La caducità e mutevolezza delle dinamiche e dei processi odierni incide profondamente sui territori sia rispetto alla loro definizione che in relazione alle pratiche e alle tattiche di azione. Temi e tempi alla base della loro strutturazione e definizione sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità e caducità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine delle istanze e delle sollecitazioni impone una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi. Il paesaggio, se già da tempo ha assunto l’accezione di sistema integrato, oggi appare sempre più simile a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche logiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo contesto, la comprensione e la gestione del paesaggio non dipende più tanto dal tracciare mappe e stabilire tempistiche futuribili, quanto dall’individuare e comprendere i cambi di logica rispetto a cui, in risposta alle nuove esigenze e sensibilità, progressivamente mutano, componendosi e intersecandosi i dispositivi che concorrono via via a trasformare e rinnovare il territorio, interfacciando permanenze, immanenze e nuove necessità. Di fronte a queste dinamiche, la cultura ricopre un ruolo chiave nella strutturazione e determinazione dei paesaggi come motore del rinnovo di proposizioni, concezioni e utilizzi.

Ridondanze tattiche

NAN, EMANUELA
2014-01-01

Abstract

La caducità e mutevolezza delle dinamiche e dei processi odierni incide profondamente sui territori sia rispetto alla loro definizione che in relazione alle pratiche e alle tattiche di azione. Temi e tempi alla base della loro strutturazione e definizione sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità e caducità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine delle istanze e delle sollecitazioni impone una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi. Il paesaggio, se già da tempo ha assunto l’accezione di sistema integrato, oggi appare sempre più simile a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche logiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo contesto, la comprensione e la gestione del paesaggio non dipende più tanto dal tracciare mappe e stabilire tempistiche futuribili, quanto dall’individuare e comprendere i cambi di logica rispetto a cui, in risposta alle nuove esigenze e sensibilità, progressivamente mutano, componendosi e intersecandosi i dispositivi che concorrono via via a trasformare e rinnovare il territorio, interfacciando permanenze, immanenze e nuove necessità. Di fronte a queste dinamiche, la cultura ricopre un ruolo chiave nella strutturazione e determinazione dei paesaggi come motore del rinnovo di proposizioni, concezioni e utilizzi.
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