Anche per i sistemi locali di welfare viene spesso proposta una lettura delle trasformazioni in termini di una transizione tra opposti “modelli” o “paradigmi”: dal government alla governance. In un contesto di governance il sistema pubblico locale si apre ad una pluralità di soggetti espressione della società civile, i quali operano – erogano servizi, gestiscono strutture, ed in qualche misura partecipano alla definizione delle linee di intervento sociale locale – in attuazione di politiche pubbliche ed in spazi originali di progettualità sociale. Le modificazioni del quadro legislativo e normativo ai vari livelli, effettivamente (nazionale, regionale ed internazionale: L. 328/2000, Riforma del Titolo V della Costituzione, TU Enti Locali, Risoluzione UE 14.1.2009 sul Dialogo sociale, etc.), sanciscono formalmente il ruolo attivo delle organizzazioni del terzo settore nell’esercizio di funzioni pubbliche. Sul piano operativo, in ogni caso, nel decennio che ci separa dall’approvazione dell’allora legge quadro sul sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 328/2000) – i cui principi in tema di co-progettazione delle politiche ricalcano peraltro quelli della precedente L. 285/1997) – pur a fronte di alcuni casi di eccel-lenza – non è stato fatto molto per rendere concreto il cambiamento nel di-segno strategico rispetto al ruolo dei corpi intermedi e della società civile più in generale nell’esercizio della funzione pubblica. Benché la letteratura enfatizzi assai spesso la “transizione” da logiche di government a logiche di governance, il piano dell’azione concreta conforta raramente questa lettura. Più spesso la “partecipazione” dei corpi intermedi ai processi decisionali e strategici si ferma ad una mera consultazione od alla formalizzazione di un percorso di condivisione che ha obiettivi di radi-camento del consenso più che di effettiva socializzazione ed apertura dei processi decisionali “comunitari”. Obiettivo di questo capitolo, allora, è quello di discutere – fornendo al-cuni elementi di riflessione a partire dalla presentazione di un caso concreto – il tema della partecipazione – reale o fittizia, formale o sostanziale – delle organizzazioni di terzo settore all’esercizio di funzioni pubbliche in campo sociale. Il materiale di ricerca su cui poggia il caso di studio che si presen-terà è il risultato di un’attività di indagine sul campo durante la quale si è tentato di cogliere, in una specifica area territoriale (il comune di Genova), la natura e le dinamiche di cambiamento delle relazioni – di co-responsabilità progettuale piuttosto che di mera collaborazione funzionale-integrativa – che il nuovo quadro legislativo propone alla pubblica ammini-strazione locale ed alle organizzazioni del terzo settore

Le organizzazioni del terzo settore nella governance dei servizi sociali. Quale partecipazione?

GASPARRE, ANGELO
2011-01-01

Abstract

Anche per i sistemi locali di welfare viene spesso proposta una lettura delle trasformazioni in termini di una transizione tra opposti “modelli” o “paradigmi”: dal government alla governance. In un contesto di governance il sistema pubblico locale si apre ad una pluralità di soggetti espressione della società civile, i quali operano – erogano servizi, gestiscono strutture, ed in qualche misura partecipano alla definizione delle linee di intervento sociale locale – in attuazione di politiche pubbliche ed in spazi originali di progettualità sociale. Le modificazioni del quadro legislativo e normativo ai vari livelli, effettivamente (nazionale, regionale ed internazionale: L. 328/2000, Riforma del Titolo V della Costituzione, TU Enti Locali, Risoluzione UE 14.1.2009 sul Dialogo sociale, etc.), sanciscono formalmente il ruolo attivo delle organizzazioni del terzo settore nell’esercizio di funzioni pubbliche. Sul piano operativo, in ogni caso, nel decennio che ci separa dall’approvazione dell’allora legge quadro sul sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 328/2000) – i cui principi in tema di co-progettazione delle politiche ricalcano peraltro quelli della precedente L. 285/1997) – pur a fronte di alcuni casi di eccel-lenza – non è stato fatto molto per rendere concreto il cambiamento nel di-segno strategico rispetto al ruolo dei corpi intermedi e della società civile più in generale nell’esercizio della funzione pubblica. Benché la letteratura enfatizzi assai spesso la “transizione” da logiche di government a logiche di governance, il piano dell’azione concreta conforta raramente questa lettura. Più spesso la “partecipazione” dei corpi intermedi ai processi decisionali e strategici si ferma ad una mera consultazione od alla formalizzazione di un percorso di condivisione che ha obiettivi di radi-camento del consenso più che di effettiva socializzazione ed apertura dei processi decisionali “comunitari”. Obiettivo di questo capitolo, allora, è quello di discutere – fornendo al-cuni elementi di riflessione a partire dalla presentazione di un caso concreto – il tema della partecipazione – reale o fittizia, formale o sostanziale – delle organizzazioni di terzo settore all’esercizio di funzioni pubbliche in campo sociale. Il materiale di ricerca su cui poggia il caso di studio che si presen-terà è il risultato di un’attività di indagine sul campo durante la quale si è tentato di cogliere, in una specifica area territoriale (il comune di Genova), la natura e le dinamiche di cambiamento delle relazioni – di co-responsabilità progettuale piuttosto che di mera collaborazione funzionale-integrativa – che il nuovo quadro legislativo propone alla pubblica ammini-strazione locale ed alle organizzazioni del terzo settore
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