Kyoto, il Nobel ad Al Gore, il surriscaldamento globale, le emissioni di CO2, il costo del petrolio, le energie rinnovabili, le grandi migrazioni sociali, l’esplosione della città, la fragilità delle grandi concentrazioni di fronte agli eventi naturali che si trasformano in catastrofi, la difesa dei contesti locali assunti a baluardi di identità. Tutto il mondo si preoccupa e lavora su queste urgenze. Società, Ambiente e Paesaggio sono i grandi temi del confronto etico, economico e politico del dopo la crisi. La cultura del progetto urbanistico non può rimanere insensibile o far finta che questi problemi non la travolgano costringendola a cambiamenti profondi. E’ una trasformazione epocale che parte dal basso. Procede per obiettivi di qualità della vita, pratiche autopoietiche e tattiche di sopravvivenza. I protagonisti di questa impresa culturale siamo noi, i cittadini, i consumatori, i risparmiatori. Con azioni semplici filosoficamente orientate e con un pragmatismo che premia gli stili di vita stiamo facendo collassare un sistema economico globale. Mangiamo prodotti dell’agricoltura biologica e facciamo la raccolta differenziata. Preferiamo i mezzi di trasporto pubblico o la bicicletta, le auto a emissioni zero e non quelle inquinanti. Vogliamo vivere in città sempre più verdi e non nel traffico, abitare in case bioclimatiche e consumare meno energia. Desideriamo per il futuro opere pubbliche sostenibili e infrastrutture sensibili al paesaggio. Guardiamo con crescente diffidenza alle politiche urbane griffate dallo star system che generano maggiori costi e hanno spesso facilitato e coperto i fenomeni di corruzione nella pubblica amministrazione. La crisi sta cambiando in maniera decisiva il modo di pensare il futuro e le sue forme. E’ una questione cruciale che coinvolge direttamente la vita dei cittadini e definisce obiettivi di qualità di tipo diverso e nuovi paradigmi per i progetti di architettura e di città.

Dopo la Metropoli / After the Metropolis

RICCI, MOSE'
2012-01-01

Abstract

Kyoto, il Nobel ad Al Gore, il surriscaldamento globale, le emissioni di CO2, il costo del petrolio, le energie rinnovabili, le grandi migrazioni sociali, l’esplosione della città, la fragilità delle grandi concentrazioni di fronte agli eventi naturali che si trasformano in catastrofi, la difesa dei contesti locali assunti a baluardi di identità. Tutto il mondo si preoccupa e lavora su queste urgenze. Società, Ambiente e Paesaggio sono i grandi temi del confronto etico, economico e politico del dopo la crisi. La cultura del progetto urbanistico non può rimanere insensibile o far finta che questi problemi non la travolgano costringendola a cambiamenti profondi. E’ una trasformazione epocale che parte dal basso. Procede per obiettivi di qualità della vita, pratiche autopoietiche e tattiche di sopravvivenza. I protagonisti di questa impresa culturale siamo noi, i cittadini, i consumatori, i risparmiatori. Con azioni semplici filosoficamente orientate e con un pragmatismo che premia gli stili di vita stiamo facendo collassare un sistema economico globale. Mangiamo prodotti dell’agricoltura biologica e facciamo la raccolta differenziata. Preferiamo i mezzi di trasporto pubblico o la bicicletta, le auto a emissioni zero e non quelle inquinanti. Vogliamo vivere in città sempre più verdi e non nel traffico, abitare in case bioclimatiche e consumare meno energia. Desideriamo per il futuro opere pubbliche sostenibili e infrastrutture sensibili al paesaggio. Guardiamo con crescente diffidenza alle politiche urbane griffate dallo star system che generano maggiori costi e hanno spesso facilitato e coperto i fenomeni di corruzione nella pubblica amministrazione. La crisi sta cambiando in maniera decisiva il modo di pensare il futuro e le sue forme. E’ una questione cruciale che coinvolge direttamente la vita dei cittadini e definisce obiettivi di qualità di tipo diverso e nuovi paradigmi per i progetti di architettura e di città.
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