Nel momento in cui il saggio è stato scritto la tematica dell’argomentazione economica applicata al diritto del lavoro era oggetto di animate discussioni, oscillanti tra due posizioni estreme: l’adesione entusiasta agli schemi di ragionamento, ma soprattutto ai linguaggi, delle dottrine di Law and economics, da un lato; il rigetto pregiudiziale di qualsivoglia ragionamento giuridico fondato sulle categorie e gli strumenti dell’indagine economica, dall’altro. Con il saggio, l’autore si propone anzitutto di mostrare come, contrariamente a quanto talvolta si ritiene, in molteplici occasioni l’argomentazione economica è utilizzata (o comunque è utilizzabile) anche nel diritto del lavoro. Le tecniche normative adottate dal legislatore consentano talvolta l’ingresso di ragionamenti in senso lato “economici” all’interno dell’interpretazione. L’esemplificazione riguarda i giudizi di legittimità costituzionale, i giudizi di conformità del diritto interno al diritto comunitario, ma anche tutti i casi in cui, attraverso l’uso di clausole generali, il legislatore consente l’interazione tra sistemi cognitivi differenti. L’indicazione metodologica che proviene dal saggio è che l’ingresso dell’argomentazione economica nel ragionamento giuridico non dipende dalla scelta dall’interprete: la considerazione del significato economico di una norma rifluisce sul piano dell’interpretazione solo a patto che il legislatore lo consenta, e nei limiti da quest’ultimo individuati. Diversamente, i ragionamenti che l’interprete può costruire in punto di effetti economici di una norma sono destinati a rimanere emarginati in una dimensione valutativa de jure condendo.

Analisi economica e interpretazione nel diritto del lavoro

NOVELLA, MARCO
2002-01-01

Abstract

Nel momento in cui il saggio è stato scritto la tematica dell’argomentazione economica applicata al diritto del lavoro era oggetto di animate discussioni, oscillanti tra due posizioni estreme: l’adesione entusiasta agli schemi di ragionamento, ma soprattutto ai linguaggi, delle dottrine di Law and economics, da un lato; il rigetto pregiudiziale di qualsivoglia ragionamento giuridico fondato sulle categorie e gli strumenti dell’indagine economica, dall’altro. Con il saggio, l’autore si propone anzitutto di mostrare come, contrariamente a quanto talvolta si ritiene, in molteplici occasioni l’argomentazione economica è utilizzata (o comunque è utilizzabile) anche nel diritto del lavoro. Le tecniche normative adottate dal legislatore consentano talvolta l’ingresso di ragionamenti in senso lato “economici” all’interno dell’interpretazione. L’esemplificazione riguarda i giudizi di legittimità costituzionale, i giudizi di conformità del diritto interno al diritto comunitario, ma anche tutti i casi in cui, attraverso l’uso di clausole generali, il legislatore consente l’interazione tra sistemi cognitivi differenti. L’indicazione metodologica che proviene dal saggio è che l’ingresso dell’argomentazione economica nel ragionamento giuridico non dipende dalla scelta dall’interprete: la considerazione del significato economico di una norma rifluisce sul piano dell’interpretazione solo a patto che il legislatore lo consenta, e nei limiti da quest’ultimo individuati. Diversamente, i ragionamenti che l’interprete può costruire in punto di effetti economici di una norma sono destinati a rimanere emarginati in una dimensione valutativa de jure condendo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/255870
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