La storia dell’ombra affonda le sue origini in epoche remote, quasi sempre intrecciata ai miti ed alle leggende dell’antichità. Un’antica tradizione fa risalire la nascita della pittura al contorno di un’ombra, così come ci è stato raccontato da Plinio il Vecchio. L’uso delle ombre ha consentito agli astronomi dell’antichità di indagare sul perché delle eclissi, di individuare la struttura del sistema solare, di determinare le latitudini, di calcolare, con relativa precisione, il diametro della terra e la distanza di questa dal sole e dalla luna. In epoca ellenica, quindi, le storie mitiche degli antichi relative ai corpi celesti lasciano il posto alle speculazioni sulla costituzione del cosmo e sul suo funzionamento grazie proprio all’utilizzo delle ombre. Talete di Mileto detto “l’uomo dell’ombra”, Anassimandro e la sua asta, Pitagora ed il teorema dello gnomone, Enopide di Chio, Aristotele, Eratostene di Cirene, Apollonio di Perga, Aristarco di Samo, Ipparco da Nicea e Claudio Tolomeo, che, nel suo il celebre Almagesto, riassume tutte le nozioni astronomiche e matematiche dell’antichità. Lo stato dell’arte sulla storia dell’ombra nel periodo medioevale risulta avara di notizie se non per gli orologi solari. La loro costruzione deriva da una disciplina antica, la gnomonica. Anche se i matematici arabi devono la loro fama al calcolo algebrico, è impossibile dimenticare il loro importante contributo reso alla storia della scienza islamica nel campo della geometria, dell’astronomia e della trigonometria. Per tutto il medioevo all’ombra vengono associate le tenebre, il male, la magia che, secondo quanto afferma sant’Agostino, è arte diabolica; l’ombra viene indicata solo come complementare della luce a cui, nell’occidente medioevale, si preferisce dare un significato squisitamente metafisico.

Le ombre nell'antichità e nel Medioevo - The shadows in ancient times and the Middle Age

BOFFITO, MAURA
2010-01-01

Abstract

La storia dell’ombra affonda le sue origini in epoche remote, quasi sempre intrecciata ai miti ed alle leggende dell’antichità. Un’antica tradizione fa risalire la nascita della pittura al contorno di un’ombra, così come ci è stato raccontato da Plinio il Vecchio. L’uso delle ombre ha consentito agli astronomi dell’antichità di indagare sul perché delle eclissi, di individuare la struttura del sistema solare, di determinare le latitudini, di calcolare, con relativa precisione, il diametro della terra e la distanza di questa dal sole e dalla luna. In epoca ellenica, quindi, le storie mitiche degli antichi relative ai corpi celesti lasciano il posto alle speculazioni sulla costituzione del cosmo e sul suo funzionamento grazie proprio all’utilizzo delle ombre. Talete di Mileto detto “l’uomo dell’ombra”, Anassimandro e la sua asta, Pitagora ed il teorema dello gnomone, Enopide di Chio, Aristotele, Eratostene di Cirene, Apollonio di Perga, Aristarco di Samo, Ipparco da Nicea e Claudio Tolomeo, che, nel suo il celebre Almagesto, riassume tutte le nozioni astronomiche e matematiche dell’antichità. Lo stato dell’arte sulla storia dell’ombra nel periodo medioevale risulta avara di notizie se non per gli orologi solari. La loro costruzione deriva da una disciplina antica, la gnomonica. Anche se i matematici arabi devono la loro fama al calcolo algebrico, è impossibile dimenticare il loro importante contributo reso alla storia della scienza islamica nel campo della geometria, dell’astronomia e della trigonometria. Per tutto il medioevo all’ombra vengono associate le tenebre, il male, la magia che, secondo quanto afferma sant’Agostino, è arte diabolica; l’ombra viene indicata solo come complementare della luce a cui, nell’occidente medioevale, si preferisce dare un significato squisitamente metafisico.
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