L’articolo analizza le modifiche alla normativa europea sui rifiuti alla luce del nuovo approccio basato sulla cd. economia circolare. Un tale approccio finalmente codifica a livello normativo la necessità di pensare in modo diverso il tema dei rifiuti, non più qualcosa di “sporco e cattivo”, bensì una risorsa naturale da (ri)utilizzare per la protezione dell’ambiente. Tutto ciò implica una rivoluzione copernicana non solo sui rifiuti, ma su qualsiasi manufatto realizzato dall’uomo, e impone al giurista di ripensare nuove regole “dalla culla alla tomba” per i prodotti quotidianamente progettati, realizzati, utilizzati e infine dismessi. Quindi, maggiore attenzione anche normativa alla progettazione dei beni, alla loro manifattura, alla loro durabilità. L’economia circolare auspicabilmente condurrà a una modifica delle norme che finora hanno guidato la cd. società dei consumi, al fine di assicurare che la minima parte dei beni che consumiamo diventi un rifiuto da gestire. L’autore si sofferma infine su alcuni recenti casi decisi dalla magistratura italiana, nei quali, tuttora, ed erroneamente, la percezione è quella invece antica in cui “tutto è rifiuto”, con conseguente pregiudizio ambientale per la necessità di utilizzare nuove risorse ambientali per garantire il soddisfacimento dei consumi, e auspica quindi un cambio di prospettiva anche per la giurisdizione e la P.A: nel senso dianzi indicato.

L’economia circolare e le nuove regole dell’unione europea sui rifiuti

F. MUNARI
2019-01-01

Abstract

L’articolo analizza le modifiche alla normativa europea sui rifiuti alla luce del nuovo approccio basato sulla cd. economia circolare. Un tale approccio finalmente codifica a livello normativo la necessità di pensare in modo diverso il tema dei rifiuti, non più qualcosa di “sporco e cattivo”, bensì una risorsa naturale da (ri)utilizzare per la protezione dell’ambiente. Tutto ciò implica una rivoluzione copernicana non solo sui rifiuti, ma su qualsiasi manufatto realizzato dall’uomo, e impone al giurista di ripensare nuove regole “dalla culla alla tomba” per i prodotti quotidianamente progettati, realizzati, utilizzati e infine dismessi. Quindi, maggiore attenzione anche normativa alla progettazione dei beni, alla loro manifattura, alla loro durabilità. L’economia circolare auspicabilmente condurrà a una modifica delle norme che finora hanno guidato la cd. società dei consumi, al fine di assicurare che la minima parte dei beni che consumiamo diventi un rifiuto da gestire. L’autore si sofferma infine su alcuni recenti casi decisi dalla magistratura italiana, nei quali, tuttora, ed erroneamente, la percezione è quella invece antica in cui “tutto è rifiuto”, con conseguente pregiudizio ambientale per la necessità di utilizzare nuove risorse ambientali per garantire il soddisfacimento dei consumi, e auspica quindi un cambio di prospettiva anche per la giurisdizione e la P.A: nel senso dianzi indicato.
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