La crescente e rinnovata attenzione che il dibattito scientifico odierno attribuisce alla dimensione dello ‘spazio’ come chiave di lettura fondamentale dell’uomo e dunque delle società, incarna la critica transizione che stiamo vivendo. Da una cultura che aveva abbandonato la dimensione narrativa e d’integrazione dei contesti urbani, con una conseguente scarsa attenzione ai valori spaziali e architettonici, lo svuotamento dei centri storici, lo sprawl, la crescita di periferie anonime, il formarsi di luoghi privi di relazioni … verso una generalizzata sparizione dello spazio pubblico, siamo, infatti, oggi riorientati verso una nuova dimensione culturale fortemente improntata in una visione eco-sistemica alla sostenibilità, grazie alla quale lo spazio urbano si riappropria di significato e valenze divenendo espressione di una cultura civile, luogo d’integrazione e d’interazione. Se il luogo della sperimentazione urbana e territoriale, il luogo dell’anticipazione era individuato fino a poco tempo fa in città dal forte radicamento storico come NewYork, Berlino, Tokyo, Parigi, oggi i nuovi orizzonti ed obbiettivi culturali fanno si che i nuovi modelli operativi debbano definirsi in dimensioni più strutturalmente ibride e complesse. La città e il territorio oggi riconfigurano, infatti, una loro fluida centralità su principi di aggregazione inediti di cui si avvertono forme di riuso e qualificazioni non più retti da programmi formalmente codificati, ma che comunque hanno il bisogno di una specifica interpretazione e programmazione.

Megalomaninteligenti: le città mediterranee tra antichi genomi e nuovi paradigmi

NAN, EMANUELA
2013-01-01

Abstract

La crescente e rinnovata attenzione che il dibattito scientifico odierno attribuisce alla dimensione dello ‘spazio’ come chiave di lettura fondamentale dell’uomo e dunque delle società, incarna la critica transizione che stiamo vivendo. Da una cultura che aveva abbandonato la dimensione narrativa e d’integrazione dei contesti urbani, con una conseguente scarsa attenzione ai valori spaziali e architettonici, lo svuotamento dei centri storici, lo sprawl, la crescita di periferie anonime, il formarsi di luoghi privi di relazioni … verso una generalizzata sparizione dello spazio pubblico, siamo, infatti, oggi riorientati verso una nuova dimensione culturale fortemente improntata in una visione eco-sistemica alla sostenibilità, grazie alla quale lo spazio urbano si riappropria di significato e valenze divenendo espressione di una cultura civile, luogo d’integrazione e d’interazione. Se il luogo della sperimentazione urbana e territoriale, il luogo dell’anticipazione era individuato fino a poco tempo fa in città dal forte radicamento storico come NewYork, Berlino, Tokyo, Parigi, oggi i nuovi orizzonti ed obbiettivi culturali fanno si che i nuovi modelli operativi debbano definirsi in dimensioni più strutturalmente ibride e complesse. La città e il territorio oggi riconfigurano, infatti, una loro fluida centralità su principi di aggregazione inediti di cui si avvertono forme di riuso e qualificazioni non più retti da programmi formalmente codificati, ma che comunque hanno il bisogno di una specifica interpretazione e programmazione.
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