Osservare e comprendere in profondità, oltre le apparenze, (inter e legere, etimologia di intelligenza) il processo dinamico della resilienza si rivela operazione molto interessante. Questi studi possono aiutare i progettisti e i designer, quando si trovino di fronte a situazioni emergenziali, nel favorire la ricostruzione dei legami sociali fra le persone, e l’incremento della motivazione a sviluppare, appunto, atteggiamenti resilienti, dopo eventi traumatici. In questo contesto, alcune considerazioni di psicologia della ricostruzione evidenziano come il designer sia veramente nelle condizioni di agevolare un vero e proprio percorso di vita, alimentando la scoperta di nuove forze personali, al fine di superare le avversità. E poiché, il processo resiliente è individuale, si costruisce nella persona in base alla propria identità, ossia è diverso per ciascuno; diventa necessario, quindi, che il designer sappia individuare queste differenze per armonizzarle in un processo di socializzazione. Situazioni, eventi, azioni e luoghi che agevolino dunque atteggiamenti prosociali e solidali, all’insegna dell’ottimismo, dell’autostima, delle emozioni positive e del supporto sociale, possiedono una valenza pedagogica e cognitiva che i designers possono progettare nei loro interventi professionali. Il sistema dell’auto-costruzione, il montaggio in situ, l’adattabilità delle soluzioni sono strumenti chiave, per esempio, utilizzati anche da Medici Senza Frontiere in territori colpiti poiché prevedono la sostituzione o l’arricchimento in tempi quanto più possibile brevi, e tuttavia offrono spazi privati a individui e nuclei familiari minacciati da disastri antropici. Nel considerare l’elementarità dell’operazione si circoscrive fortemente questo genere di emergenze, offrendo il vantaggio di un riscatto psicologico e sociale, necessariamente obbligato dalla produzione dei ripari. Il fine rimane quello di rafforzare il senso di appartenenza al gruppo e gettare le basi per una risposta allo stress pos-ttraumatico da disastro (PTSD, Post Tramumatic Stress Disorder). In tal senso si riportano le parole del Capo dello Shelter Programme della Federazione Internazionale, Graham Sauders riferite alla presentazione della mostra “Una casa per tutti”, tenutasi a Milano in occasione della Triennale 2008, della Light Weight Emergency Tent, utilizzata per la prima volta in occasione del terremoto del Perù, nell’agosto 2007: «Il rifugio è molto più che una semplice copertura. È un modo per provvedere a una famiglia o a una persona, solitamente traumatizzata da un disastro naturale o da un altro tipo di crisi, con sicurezza, con protezione dalle condizioni climatiche e dalla malattie, con un alto livello di intimità e comfort per aiutarli a ricostruire le loro vite».

Intelligere la resilienza. Alcune considerazioni di Psicologia della ricostruzione per far fronte al PTSD (Post Traumatic Stress Disorder)

alessandro bertirotti
2016-01-01

Abstract

Osservare e comprendere in profondità, oltre le apparenze, (inter e legere, etimologia di intelligenza) il processo dinamico della resilienza si rivela operazione molto interessante. Questi studi possono aiutare i progettisti e i designer, quando si trovino di fronte a situazioni emergenziali, nel favorire la ricostruzione dei legami sociali fra le persone, e l’incremento della motivazione a sviluppare, appunto, atteggiamenti resilienti, dopo eventi traumatici. In questo contesto, alcune considerazioni di psicologia della ricostruzione evidenziano come il designer sia veramente nelle condizioni di agevolare un vero e proprio percorso di vita, alimentando la scoperta di nuove forze personali, al fine di superare le avversità. E poiché, il processo resiliente è individuale, si costruisce nella persona in base alla propria identità, ossia è diverso per ciascuno; diventa necessario, quindi, che il designer sappia individuare queste differenze per armonizzarle in un processo di socializzazione. Situazioni, eventi, azioni e luoghi che agevolino dunque atteggiamenti prosociali e solidali, all’insegna dell’ottimismo, dell’autostima, delle emozioni positive e del supporto sociale, possiedono una valenza pedagogica e cognitiva che i designers possono progettare nei loro interventi professionali. Il sistema dell’auto-costruzione, il montaggio in situ, l’adattabilità delle soluzioni sono strumenti chiave, per esempio, utilizzati anche da Medici Senza Frontiere in territori colpiti poiché prevedono la sostituzione o l’arricchimento in tempi quanto più possibile brevi, e tuttavia offrono spazi privati a individui e nuclei familiari minacciati da disastri antropici. Nel considerare l’elementarità dell’operazione si circoscrive fortemente questo genere di emergenze, offrendo il vantaggio di un riscatto psicologico e sociale, necessariamente obbligato dalla produzione dei ripari. Il fine rimane quello di rafforzare il senso di appartenenza al gruppo e gettare le basi per una risposta allo stress pos-ttraumatico da disastro (PTSD, Post Tramumatic Stress Disorder). In tal senso si riportano le parole del Capo dello Shelter Programme della Federazione Internazionale, Graham Sauders riferite alla presentazione della mostra “Una casa per tutti”, tenutasi a Milano in occasione della Triennale 2008, della Light Weight Emergency Tent, utilizzata per la prima volta in occasione del terremoto del Perù, nell’agosto 2007: «Il rifugio è molto più che una semplice copertura. È un modo per provvedere a una famiglia o a una persona, solitamente traumatizzata da un disastro naturale o da un altro tipo di crisi, con sicurezza, con protezione dalle condizioni climatiche e dalla malattie, con un alto livello di intimità e comfort per aiutarli a ricostruire le loro vite».
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
MED NET RES_Intelligere.pdf

accesso chiuso

Tipologia: Documento in Post-print
Dimensione 1.8 MB
Formato Adobe PDF
1.8 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1009188
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact