Le ultime decadi hanno presupposto uno spettacolare salto di scala - e salto tra scale – nella comprensione (e percezione) dei nostri spazi di vita e produzione: città, territori, ambienti, ma anche “geografie” in rete e in reti. Scenari associati alla costruzione ed interpretazione di una realtà simultaneizzata e moltiplicata a tutti i livelli. Questo passaggio, inerente alla era digitale, comporta la sostituzione di una certa idea di spazio architettonico – e del design del prodotto – come “oggetto a(s)trattivo”, (come un successo formale, essenzialmente figurativo) e la sua concezione come “intorno interattivo” (come un processo relazionale, implicitamente configurativo). E, per tanto, l’emergenza di una “nuova logica” chiamata a sostituire il vecchio ordine compositivo classico o il nuovo ordine “impositivo” moderno (e l’”espositivo” post-moderno) per un ordine più “dispositivo” – fluttuante, strategico e flessibile – chiamato a reagire con l’ambiente e tra ambienti, a partire da processi informazionali, precisi e permeabili a un tempo, aperti a stimoli e sollecitazioni di diversa natura. Le indagini, l’esplorazione, la ricerca, di tale trapasso, ha occupato buona parte delle esperienze più compromesse della fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale.

Architettura e Città: dal Design ogettuale al design relazionale. Dalla figura al processo

GAUSA NAVARRO, MANUEL
2015-01-01

Abstract

Le ultime decadi hanno presupposto uno spettacolare salto di scala - e salto tra scale – nella comprensione (e percezione) dei nostri spazi di vita e produzione: città, territori, ambienti, ma anche “geografie” in rete e in reti. Scenari associati alla costruzione ed interpretazione di una realtà simultaneizzata e moltiplicata a tutti i livelli. Questo passaggio, inerente alla era digitale, comporta la sostituzione di una certa idea di spazio architettonico – e del design del prodotto – come “oggetto a(s)trattivo”, (come un successo formale, essenzialmente figurativo) e la sua concezione come “intorno interattivo” (come un processo relazionale, implicitamente configurativo). E, per tanto, l’emergenza di una “nuova logica” chiamata a sostituire il vecchio ordine compositivo classico o il nuovo ordine “impositivo” moderno (e l’”espositivo” post-moderno) per un ordine più “dispositivo” – fluttuante, strategico e flessibile – chiamato a reagire con l’ambiente e tra ambienti, a partire da processi informazionali, precisi e permeabili a un tempo, aperti a stimoli e sollecitazioni di diversa natura. Le indagini, l’esplorazione, la ricerca, di tale trapasso, ha occupato buona parte delle esperienze più compromesse della fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale.
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