L’articolo descrive gli sforzi delle nazioni europee di mantenere in vita il processo di distensione tra i due blocchi durante la prima metà degli anni Ottanta, analizzando in particolare le relazioni tra la Cee e l’Unione Sovietica. La politica europea verrà ricostruita attraverso la prospettiva della Cooperazione Politica Europea (CPE), il meccanismo di coordinamento delle politiche estere dei paesi membri della CEE, che ha preceduto la PESC, creata con il Trattato di Maastricht del 1992. L’articolo è diviso in due parti: dopo una sintetica descrizione della CPE, del suo funzionamento e dei suoi principali successi nel corso degli anni Settanta, la prima parte ricostruisce le principali iniziative delle nazioni europee tese a rivitalizzare la distensione nella prima metà degli anni Ottanta, analizzando in particolare il caso della Polonia nel 1981. La seconda parte ricostruisce invece le relazioni tra la Cee e l’Unione Sovietica dopo la firma dell’Atto Unico Europeo nel 1986. Sebbene l’Atto Unico Europeo sia soprattutto ricordato per avere completato e dato vita al mercato unico, esso rappresentò un importante momento di svolta anche per lo sviluppo di una politica estera europea. Finalmente la CPE veniva inserita e diventava parte integrante dei Trattati. L’articolo si sofferma in particolare sull’importanza del principio di “coerenza” tra le dichiarazioni politiche adottate dai governi con la CPE e il crescente ricorso da parte della CEE a forme di assistenza economica condizionata o a sanzioni economiche. In particolare, l’articolo cercherà di comprendere se il completamento del mercato unico e il rilancio dell’integrazione europea nella seconda metà degli anni Ottanta influenzarono la politica estera dell’URSS e il progetto di Casa Comune europea di Gorbacëv.

Keeping Détente Alive. European Political Cooperation and East-West dialogue during the 1980's

M. E. Guasconi
2019-01-01

Abstract

L’articolo descrive gli sforzi delle nazioni europee di mantenere in vita il processo di distensione tra i due blocchi durante la prima metà degli anni Ottanta, analizzando in particolare le relazioni tra la Cee e l’Unione Sovietica. La politica europea verrà ricostruita attraverso la prospettiva della Cooperazione Politica Europea (CPE), il meccanismo di coordinamento delle politiche estere dei paesi membri della CEE, che ha preceduto la PESC, creata con il Trattato di Maastricht del 1992. L’articolo è diviso in due parti: dopo una sintetica descrizione della CPE, del suo funzionamento e dei suoi principali successi nel corso degli anni Settanta, la prima parte ricostruisce le principali iniziative delle nazioni europee tese a rivitalizzare la distensione nella prima metà degli anni Ottanta, analizzando in particolare il caso della Polonia nel 1981. La seconda parte ricostruisce invece le relazioni tra la Cee e l’Unione Sovietica dopo la firma dell’Atto Unico Europeo nel 1986. Sebbene l’Atto Unico Europeo sia soprattutto ricordato per avere completato e dato vita al mercato unico, esso rappresentò un importante momento di svolta anche per lo sviluppo di una politica estera europea. Finalmente la CPE veniva inserita e diventava parte integrante dei Trattati. L’articolo si sofferma in particolare sull’importanza del principio di “coerenza” tra le dichiarazioni politiche adottate dai governi con la CPE e il crescente ricorso da parte della CEE a forme di assistenza economica condizionata o a sanzioni economiche. In particolare, l’articolo cercherà di comprendere se il completamento del mercato unico e il rilancio dell’integrazione europea nella seconda metà degli anni Ottanta influenzarono la politica estera dell’URSS e il progetto di Casa Comune europea di Gorbacëv.
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