OBIETTIVI: Recentemente è stata evidenziata l’importanza dei polimorfismi genetici sul rischio genotossico da esposizione a xenobiotici. Poiché anche variabili biologiche e comportamentali giocano un ruolo nella suscettibilità individuale al cancro, in questo studio è stato valutato il loro effetto sul danno ossidativo da esposizione a oil fly ash(OFA) in colture linfocitarie di un campione di popolazione di 47 individui(età 34.6±11.4) di cui 17(36.2%) maschi. MATERIALI E METODI: Su aliquote di linfociti di ciascun soggetto, previo isolamento e messa in coltura secondo i protocolli standard, veniva determinato mediante Halo-Comet (1) il danno a carico del DNA sia basale che dopo contatto overnight con un estratto acquoso del campione ambientale a composizione nota. Ancora, per verificare la capacità dei sistemi enzimatici di riparazione l’analisi veniva eseguita anche dopo reincubazione per 6h in RPMI fresco. RISULTATI: Gli esperimenti hanno rilevato nei linfociti trattati con il campione ambientale differenze significative (Mann-Whitney p<0.05) del nuclear spreading factor(NSF) in funzione del genere con valori medi maggiori nei maschi(1.50±0.79 vs1.09±0.47). Differenze significative erano anche osservate in funzione dell’abitudine a fumo e, soprattutto, del regime alimentare. Infatti, nei fumatori si osservava una riduzione (p=0.017) della capacità di riparazione con NSF a 6h dal trattamento ancora ~doppi rispetto ai non fumatori. Anche il consumo di carne esercitava un effetto negativo sulla capacità di riparazione con valori di NSF del 78% superiori in chi la consumava più di 3 volte/settimana (p<0.001). La capacità di riparazione era invece maggiore (p=0.039) nei consumatori moderati di alcol ed in chi consumava almeno 2 volte al giorno frutta e verdura(p=0.047). In questi ultimi, inoltre, si osservava un danno del DNA minore in seguito al trattamento con lo xenobiotico(p<0.05). CONCLUSIONI: I risultati confermano l’importanza dello stile di vita sulla suscettibilità al danno genotossico da esposizione passiva a xenobiotici.

Fattori comportamentali e biologici nella suscettibilità individuale al danno ossidativo da xenobiotici

LA MAESTRA, SEBASTIANO
2008-01-01

Abstract

OBIETTIVI: Recentemente è stata evidenziata l’importanza dei polimorfismi genetici sul rischio genotossico da esposizione a xenobiotici. Poiché anche variabili biologiche e comportamentali giocano un ruolo nella suscettibilità individuale al cancro, in questo studio è stato valutato il loro effetto sul danno ossidativo da esposizione a oil fly ash(OFA) in colture linfocitarie di un campione di popolazione di 47 individui(età 34.6±11.4) di cui 17(36.2%) maschi. MATERIALI E METODI: Su aliquote di linfociti di ciascun soggetto, previo isolamento e messa in coltura secondo i protocolli standard, veniva determinato mediante Halo-Comet (1) il danno a carico del DNA sia basale che dopo contatto overnight con un estratto acquoso del campione ambientale a composizione nota. Ancora, per verificare la capacità dei sistemi enzimatici di riparazione l’analisi veniva eseguita anche dopo reincubazione per 6h in RPMI fresco. RISULTATI: Gli esperimenti hanno rilevato nei linfociti trattati con il campione ambientale differenze significative (Mann-Whitney p<0.05) del nuclear spreading factor(NSF) in funzione del genere con valori medi maggiori nei maschi(1.50±0.79 vs1.09±0.47). Differenze significative erano anche osservate in funzione dell’abitudine a fumo e, soprattutto, del regime alimentare. Infatti, nei fumatori si osservava una riduzione (p=0.017) della capacità di riparazione con NSF a 6h dal trattamento ancora ~doppi rispetto ai non fumatori. Anche il consumo di carne esercitava un effetto negativo sulla capacità di riparazione con valori di NSF del 78% superiori in chi la consumava più di 3 volte/settimana (p<0.001). La capacità di riparazione era invece maggiore (p=0.039) nei consumatori moderati di alcol ed in chi consumava almeno 2 volte al giorno frutta e verdura(p=0.047). In questi ultimi, inoltre, si osservava un danno del DNA minore in seguito al trattamento con lo xenobiotico(p<0.05). CONCLUSIONI: I risultati confermano l’importanza dello stile di vita sulla suscettibilità al danno genotossico da esposizione passiva a xenobiotici.
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