente di recuperare l’eredità sociale lasciata nel territorio finalese da una delle principali industrie aeronautiche nazionali.

Spazio aereo Piaggio. Un secolo di cultura industriale nella città del volo

Caffarena Fabio
2020-01-01

Abstract

Nel 1900 il Comune di Finalmarina (dal 1927 Finale Ligure) decise di promuovere lo sviluppo industriale del territorio, avviato nel 1906 grazie all’impianto di uno stabilimento per la costruzione di carri ferroviari, le “Offcine di Finalmarina”. Nel corso della Prima guerra mondiale la fabbrica fu rilevata dalla “Piaggio & Comp.” di Genova e destinata alla produzione aeronautica su licenza. A partire dagli anni Venti l’azienda iniziò a progettare in proprio aeroplani e motori e nel secondo dopoguerra, con la ripresa del mercato aeronautico, realizzò alcuni velivoli di successo internazionale: l’anfibio P. 136, il suo derivato terrestre P. 166 e gli addestratori P.148 e P. 149. La fabbrica finalese si affermò inoltre come qualificato polo motoristico per il montaggio e la revisione di propulsori a pistoni, turboelica e a reazione: tra questi ultimi i Rolls Royce “Viper” utilizzati dagli Aermacchi MB 339 delle Frecce Tricolori. I nuovi equilibri internazionali indotti dal crollo del sistema Comunista tra il 1989 e il 1991 e la contrazione del mercato aeronautico incisero negativamente sull’industria ligure, proprio nel periodo di sviluppo dell’innovativo velivolo executive P. 180, simbolo di eccellenza tecnologica, progettuale e produttiva. Dopo un lungo periodo caratterizzato da crisi industriali e occupazionali, ma anche da tentativi di rilancio, alla fine del 2014 lo stabilimento finalese è stato trasferito a Villanova d’Albenga. Per un secolo Finale Ligure è stata città del volo: la sua storia si intreccia alle vicende dei cantieri Piaggio, nello spazio aereo della memoria rappresentato dal grande hangar per idrovolanti costruito in riva al mare nel 1918 e da altri edifici industriali ormai abbandonati, destinati in gran parte alla demolizione. Un lavoro basato su un’ampia ricerca d’archivio che consente di recuperare l’eredità sociale lasciata nel territorio finalese da una delle principali industrie aeronautiche nazionali.
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