Fondata su un principio di instabilità, la metamorfosi affascina e respinge allo stesso tempo, suscitando un effetto contrastante dovuto a una singolare commistione tra elementi familiari e perturbanti. Questione antica e attuale, la metamorfosi si esprime per immagini, attraverso forme di corpi ed entità che mutano e si evolvono forzando i propri limiti naturali e biologici, e infrangendo i canoni dell’esistenza e della rappresentazione del mondo, del sé e dell’altro. In questo movimento del corpo, e precisamente nella sovrapposizione tra diversi corpi (immagini ed esistenze), risiede l’estrema attualità della metamorfosi: “figura”, processo e dispositivo in cui si rispecchia il trasmigrare dell’individuo, dall’antichità alla condizione postmediale, contraddistinta dal flusso di dati e dagli inediti ambienti mediali. Dunque, interrogarsi sulla metamorfosi significa soffermarsi sul divenire delle forme, sulla commistione fra soggetti diversi, sul loro progredire nel tempo e nello spazio e sulla loro rappresentazione in un orizzonte complesso in cui convergono pratiche, interazioni fra dispositivi, ontologie dell’immagine e processi di manipolazione e di “messa in visibile” del reale. All’incrocio di diverse “discipline indisciplinate”, questo lavoro si propone di individuare e approfondire le principali declinazioni della metamorfosi, privilegiando una lettura comparata di fenomeni e occorrenze che ricadono e investono il dibattito teorico e critico sotto molteplici prospettive: fra studi culturali e visuali, archeologia dei media, storia del cinema e iconologia, la lettura e l’interpretazione della metamorfosi, che qui vengono proposte e sostenute, si sviluppano alla luce del rapporto dell’immagine con la tecnologia e con il cinema, medium metamorfico per eccellenza. Accanto alla ricognizione storico-critica, si stagliano dunque proposte e letture originali di opere e pratiche che ridiscutono e attualizzano il paradigma della metamorfosi. Nel corso dei primi due capitoli, accanto alle metafore e agli usi consueti della metamorfosi, viene individuato nella “frizione” fra still e motion il legame con il dispositivo cinematografico, che nella sua stessa natura allude al processo e al divenire metamorfico. Fra inanimato e animato si consuma dunque l’archeologia della metamorfosi, mentre gli stadi del cammino precinematografico scandiscono l’avvicinamento al cinématographe e alla compiuta restituzione della metamorfosi stessa. Nella seconda parte, tre casi studio illustrano e verificano gli assunti teorici e le ipotesi di lavoro sviluppati nei primi due capitoli. L’analisi si concentrata su tre modalità contemporanee di manipolazione dell’immagine, che conservano in sé i diversi principi fondativi della metamorfosi, riutilizzando e reinterpretando processi che affondano le radici nell'archeologia dei media. Ecco allora che morphing, GIF e selfie appaiono come pratiche di distorsione dello spazio e del tempora che agiscono in contesti e attraverso modalità lontane fra loro. Dall'analisi di questi casi studio, emergono di volta in volta le differenti svolte iconiche e processuali che caratterizzano gli approcci alle immagini, alla loro presentazione, alla loro manipolazione e discussione. In questo scambio continuo tra agente e soggetto della metamorfosi entrano in gioco, naturalmente, i media, con le loro ricadute capillari ed esponenziali sulla percezione del tempo e dello spazio, e quindi sulle due coordinate di base su cui si innestano le dinamiche metamorfiche. In controluce emerge allora la definizione della metamorfosi come dispositivo, oltre che come “figura”. Analizzata nella sua persistenza e nei suoi aggiornamenti contemporanei (attraverso l’analisi combinata delle sue manifestazioni nei crocevia epocali del moderno, del post-moderno e del digital turn), e lontana dunque dal paradigma letterario e dalla produzione classica, la metamorfosi condensa in sé da un lato le mutevoli possibilità di manipolazione e condivisione delle immagini, dall'altro l’idea stessa di rendere in immagine il divenire. Agendo, quindi, sui processi di materializzazione e smaterializzazione, la metamorfosi acquista nuova significazione proprio alla luce delle implicazioni e dell’infiltrazione profonda dei media nella società.

