Il presente lavoro ha ad oggetto l'esame del piano concordatario quale documento recante l'"architettura operativa" del percorso di ristrutturazione dell'impresa. L'analisi del contenuto del piano concordatario muove dall'individuazione della sua funzione descrittiva delle operazioni necessarie al ritorno in bonis nonché delle modalità e tempistiche di soddisfazione del ceto creditorio. Grande interesse suscita l'ampiezza di contenuti cui si è aperto il concordato per effetto della riforma del 2005, con particolare riferimento alla libertà dell'imprenditore di prevedere le più varie modalità di soddisfazione dei crediti concorsuali, tra le quali si segnala — per la sua crescente diffusione nella prassi — la c.d. "conversione" del debito in capitale di rischio (debt for equity swap). Segue l'analisi dei principi che presiedono alla soddisfazione dei creditori privilegiati, con un esame dei limiti imposti dal legislatore fallimentare alla possibilità di prevedere il pagamento parziale, dilazionato o con mezzi diversi dal denaro dei crediti prelatizi, con particolare riferimento al tema della falcidiabilità del credito erariale per Iva. Con riferimento alla fattispecie del concordato con continuità aziendale, introdotto dal legislatore del c.d. decreto Sviluppo, vengono analizzati i profili di specialità rispetto al piano liquidatorio, quali in primis la maggiore ampiezza di contenuti in funzione della prosecuzione dell'attività di impresa (si pensi alla possibilità di pagamento integrale dei crediti anteriori per prestazioni di beni o servizi) nonché la maggiore analiticità dei dati economici, patrimoniali e finanziari che tale piano deve recare in funzione della tutela del ceto creditorio.

Il piano di concordato e la soddisfazione dei creditori concorsuali

ARATO, MARCO
2016-01-01

Abstract

Il presente lavoro ha ad oggetto l'esame del piano concordatario quale documento recante l'"architettura operativa" del percorso di ristrutturazione dell'impresa. L'analisi del contenuto del piano concordatario muove dall'individuazione della sua funzione descrittiva delle operazioni necessarie al ritorno in bonis nonché delle modalità e tempistiche di soddisfazione del ceto creditorio. Grande interesse suscita l'ampiezza di contenuti cui si è aperto il concordato per effetto della riforma del 2005, con particolare riferimento alla libertà dell'imprenditore di prevedere le più varie modalità di soddisfazione dei crediti concorsuali, tra le quali si segnala — per la sua crescente diffusione nella prassi — la c.d. "conversione" del debito in capitale di rischio (debt for equity swap). Segue l'analisi dei principi che presiedono alla soddisfazione dei creditori privilegiati, con un esame dei limiti imposti dal legislatore fallimentare alla possibilità di prevedere il pagamento parziale, dilazionato o con mezzi diversi dal denaro dei crediti prelatizi, con particolare riferimento al tema della falcidiabilità del credito erariale per Iva. Con riferimento alla fattispecie del concordato con continuità aziendale, introdotto dal legislatore del c.d. decreto Sviluppo, vengono analizzati i profili di specialità rispetto al piano liquidatorio, quali in primis la maggiore ampiezza di contenuti in funzione della prosecuzione dell'attività di impresa (si pensi alla possibilità di pagamento integrale dei crediti anteriori per prestazioni di beni o servizi) nonché la maggiore analiticità dei dati economici, patrimoniali e finanziari che tale piano deve recare in funzione della tutela del ceto creditorio.
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