Nell’ambito dell’architettura, che pone il problema del degrado, dello scarto, del disuso, ecc. con una certa evidenza e urgenza – pensiamo, ad esempio, alle ricadute in ambito urbano, alle ripercussioni economiche, all’impatto sociale –, le complesse azioni volte alla rifunzionalizzazione, al recupero e al riuso, rappresentano ormai uno fra gli interessi necessari, oltre che principali, della pianificazione e della progettazione della città. Pur con le note incertezze e contraddizioni, in larga misura ancora determinate da complessità burocratiche e normative, le strategie e l’operatività nei confronti dell’esistente obsoleto e/o degradato sembrano essere al centro del dibattito culturale contemporaneo. Ciò premesso, se orientiamo la riflessione sul ‘rifiuto’ verso altri contesti creativi e progettuali, rileviamo simili interessi che si esprimono sia sul piano della riflessione teorica, sia su quello dell’operatività. Nel settore del design, ad esempio, il tema della tutela dell’ambiente e della riduzione degli effetti negativi conseguenti alla produzione industriale, ha generato molteplici progettualità e sperimentazioni che riguardano l’impiego di materiali sostenibili, la propensione verso il risparmio energetico, il disegno degli oggetti in funzione della loro durabilità, ecc. Tenendo conto della complessità e ampiezza di questo tema, per cui si rimanda all’ampia pubblicistica di settore, il saggio vuole riflettere su alcune creatività espresse ambito artistico, che, a partire dalle provocazioni di Duchamp, sembrano oggi offrire interessanti e aggiornati punti di vista; si tratta di creatività che partecipano e alimentano le ricerche e le progettualità a cui si è sopra accennato. In altre parole sembra interessante esplorare ancora le ragioni etiche, intellettuali ed estetiche che innescano questi processi ri-qualificatori, con l’idea che l’arte costituisce sempre un ‘traino’ non solo espressivo, ma soprattutto concettuale e procedurale, a cui la progettualità può attingere.

Waste aesthetic: rappresentazioni

Enrica Bistagnino
2017-01-01

Abstract

Nell’ambito dell’architettura, che pone il problema del degrado, dello scarto, del disuso, ecc. con una certa evidenza e urgenza – pensiamo, ad esempio, alle ricadute in ambito urbano, alle ripercussioni economiche, all’impatto sociale –, le complesse azioni volte alla rifunzionalizzazione, al recupero e al riuso, rappresentano ormai uno fra gli interessi necessari, oltre che principali, della pianificazione e della progettazione della città. Pur con le note incertezze e contraddizioni, in larga misura ancora determinate da complessità burocratiche e normative, le strategie e l’operatività nei confronti dell’esistente obsoleto e/o degradato sembrano essere al centro del dibattito culturale contemporaneo. Ciò premesso, se orientiamo la riflessione sul ‘rifiuto’ verso altri contesti creativi e progettuali, rileviamo simili interessi che si esprimono sia sul piano della riflessione teorica, sia su quello dell’operatività. Nel settore del design, ad esempio, il tema della tutela dell’ambiente e della riduzione degli effetti negativi conseguenti alla produzione industriale, ha generato molteplici progettualità e sperimentazioni che riguardano l’impiego di materiali sostenibili, la propensione verso il risparmio energetico, il disegno degli oggetti in funzione della loro durabilità, ecc. Tenendo conto della complessità e ampiezza di questo tema, per cui si rimanda all’ampia pubblicistica di settore, il saggio vuole riflettere su alcune creatività espresse ambito artistico, che, a partire dalle provocazioni di Duchamp, sembrano oggi offrire interessanti e aggiornati punti di vista; si tratta di creatività che partecipano e alimentano le ricerche e le progettualità a cui si è sopra accennato. In altre parole sembra interessante esplorare ancora le ragioni etiche, intellettuali ed estetiche che innescano questi processi ri-qualificatori, con l’idea che l’arte costituisce sempre un ‘traino’ non solo espressivo, ma soprattutto concettuale e procedurale, a cui la progettualità può attingere.
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