I concetti di limite e forma legati alla determinazione dei sistemi urbani hanno perso significato e senso di fronte ai processi odierni. “Società Ambiente e Paesaggio sono i grandi temi del confronto etico, economico e politico del dopo la crisi. In pochissimi anni la crisi globale ha fatto maturare un senso diverso dei valori sociali ed economici che cambia gli obiettivi del mutamento. Una nuova geografia del desiderio sta alterando così in fretta i processi di sviluppo che produce crisi essa stessa nei settori economici e culturali più inerti o più resistenti alle spinte del cambiamento, rendendoli improvvisamente vecchi, fuori dal tempo. Il rapporto diretto tra attività e luoghi di non è più una condizione necessaria. Le città tendono a perdere una connotazione fisica definita per assumere la dimensione fluida di campi di relazioni.” (Mosè Ricci, 2011). A determinare le geografie territoriali non sono più, di fatto, tanto i fattori spazio-temporali quanto quelli informzionali e relazionali rispetto ai quali le mappe urbane si distorcono per compressione e dilatazione. I nuovi parametri di definizione rispetto a cui, oggi, i paesaggi si riconoscono articolando configurazioni, non concluse e immutabili, ma, al contrario, variabili ed aperte (Manel Gausa, 2010), sono sempre più derivazioni, non del posizionamento delle funzioni, ma dell’interazione tra soggetti, realtà e spinte sociali, culturali, politiche ed economiche… Temi e tempi alla base della strutturazione e definizione dei territori sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine d’istanze e sollecitazioni impongono una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi. Il paesaggio, se già da tempo ha assunto l’accezione di sistema integrato, oggi appare sempre più simile a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche logiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo contesto, la comprensione e la gestione del paesaggio non dipende più tanto dal tracciare mappe e stabilire tempistiche futuribili, quanto dall’individuare e comprendere i cambi di logica rispetto a cui, in risposta alle nuove esigenze e sensibilità, progressivamente mutano, componendosi e intersecandosi i dispositivi che concorrono via via a trasformare e rinnovare il territorio, interfacciando permanenze, immanenze e nuove necessità. Di fronte a queste dinamiche, la cultura ricopre un ruolo chiave nella strutturazione e determinazione dei paesaggi come motore del rinnovo di proposizioni, concezioni e utilizzi. I paesaggi si configurano così oggi sotto l’azione di un campo energetico determinato da abitudini, vocazioni, aspirazioni e volontà, imposte e proposte, sia da singoli, che da gruppi, che collettive. In continua trasformazione, l’esplicitazione e la comprensione delle logiche dinamiche in atto diviene dunque la scelta e la proposizione d’indirizzi tali da determinare, guidare, il rinnovarsi e l’interfacciarsi dei differenti dispositivi territoriali delineando nuove configurazioni, preposizioni, geografie del paesaggio evolventi ed alternative.  

LOGICHE DEI NUOVI PAESAGGI CALEIDOSCOPIO

NAN, EMANUELA
2011-01-01

Abstract

I concetti di limite e forma legati alla determinazione dei sistemi urbani hanno perso significato e senso di fronte ai processi odierni. “Società Ambiente e Paesaggio sono i grandi temi del confronto etico, economico e politico del dopo la crisi. In pochissimi anni la crisi globale ha fatto maturare un senso diverso dei valori sociali ed economici che cambia gli obiettivi del mutamento. Una nuova geografia del desiderio sta alterando così in fretta i processi di sviluppo che produce crisi essa stessa nei settori economici e culturali più inerti o più resistenti alle spinte del cambiamento, rendendoli improvvisamente vecchi, fuori dal tempo. Il rapporto diretto tra attività e luoghi di non è più una condizione necessaria. Le città tendono a perdere una connotazione fisica definita per assumere la dimensione fluida di campi di relazioni.” (Mosè Ricci, 2011). A determinare le geografie territoriali non sono più, di fatto, tanto i fattori spazio-temporali quanto quelli informzionali e relazionali rispetto ai quali le mappe urbane si distorcono per compressione e dilatazione. I nuovi parametri di definizione rispetto a cui, oggi, i paesaggi si riconoscono articolando configurazioni, non concluse e immutabili, ma, al contrario, variabili ed aperte (Manel Gausa, 2010), sono sempre più derivazioni, non del posizionamento delle funzioni, ma dell’interazione tra soggetti, realtà e spinte sociali, culturali, politiche ed economiche… Temi e tempi alla base della strutturazione e definizione dei territori sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine d’istanze e sollecitazioni impongono una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi. Il paesaggio, se già da tempo ha assunto l’accezione di sistema integrato, oggi appare sempre più simile a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche logiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo contesto, la comprensione e la gestione del paesaggio non dipende più tanto dal tracciare mappe e stabilire tempistiche futuribili, quanto dall’individuare e comprendere i cambi di logica rispetto a cui, in risposta alle nuove esigenze e sensibilità, progressivamente mutano, componendosi e intersecandosi i dispositivi che concorrono via via a trasformare e rinnovare il territorio, interfacciando permanenze, immanenze e nuove necessità. Di fronte a queste dinamiche, la cultura ricopre un ruolo chiave nella strutturazione e determinazione dei paesaggi come motore del rinnovo di proposizioni, concezioni e utilizzi. I paesaggi si configurano così oggi sotto l’azione di un campo energetico determinato da abitudini, vocazioni, aspirazioni e volontà, imposte e proposte, sia da singoli, che da gruppi, che collettive. In continua trasformazione, l’esplicitazione e la comprensione delle logiche dinamiche in atto diviene dunque la scelta e la proposizione d’indirizzi tali da determinare, guidare, il rinnovarsi e l’interfacciarsi dei differenti dispositivi territoriali delineando nuove configurazioni, preposizioni, geografie del paesaggio evolventi ed alternative.  
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