Corsa barbaresca (nella duplice forma dell’incursione a terra e dell’azione predatrice in mare), contrabbando, controlli di Sanità, difesa del territorio dagli appetiti delle potenze europee, tutela della giurisdizione sul mar Ligure di fronte all’attività dei corsari stranieri. Queste sono le principali problematiche che Genova deve affrontate durante i secoli dell’età moderna lungo le sue estesissime e variegate frontiere marittime. E non mi riferisco solo alle due Riviere liguri e alle coste della Corsica, ma anche agli ampi spazi marittimi compresi in quel triangolo che ha i propri vertici in Monaco a ponente, in Capocorvo a levante e in Bonifacio a sud. Di fronte alla minaccia corsara, ad un contrabbando presente in forma endemica e particolarmente florido, alle emergenze di Sanità, e all’invadente presenza di alcune potenze europee la Repubblica reagisce attraverso strumenti di difesa e controllo sia terrestri che navali. Si va dalla realizzazione di un cordone di torri e fortificazioni che abbraccia le coste liguri e còrse nella loro interezza, all’impiego delle galee degli assentisti al servizio della Spagna e dello stuolo pubblico, alla mobilitazione straordinaria delle risorse locali, sia in terra che in mare. Il tutto in una prospettiva dinamica, caratterizzata da alcuni intensi mutamenti di carattere strategico: il venire meno della secolare alleanza con gli Asburgo di Spagna alla fine del Seicento e lo scoppio, nel 1729, di una quarantennale sollevazione in quella Corsica il cui controllo, insieme a quello della rada di Vado e del golfo della Spezia, era considerato fondamentale per la sicurezza del Dominio di Terraferma e di Genova stessa

Génova y su frontera marítima entre los siglos XVI y XVIII: defensa y control

BERI, EMILIANO
2016-01-01

Abstract

Corsa barbaresca (nella duplice forma dell’incursione a terra e dell’azione predatrice in mare), contrabbando, controlli di Sanità, difesa del territorio dagli appetiti delle potenze europee, tutela della giurisdizione sul mar Ligure di fronte all’attività dei corsari stranieri. Queste sono le principali problematiche che Genova deve affrontate durante i secoli dell’età moderna lungo le sue estesissime e variegate frontiere marittime. E non mi riferisco solo alle due Riviere liguri e alle coste della Corsica, ma anche agli ampi spazi marittimi compresi in quel triangolo che ha i propri vertici in Monaco a ponente, in Capocorvo a levante e in Bonifacio a sud. Di fronte alla minaccia corsara, ad un contrabbando presente in forma endemica e particolarmente florido, alle emergenze di Sanità, e all’invadente presenza di alcune potenze europee la Repubblica reagisce attraverso strumenti di difesa e controllo sia terrestri che navali. Si va dalla realizzazione di un cordone di torri e fortificazioni che abbraccia le coste liguri e còrse nella loro interezza, all’impiego delle galee degli assentisti al servizio della Spagna e dello stuolo pubblico, alla mobilitazione straordinaria delle risorse locali, sia in terra che in mare. Il tutto in una prospettiva dinamica, caratterizzata da alcuni intensi mutamenti di carattere strategico: il venire meno della secolare alleanza con gli Asburgo di Spagna alla fine del Seicento e lo scoppio, nel 1729, di una quarantennale sollevazione in quella Corsica il cui controllo, insieme a quello della rada di Vado e del golfo della Spezia, era considerato fondamentale per la sicurezza del Dominio di Terraferma e di Genova stessa
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