La metafora dell’interruttore – On/Off – vuole esprimere la prima azione di connessione con quell’ambiente elaborativo di natura virtuale dove l'azione è veicolata dalla rappresentazione. Scegliere la posizione ʿonʾ vuol dire superare la frontiera tra quelle “specie di spazi” che, applicando ancora oggi quell’antica attitudine mentale verso la semplificazione dei fenomeni complessi, rappresentiamo, generalmente, con l’antinomia reale/virtuale. Il saggio esplora alcune tematiche relative all'interfaccia Web, poiché è proprio attraverso la rappresentazione dell'interfaccia informatica che riusciamo ad abitare la nuova dimensione dello spazio introdotta dalla tecno-cultura digitale. E' uno scenario progettuale dove l'architetto ha l'occasione di elaborare un sistema variabile di spazialità, visualizzabili attraverso rappresentazioni, tra più entità e tra differenti livelli informativi. Spazi successivi interrelati in una rete di interfacce. L'interfaccia con i suoi statuti simbolici e iconici di visualizzazione si configura come parte di un sistema complesso di rete d'interfacce che si condizionano reciprocamente, secondo modalità che spesso sfuggono a regole predefinite. Si tratta di un progetto aperto, continuamente riformulato attraverso l'interazione dell'utente, di cui il progettista ha innescato "solo" lo stato iniziale, ha conformato il "primo" ambiente. Un progetto che, paradossalmente, lavora sull'assenza, sul generare interconnessioni "spontanee", un progetto, quindi, finalizzato a rendere "a-visibile" il medium dell'accesso, è il progetto di un sistema aperto di successive rappresentazioni, di contaminazioni, deformazioni, slittamenti derivanti dal contatto e dall'interazione, è una stratificazione di azioni.

Spazio On/Off

BISTAGNINO, ENRICA
2008-01-01

Abstract

La metafora dell’interruttore – On/Off – vuole esprimere la prima azione di connessione con quell’ambiente elaborativo di natura virtuale dove l'azione è veicolata dalla rappresentazione. Scegliere la posizione ʿonʾ vuol dire superare la frontiera tra quelle “specie di spazi” che, applicando ancora oggi quell’antica attitudine mentale verso la semplificazione dei fenomeni complessi, rappresentiamo, generalmente, con l’antinomia reale/virtuale. Il saggio esplora alcune tematiche relative all'interfaccia Web, poiché è proprio attraverso la rappresentazione dell'interfaccia informatica che riusciamo ad abitare la nuova dimensione dello spazio introdotta dalla tecno-cultura digitale. E' uno scenario progettuale dove l'architetto ha l'occasione di elaborare un sistema variabile di spazialità, visualizzabili attraverso rappresentazioni, tra più entità e tra differenti livelli informativi. Spazi successivi interrelati in una rete di interfacce. L'interfaccia con i suoi statuti simbolici e iconici di visualizzazione si configura come parte di un sistema complesso di rete d'interfacce che si condizionano reciprocamente, secondo modalità che spesso sfuggono a regole predefinite. Si tratta di un progetto aperto, continuamente riformulato attraverso l'interazione dell'utente, di cui il progettista ha innescato "solo" lo stato iniziale, ha conformato il "primo" ambiente. Un progetto che, paradossalmente, lavora sull'assenza, sul generare interconnessioni "spontanee", un progetto, quindi, finalizzato a rendere "a-visibile" il medium dell'accesso, è il progetto di un sistema aperto di successive rappresentazioni, di contaminazioni, deformazioni, slittamenti derivanti dal contatto e dall'interazione, è una stratificazione di azioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/527376
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