Il saggio prende in considerazione la rete dei rapporti, politici, personali e famigliari, che, tra anni Sessanta e anni Settanta, legano Lord Bute, alle sedi diplomatiche di alcuni Stati italiani: in particolare il Piemonte, la Toscana, e soprattutto il Veneto. L’influenza di Lord Bute nell’assegnazione degli incarichi di rappresentanza appare significativa non solo nella fase in cui egli fu a capo del governo britannico (1762-1763), quando fu forse l’uomo più vicino a Giorgio III, ma anche nel periodo successivo, allorché il suo declino politico – secondo una vulgata critica assai fortunata, ma non del tutto convincente – sarebbe stato rapido e definitivo. La diffusione in Italia di alcune opere inglesi, si pensi all’Elegy di Thomas Gray o all’Ossian di Macpherson, si deve infatti proprio ad alcuni letterati che facevano riferimento a queste reti diplomatiche, gli uni e le altre in stretta connessione con la volontà dell’illustre committente scozzese. Particolare attenzione è posta sulla figura di John Strange, colto viaggiatore tra Toscana e Veneto negli anni Sessanta, e poi Residente a Venezia, il cui ricchissimo epistolario, conservato alla British Library, è stato illuminante per questa ricerca. Il saggio suggerisce infine alcune ipotesi checercano di chiarire le ragioni di queste committenze, sullo sfondo della grande operazione politico culturale promossa dalla cerchia dei cosiddetti ‘Literati moderati’ scozzesi, e alla luce del dibattito politico inglese, in specie nella turbolenta stagione parlamentare successiva alla firma del trattato di pace di Parigi. XXXXXXXXXXXXXXX This paper concentrates on the personal, political, and familial relationship that the eminent Scottish politician Lord Bute entertained with the diplomatic representations of several Italian States – Piedmont, Tuscany, and especially the Veneto – during the 1760s and 1770s. Lord Bute’s role in assigning representative diplomatic posts appears to be particularly relevant not only for the period during which he was serving as Prime Minister (1762-1763), at a time when his ascendancy over George III was at its highest, but also in later years and in the aftermath of his definitive (and sudden) political downfall. The view that he had by then lost all power of influence, although widely accepted, has never been convincingly presented. As a matter of fact, the circulation in Italy of both Thomas Gray’s Elegy Written in a Country Churchyard and Macpherson’s Ossian was encouraged by a set of scholars with significant connections with the diplomatic network revolving around Lord Bute’s patronage. Special attention is here devoted to the role of the educated diplomat John Strange, who travelled through Tuscany and the Veneto in the 1760s, eventually to settle in Venice. A close reading of his personal correspondence, now in the British Library, allows shedding clearer light on some general questions concerning diplomatic liaisons and the dissemination of literary works; it also clarifies the reasons for Lord Bute’s commissions, in light of the ongoing political debate in Great Britain at the time and, more specifically, the troubled parliamentary sessions in the wake of the Treaty of Paris.

Lord Bute e l'Italia: patronage letterario e reti diplomatiche dopo la guerra dei Sette anni

TONGIORGI, DUCCIO
2017-01-01

Abstract

Il saggio prende in considerazione la rete dei rapporti, politici, personali e famigliari, che, tra anni Sessanta e anni Settanta, legano Lord Bute, alle sedi diplomatiche di alcuni Stati italiani: in particolare il Piemonte, la Toscana, e soprattutto il Veneto. L’influenza di Lord Bute nell’assegnazione degli incarichi di rappresentanza appare significativa non solo nella fase in cui egli fu a capo del governo britannico (1762-1763), quando fu forse l’uomo più vicino a Giorgio III, ma anche nel periodo successivo, allorché il suo declino politico – secondo una vulgata critica assai fortunata, ma non del tutto convincente – sarebbe stato rapido e definitivo. La diffusione in Italia di alcune opere inglesi, si pensi all’Elegy di Thomas Gray o all’Ossian di Macpherson, si deve infatti proprio ad alcuni letterati che facevano riferimento a queste reti diplomatiche, gli uni e le altre in stretta connessione con la volontà dell’illustre committente scozzese. Particolare attenzione è posta sulla figura di John Strange, colto viaggiatore tra Toscana e Veneto negli anni Sessanta, e poi Residente a Venezia, il cui ricchissimo epistolario, conservato alla British Library, è stato illuminante per questa ricerca. Il saggio suggerisce infine alcune ipotesi checercano di chiarire le ragioni di queste committenze, sullo sfondo della grande operazione politico culturale promossa dalla cerchia dei cosiddetti ‘Literati moderati’ scozzesi, e alla luce del dibattito politico inglese, in specie nella turbolenta stagione parlamentare successiva alla firma del trattato di pace di Parigi. XXXXXXXXXXXXXXX This paper concentrates on the personal, political, and familial relationship that the eminent Scottish politician Lord Bute entertained with the diplomatic representations of several Italian States – Piedmont, Tuscany, and especially the Veneto – during the 1760s and 1770s. Lord Bute’s role in assigning representative diplomatic posts appears to be particularly relevant not only for the period during which he was serving as Prime Minister (1762-1763), at a time when his ascendancy over George III was at its highest, but also in later years and in the aftermath of his definitive (and sudden) political downfall. The view that he had by then lost all power of influence, although widely accepted, has never been convincingly presented. As a matter of fact, the circulation in Italy of both Thomas Gray’s Elegy Written in a Country Churchyard and Macpherson’s Ossian was encouraged by a set of scholars with significant connections with the diplomatic network revolving around Lord Bute’s patronage. Special attention is here devoted to the role of the educated diplomat John Strange, who travelled through Tuscany and the Veneto in the 1760s, eventually to settle in Venice. A close reading of his personal correspondence, now in the British Library, allows shedding clearer light on some general questions concerning diplomatic liaisons and the dissemination of literary works; it also clarifies the reasons for Lord Bute’s commissions, in light of the ongoing political debate in Great Britain at the time and, more specifically, the troubled parliamentary sessions in the wake of the Treaty of Paris.
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