Gli imponenti lavori di costruzione dell’Arsenale di La Spezia, la più grande base militare del Regno d’Italia, ebbero inizio nel 1861 su progetto del Maggiore del Genio Militare ing. Domenico Chiodo. In realtà, progetti per la realizzazione dell’arsenale si susseguirono già a partire dal 1808, anno in cui La Spezia fu dichiarata porto militare, e l’idea di attrezzare il golfo dal punto di vista marittimo e militare risale addirittura alla metà del ‘700 quando emerse l’importanza strategica del luogo unita alla concreta possibilità di difesa attraverso numerose fortificazioni nei promontori e nelle isole del golfo. Il luogo prescelto da Chiodo appariva particolarmente adatto a ospitare stabilimenti industriali, marittimi, di natura militare e soprattutto aveva la possibilità di un futuro ampliamento. La costruzione dell'arsenale e la sua fortuna determinarono notevoli mutamenti economici e urbanistici in una città rimasta immutata per quasi 500 anni, ora stravolta dalle nuove espansioni e dall’affluire di manodopera attratta dalle possibilità di lavoro. Il grande arsenale costituiva una “città nella città” composta da scali, bacini, piazzeforti militari, caserme, laboratori, depositi, magazzini. Nel 1923 cessò la costruzione di navi e nel corso della seconda guerra mondiale numerose strutture subirono gravissimi danni a causa dei violenti bombardamenti. Da allora, con la perdita dell’importanza strategica, l’arsenale si avviava verso un irreversibile declino e l’attuale progressiva dismissione e abbandono. Lo stato di degrado in cui versano alcuni edifici, spesso molto interessanti dal punto di vista architettonico, e la concreta possibilità di liberare grandi spazi in una zona centrale della città rendono queste, come altre aree militari, particolarmente appetibili dal punto di vista economico Il contributo si propone di indagare i rapporti tra l’arsenale fortificato e la città e focalizza l’attenzione su un importante edificio (all’interno dell’Area Mardicchi) a servizio dell’arsenale che, nonostante lo stato di degrado, presenta ancora integra la struttura, la spazialità, il sobrio decoro e il fascino dell’edificio militare. Attraverso un percorso di conoscenza storica, costruttiva, tecnologica il Laboratorio di Archeologia Industriale del DICAT dell’Università di Genova propone, in stretta collaborazione con il Dipartimento del Genio Militare per la Marina (Ten. Col. Ing. Bruggiati) il progetto di recupero e riuso dell’area e degli edifici militari di interesse storico-architettonico a Tribunale Militare e Cittadella Giudiziaria. La proposta, avanzata su suggerimento dello stesso Dipartimento del Genio Militare per tentare di mantenere una funzione militare agli edifici e contemporaneamente ovviare alle gravi carenze di spazio dell'attuale sede del Tribunale Militare a La Spezia, si fonda sulla conservazione e il recupero funzionale dell’interessante costruzione per l’artiglieria e degli edifici minori vicini. L’Area Mardicchi, che costituisce una sorta di cerniera tra l’arsenale e la città, è estesa ma delimitata da un lungo muro di cinta e dal un canale che la rendono compatibile con la nuova funzione di cittadella giudiziaria comprendente, oltre al Tribunale Militare, un archivio per deposito e consultazione di atti giudiziari, una biblioteca giudiziaria, alcuni sevizi di appoggio tra i quali una foresteria con annessi uffici, una mensa self-service, un bar-caffetteria e internet-point nonché uno spazio multifunzione, una tipolitografia e un parcheggio sotterraneo. La necessità di una tutela e valorizzazione dei siti e degli edifici militari così come di quelli industriali è ormai largamente condivisa tuttavia quando le aree in cui sorgono le strutture da tutelare sono appetite dalla speculazione edilizia: l’esigenza di tutela entra in aperto conflitto con le ragioni dell’economia. È per questo fondamentale il riconoscimento da parte della collettività del valore storico, documentale, costruttivo e alcune volte anche artistico di tali manufatti che nonostante l’abbandono e la decadenza delle strutture hanno ancora la dignità di architettura, senza dimenticare che salvaguardare memoria e materia, nell’inscindibile connubio delle architetture, rientra nel concetto di sostenibilità di cui tanto si va teorizzando.