L’orizzonte visuale della metamorfosi

TONGIANI, SARA
2019-05-30

Abstract

Fondata su un principio di instabilità, la metamorfosi affascina e respinge allo stesso tempo, suscitando un effetto contrastante dovuto a una singolare commistione tra elementi familiari e perturbanti. Questione antica e attuale, la metamorfosi si esprime per immagini, attraverso forme di corpi ed entità che mutano e si evolvono forzando i propri limiti naturali e biologici, e infrangendo i canoni dell’esistenza e della rappresentazione del mondo, del sé e dell’altro. In questo movimento del corpo, e precisamente nella sovrapposizione tra diversi corpi (immagini ed esistenze), risiede l’estrema attualità della metamorfosi: “figura”, processo e dispositivo in cui si rispecchia il trasmigrare dell’individuo, dall’antichità alla condizione postmediale, contraddistinta dal flusso di dati e dagli inediti ambienti mediali. Dunque, interrogarsi sulla metamorfosi significa soffermarsi sul divenire delle forme, sulla commistione fra soggetti diversi, sul loro progredire nel tempo e nello spazio e sulla loro rappresentazione in un orizzonte complesso in cui convergono pratiche, interazioni fra dispositivi, ontologie dell’immagine e processi di manipolazione e di “messa in visibile” del reale. All’incrocio di diverse “discipline indisciplinate”, questo lavoro si propone di individuare e approfondire le principali declinazioni della metamorfosi, privilegiando una lettura comparata di fenomeni e occorrenze che ricadono e investono il dibattito teorico e critico sotto molteplici prospettive: fra studi culturali e visuali, archeologia dei media, storia del cinema e iconologia, la lettura e l’interpretazione della metamorfosi, che qui vengono proposte e sostenute, si sviluppano alla luce del rapporto dell’immagine con la tecnologia e con il cinema, medium metamorfico per eccellenza. Accanto alla ricognizione storico-critica, si stagliano dunque proposte e letture originali di opere e pratiche che ridiscutono e attualizzano il paradigma della metamorfosi. Nel corso dei primi due capitoli, accanto alle metafore e agli usi consueti della metamorfosi, viene individuato nella “frizione” fra still e motion il legame con il dispositivo cinematografico, che nella sua stessa natura allude al processo e al divenire metamorfico. Fra inanimato e animato si consuma dunque l’archeologia della metamorfosi, mentre gli stadi del cammino precinematografico scandiscono l’avvicinamento al cinématographe e alla compiuta restituzione della metamorfosi stessa. Nella seconda parte, tre casi studio illustrano e verificano gli assunti teorici e le ipotesi di lavoro sviluppati nei primi due capitoli. L’analisi si concentrata su tre modalità contemporanee di manipolazione dell’immagine, che conservano in sé i diversi principi fondativi della metamorfosi, riutilizzando e reinterpretando processi che affondano le radici nell'archeologia dei media. Ecco allora che morphing, GIF e selfie appaiono come pratiche di distorsione dello spazio e del tempora che agiscono in contesti e attraverso modalità lontane fra loro. Dall'analisi di questi casi studio, emergono di volta in volta le differenti svolte iconiche e processuali che caratterizzano gli approcci alle immagini, alla loro presentazione, alla loro manipolazione e discussione. In questo scambio continuo tra agente e soggetto della metamorfosi entrano in gioco, naturalmente, i media, con le loro ricadute capillari ed esponenziali sulla percezione del tempo e dello spazio, e quindi sulle due coordinate di base su cui si innestano le dinamiche metamorfiche. In controluce emerge allora la definizione della metamorfosi come dispositivo, oltre che come “figura”. Analizzata nella sua persistenza e nei suoi aggiornamenti contemporanei (attraverso l’analisi combinata delle sue manifestazioni nei crocevia epocali del moderno, del post-moderno e del digital turn), e lontana dunque dal paradigma letterario e dalla produzione classica, la metamorfosi condensa in sé da un lato le mutevoli possibilità di manipolazione e condivisione delle immagini, dall'altro l’idea stessa di rendere in immagine il divenire. Agendo, quindi, sui processi di materializzazione e smaterializzazione, la metamorfosi acquista nuova significazione proprio alla luce delle implicazioni e dell’infiltrazione profonda dei media nella società.
30-mag-2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/945942
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