Le migrazioni sono un oggetto non solo di studio alquanto frequentato. Negli ultimi anni sono anche divenuti un tema di forte dibattito politico, sociale, culturale e securitario, come i media ci riportano quotidianamente presentando il fenomeno, a seconda dei casi e delle emotività come emergenza, invasione, rischio di perdita culturale ed identitaria per la Penisola e l’Europa. Le motivazioni che spingono le persone a lasciare la propria terra non sono cambiate nel tempo: guerra, persecuzioni, carestie, condizioni di vita precarie e il lavoro. Al di là delle emergenze migratorie oggi riconosciute – non lo sono ad esempio quelle climatiche che generano desertificazione e carestie –, le ragioni più diffuse delle mobilità migratorie sono e rimangono la soddisfazione dei bisogni vitali e il raggiungimento di obiettivi personali impossibili da soddisfare nel luogo di vita iniziale. Per questa ragione abbiamo scelto di occuparci delle costanti migratorie che emergono dalla componente lavorativa, sia che riguardi gli italiani all’estero di ieri e di oggi, sia per gli stranieri che sono giunti negli ultimi venticinque – trent’anni in Italia. Il lavoro costituisce infatti il filo rosso che ha spinto e spinge alla mobilità. La ricerca di un lavoro legato alla sopravvivenza o al soddisfacimento dei propri obiettivi personali costituisce quindi “la” principale costante migratoria. Ad essa sono collegati i processi di integrazione sociale e culturale nel Paese di accoglienza, i percorsi formativi, le reti migratorie, nonché la definizione di un vero e proprio progetto migratorio, raramente esplicitato dai migranti durante le prime fasi del percorso di mobilità. In questo contributo le costanti migratorie verranno analizzate con l’aiuto di interviste semi-direttive ad italiani all’estroi ed a stranieri residenti in Italia. L’argomentazione permetterà di mettere a fuoco ed analizzare in profondità alcune delle costanti prima citate.

Il lavoro come costante migratoria e “luogo” di integrazione culturale: l’Italia fra emigrazione ed immigrazione

MARENGO MARINA;
2019-01-01

Abstract

Le migrazioni sono un oggetto non solo di studio alquanto frequentato. Negli ultimi anni sono anche divenuti un tema di forte dibattito politico, sociale, culturale e securitario, come i media ci riportano quotidianamente presentando il fenomeno, a seconda dei casi e delle emotività come emergenza, invasione, rischio di perdita culturale ed identitaria per la Penisola e l’Europa. Le motivazioni che spingono le persone a lasciare la propria terra non sono cambiate nel tempo: guerra, persecuzioni, carestie, condizioni di vita precarie e il lavoro. Al di là delle emergenze migratorie oggi riconosciute – non lo sono ad esempio quelle climatiche che generano desertificazione e carestie –, le ragioni più diffuse delle mobilità migratorie sono e rimangono la soddisfazione dei bisogni vitali e il raggiungimento di obiettivi personali impossibili da soddisfare nel luogo di vita iniziale. Per questa ragione abbiamo scelto di occuparci delle costanti migratorie che emergono dalla componente lavorativa, sia che riguardi gli italiani all’estero di ieri e di oggi, sia per gli stranieri che sono giunti negli ultimi venticinque – trent’anni in Italia. Il lavoro costituisce infatti il filo rosso che ha spinto e spinge alla mobilità. La ricerca di un lavoro legato alla sopravvivenza o al soddisfacimento dei propri obiettivi personali costituisce quindi “la” principale costante migratoria. Ad essa sono collegati i processi di integrazione sociale e culturale nel Paese di accoglienza, i percorsi formativi, le reti migratorie, nonché la definizione di un vero e proprio progetto migratorio, raramente esplicitato dai migranti durante le prime fasi del percorso di mobilità. In questo contributo le costanti migratorie verranno analizzate con l’aiuto di interviste semi-direttive ad italiani all’estroi ed a stranieri residenti in Italia. L’argomentazione permetterà di mettere a fuoco ed analizzare in profondità alcune delle costanti prima citate.
2019
978-88-942641-2-8
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