Architettura militare: edifici a servizio dell’Arsenale militare di La Spezia

VECCHIATTINI, RITA
2010-01-01

Abstract

Gli imponenti lavori di costruzione dell’Arsenale di La Spezia, la più grande base militare del Regno d’Italia, ebbero inizio nel 1861 su progetto del Maggiore del Genio Militare ing. Domenico Chiodo. In realtà, progetti per la realizzazione dell’arsenale si susseguirono già a partire dal 1808, anno in cui La Spezia fu dichiarata porto militare, e l’idea di attrezzare il golfo dal punto di vista marittimo e militare risale addirittura alla metà del ‘700 quando emerse l’importanza strategica del luogo unita alla concreta possibilità di difesa attraverso numerose fortificazioni nei promontori e nelle isole del golfo. Il luogo prescelto da Chiodo appariva particolarmente adatto a ospitare stabilimenti industriali, marittimi, di natura militare e soprattutto aveva la possibilità di un futuro ampliamento. La costruzione dell'arsenale e la sua fortuna determinarono notevoli mutamenti economici e urbanistici in una città rimasta immutata per quasi 500 anni, ora stravolta dalle nuove espansioni e dall’affluire di manodopera attratta dalle possibilità di lavoro. Il grande arsenale costituiva una “città nella città” composta da scali, bacini, piazzeforti militari, caserme, laboratori, depositi, magazzini. Nel 1923 cessò la costruzione di navi e nel corso della seconda guerra mondiale numerose strutture subirono gravissimi danni a causa dei violenti bombardamenti. Da allora, con la perdita dell’importanza strategica, l’arsenale si avviava verso un irreversibile declino e l’attuale progressiva dismissione e abbandono. Lo stato di degrado in cui versano alcuni edifici, spesso molto interessanti dal punto di vista architettonico, e la concreta possibilità di liberare grandi spazi in una zona centrale della città rendono queste, come altre aree militari, particolarmente appetibili dal punto di vista economico Il contributo si propone di indagare i rapporti tra l’arsenale fortificato e la città e focalizza l’attenzione su un importante edificio (all’interno dell’Area Mardicchi) a servizio dell’arsenale che, nonostante lo stato di degrado, presenta ancora integra la struttura, la spazialità, il sobrio decoro e il fascino dell’edificio militare. Attraverso un percorso di conoscenza storica, costruttiva, tecnologica il Laboratorio di Archeologia Industriale del DICAT dell’Università di Genova propone, in stretta collaborazione con il Dipartimento del Genio Militare per la Marina (Ten. Col. Ing. Bruggiati) il progetto di recupero e riuso dell’area e degli edifici militari di interesse storico-architettonico a Tribunale Militare e Cittadella Giudiziaria. La proposta, avanzata su suggerimento dello stesso Dipartimento del Genio Militare per tentare di mantenere una funzione militare agli edifici e contemporaneamente ovviare alle gravi carenze di spazio dell'attuale sede del Tribunale Militare a La Spezia, si fonda sulla conservazione e il recupero funzionale dell’interessante costruzione per l’artiglieria e degli edifici minori vicini. L’Area Mardicchi, che costituisce una sorta di cerniera tra l’arsenale e la città, è estesa ma delimitata da un lungo muro di cinta e dal un canale che la rendono compatibile con la nuova funzione di cittadella giudiziaria comprendente, oltre al Tribunale Militare, un archivio per deposito e consultazione di atti giudiziari, una biblioteca giudiziaria, alcuni sevizi di appoggio tra i quali una foresteria con annessi uffici, una mensa self-service, un bar-caffetteria e internet-point nonché uno spazio multifunzione, una tipolitografia e un parcheggio sotterraneo. La necessità di una tutela e valorizzazione dei siti e degli edifici militari così come di quelli industriali è ormai largamente condivisa tuttavia quando le aree in cui sorgono le strutture da tutelare sono appetite dalla speculazione edilizia: l’esigenza di tutela entra in aperto conflitto con le ragioni dell’economia. È per questo fondamentale il riconoscimento da parte della collettività del valore storico, documentale, costruttivo e alcune volte anche artistico di tali manufatti che nonostante l’abbandono e la decadenza delle strutture hanno ancora la dignità di architettura, senza dimenticare che salvaguardare memoria e materia, nell’inscindibile connubio delle architetture, rientra nel concetto di sostenibilità di cui tanto si va teorizzando.
2010
88-8163-637-9
978-88-8163-637-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/299367
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