Le piante hanno da sempre accompagnato l'evoluzione dell'uomo e lo sviluppo della cultura. Già i primi uomini conoscevano piante curative, commestibili o utili per l'artigianato. Le civiltà hanno costruito vere e proprie farmacopee con informazioni sulle proprietà curative delle piante sia in oriente (Cina e India), sia nel bacino del Mediterraneo. La medicina greco-romana conosceva a fondo le piante medicinali e il De Materia Medica di Dioscoride è stato il punto di riferimento per tutte le pratiche mediche del tempo. Le radici classiche sono affondate fino al Medioevo: allora le Scuole Mediche, come quelle di Salerno e di Montpellier, erano capaci di integrare le conoscenze sulle piante della medicina greco-romana con quelle proprie della cultura araba e del vicino oriente. La crisi generale del Medioevo europeo nutre in sé il germe per uno studio più razionale delle piante medicinali, anche se ancora sopravvivono credenze magiche e superstizioni. La scoperta dell'America contribuisce al crollo della botanica descrittiva che, attraverso le idee del secolo dei lumi, porterà alla rivoluzione linneiana e alla scoperta dell'evoluzione. La botanica farmaceutica indaga da una parte le conoscenze tradizionali sulle piante medicinali, per validarne gli usi, dall'altra si associa alla chimica per scoprire i loro principi attivi. Il panorama si amplia con l'apporto di specie nuove da Americhe, Asia e Africa. Dalla metà dell'800 l'isolamento dei principi attivi e il successo della chimica di sintesi sembrano eclissare il ruolo delle piante medicinali. Dalla metà del '900, invece, si ritorna al mondo vegetale, sia per la consapevolezza dei rischi connessi ai farmaci di sintesi che per una nuova sensibilità ai rimedi naturali. Oggi le piante medicinali sono viste come medicina complementare e una delle possibilità terapeutiche nella cura di patologie dell'uomo. Ciò che più risalta è sempre di più la loro importanza nella prevenzione e del mantenimento dello stato di salute.

Le piante medicinali dal Medioevo ad oggi. Il tempo balsamico dei semplici.

CORNARA, LAURA;
2014-01-01

Abstract

Le piante hanno da sempre accompagnato l'evoluzione dell'uomo e lo sviluppo della cultura. Già i primi uomini conoscevano piante curative, commestibili o utili per l'artigianato. Le civiltà hanno costruito vere e proprie farmacopee con informazioni sulle proprietà curative delle piante sia in oriente (Cina e India), sia nel bacino del Mediterraneo. La medicina greco-romana conosceva a fondo le piante medicinali e il De Materia Medica di Dioscoride è stato il punto di riferimento per tutte le pratiche mediche del tempo. Le radici classiche sono affondate fino al Medioevo: allora le Scuole Mediche, come quelle di Salerno e di Montpellier, erano capaci di integrare le conoscenze sulle piante della medicina greco-romana con quelle proprie della cultura araba e del vicino oriente. La crisi generale del Medioevo europeo nutre in sé il germe per uno studio più razionale delle piante medicinali, anche se ancora sopravvivono credenze magiche e superstizioni. La scoperta dell'America contribuisce al crollo della botanica descrittiva che, attraverso le idee del secolo dei lumi, porterà alla rivoluzione linneiana e alla scoperta dell'evoluzione. La botanica farmaceutica indaga da una parte le conoscenze tradizionali sulle piante medicinali, per validarne gli usi, dall'altra si associa alla chimica per scoprire i loro principi attivi. Il panorama si amplia con l'apporto di specie nuove da Americhe, Asia e Africa. Dalla metà dell'800 l'isolamento dei principi attivi e il successo della chimica di sintesi sembrano eclissare il ruolo delle piante medicinali. Dalla metà del '900, invece, si ritorna al mondo vegetale, sia per la consapevolezza dei rischi connessi ai farmaci di sintesi che per una nuova sensibilità ai rimedi naturali. Oggi le piante medicinali sono viste come medicina complementare e una delle possibilità terapeutiche nella cura di patologie dell'uomo. Ciò che più risalta è sempre di più la loro importanza nella prevenzione e del mantenimento dello stato di salute.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/813721
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